Alghero, Conferenza stampa internazionale di Carles Peugdemont
Senza misure cautelari e con molte possibilità che la giustizia italiana finisca per archiviare il suo caso. È così che ieri pomeriggio Carles Puigdemont è uscito dal carcere di massima sicurezza Giovanni Bachidu, dove era entrato il giorno prima, dopo essere stato arrestato in aeroporto. Meno di 24 ore che hanno scoperto un incomprensibile legale di complicata risoluzione e hanno rafforzato le cuciture del governo, dove Junts chiede già ai suoi partner, ERC, di chiudere il tavolo di dialogo che è stato riavviato la scorsa settimana con il governo di Pedro Sánchez.
Puigdemont, che prevede di restare fino a domenica in Sardegna per partecipare alle manifestazioni di folklore popolare a cui era stato invitato, potrà tornare a Bruxelles e assistere lunedì alla sessione plenaria del Parlamento europeo sul commercio.
Intanto il giudice di Sassari deve analizzare se evadere l’euroordinanza della Cassazione, che ieri il giudice Pablo Llarena ha inviato alla Corte d’Appello, oppure rigettarlo.
La chiave del pasticcio legale nel caso risiede nell’immunità di Puigdemont come eurodeputato. Il Tribunale dell’UE (TGUE) lo ha ritirato il 30 luglio ma perché ha ritenuto che il mandato d’arresto europeo (OED) che gravava su di lui non potesse essere eseguito, in quanto la Spagna lo aveva trasferito tramite l’Avvocatura dello Stato, e quindi non non c’era rischio di arresto. Al contrario, la Suprema Corte ritiene che l’OED continui ad essere in vigore. Solo Llarena, il gip del processo, può disattivarlo e non lo ha fatto. La giustizia europea ha però concesso la possibilità di poter chiedere nuovamente misure cautelari, cosa che i suoi legali hanno già fatto e la cui risposta deve arrivare entro 72 ore.
Puigdemont avrà un’udienza il 4 ottobre, ma se non si presenta ci sono molte possibilità che il suo caso finisca per essere archiviato.
Non è la prima volta che l’ex presidente affronta il sistema giudiziario spagnolo e ci riesce. Lo ha fatto in Germania, dove è rimasto in carcere per dodici giorni dopo essere stato arrestato, e nonostante gli sforzi di Llarena, non è stato estradato. Poi in Belgio, causa ancora in attesa di soluzione, e ora in Italia, con un occhio all’internazionalizzazione del conflitto in Catalogna.Leggi anche
I prigionieri del processo, già graziati , ricorrono alla Corte dei diritti dell’uomo dell’Unione europea contro le sentenze comminate dalla Corte suprema. Puigdemont segue la sua strategia con l’obiettivo di logorare e screditare il sistema giudiziario spagnolo. Un dato che sostiene nelle sue stesse dichiarazioni e che ieri davanti a un folto gruppo di giornalisti non si è tirato indietro affermando che “la Spagna non perde occasione per rendersi ridicola”.
Al di là delle questioni legali, l’arresto di Puigdemont ha seminato scetticismo il tavolo di dialogo, riavviato appena una settimana fa e la cui gestazione ha messo in crisi i partner del governo. Per i postconvergenti, l’arresto in Sardegna rivela la limitata volontà dell’Esecutivo centrale di cercare una soluzione al conflitto politico e si sono precipitati a criticare le trattative avviate di recente con l’Esecutivo centrale. Senza andare oltre nella protesta organizzata dall’ANC di prima mattina davanti al consolato italiano, i manifestanti hanno scandito “fuori dal tavolo di dialogo”.
Quindi, il segretario generale di Junts, Jordi Sànchez, ha chiamato direttamente Pere Aragonès a “canalare la sua energia” e fermezza verso il governo di Pedro Sánchez e non verso i suoi partner indipendentisti. Mentre il presidente del Parlamento, Laura Borràs, uno dei rappresentanti che ieri ha assistito alla scarcerazione del carcere di Puigdement, ha raccomandato al governo di porre fine alle “ostilità” se volesse mantenere il dialogo con i catalani.
Poco dopo, in un atto congiunto al Palau de la Generalitat, i partner hanno inscenato il loro rifiuto unanime dell’arresto e hanno chiesto il rilascio di Puigdemont, cercando di escludere dall’azione del governo i problemi interni tra le parti. Aragonès, giunto oggi all’Alguer insieme al vicepresidente Jordi Puigneró, ha accusato lo Stato spagnolo di “non agire in buona fede davanti alla giustizia europea”, mentre chiedeva il ritiro degli euroordini.
Questi dubbi sul dialogo contrastavano con le parole di Pedro Sánchez, che ancora una volta dalla Palma ha rivendicato le conversazioni avviate con la Catalogna e ha esortato a superare il trauma del 2017. La volontà del governo è quella di mantenere le conversazioni con la Catalogna sfocate e incontrare periodicamente le squadre, lontano dal rumore mediatico.
L’arresto dell’ex presidente ha colto di sorpresa Moncloa e ha minacciato di diventare una pietra simile a quella descritta dall’ex ministro José Luis Ábalos con la sentenza della Corte dei conti. Il rilascio di Puigdemont aiuterà a riallacciare i rapporti con la Catalogna. Senza andare oltre, il capo dello Stato e Sánchez torneranno a Barcellona il 30 settembre.
BARCELLONA
“Massima solidarietà all’ex-presidente della Catalogna ed eurodeputato Carles Puigdemont che, come noto dalle notizie di cronaca di queste ore, è stato arrestato all’aeroporto di Alghero sulla base di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità spagnole per reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nazionale, e che questa mattina avrebbe dovuto fare visita, dopo l’incontro col Sindaco Mario Conoci, anche al museo MASE (dedicato alla vita di Antoine De Saint-Exupèry) nel Parco di Porto Conte”, così il presidente del Parco naturale regionale di Porto Conte Raimondo Tilloca che conclude: “attendiamo notizie, si spera positive, nel frattempo reputo importante garantire rispetto, sostegno e tutela a chi lotta da sempre per i diritti del suo popolo”
Non serve la forza per risolvere una controversia che dura da troppi anni nei rapporti tra la Spagna e la Catalogna, serve ancora la via del dialogo politico e diplomatico con l’intervento delle istituzioni europee per giungere alla interdipendenza nei rapporti tra i popoli in Europa. Un processo – per come lo ho osservato da vicino nei miei anni da Sindaco di Alghero – irreversibile, pacifico, democratico. Non lo dico solo per i legami fraterni, l’identità, la cultura e la lingua che accomuna Alghero con la Catalogna, ma soprattutto per affermare principi di costruzione di una Europa politica tra popoli che ha bisogno di unità. Serve un nuovo negoziato nei rapporti tra Spagna e Catalogna e l’Europa deve farsi garante. Leggo sconcerto in una città italiana e sarda, dalle forti radici catalane, che si trova, suo malgrado, a fare da palcoscenico internazionale, e non certo per le sue bellezze indiscutibili.
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Mario Bruno
Il leader indipendentista Catalano é persona troppo intelligente per cadere nelle mani della giustizia. La sua mente fine e i suoi attributi i d’acciaio hanno messo in piedi una perfetta strategia per costruire un precedente che finalmente lo possa lasciare libero di girare indisturbato? Se è vero che l’ordine di arresto é stato sospeso allora é altrettanto vero che si é commesso un abuso. Ma l’ordine di sospensione é un atto scritto del governo Spagnolo o quest’ultimo si é espresso solo verbalmente?
Puigdemont é arrivato con un volo di linea Ryanair proveniente da Charleroy in Belgio, atterrato ad Alghero intorno alle 21 di giovedì 23 Settembre. Sapeva benissimo che esiste da circa un anno e mezzo un sistema per identificare e tracciare persone ricercate dalla giustizia, trattasi del Passenger Name Registry (PNR), -come riportato dal quotidiano el Pais – “ un programma per il controllo delle persone in partenza o in arrivo nell’Unione Europea in aereo per rilevare la presenza di sospetti terroristi e criminali, e che è stato approvato dalla Commissione Europea nel 2016. Il sistema, che in Spagna è pienamente operativo da meno di un anno, permette di raccogliere tutte le informazioni relative ad una prenotazione aerea: se è stata effettuata via Internet o tramite un’agenzia di viaggi, se è stato pagato in contanti o con carta di credito, informazioni sul bagaglio o sul numero del posto assegnato. Secondo fonti della polizia, nel caso dell’ex presidente catalano, Il PNR ha avvisato la polizia italiana del suo arrivo in Sardegna e che era soggetto a un valido mandato di arresto emesso dalle autorità spagnole. Dopo l’avvertimento, la polizia italiana ha comunicato, intorno alle sette del pomeriggio di giovedì, ai colleghi spagnoli l’imminente arrivo e arresto del politico indipendentista attraverso i canali tra le consuete forze dell’ordine per trasmettere questo tipo di informazioni”
Il leader Catalano dopo l’arresto in Germania del 2018 – come riporta la Vanguardia – è stato la scorsa settimana in Francia , a Parigi, e nel sud, in Catalunya del Nord. Anche quest’estate si trovava nel paese gallico dopo che l’immunità conferitagli dall’atto dell’eurodeputato era stata revocata e non c’era nulla che lasciasse intendere che sarebbe stato arrestato durante il suo viaggio in Italia Ad Alghero.
“Mi sono trovato bene e con la fiducia che la situazione si possa risolvere al più presto. Spera di essere rilasciato oggi, confidiamo che possa essere oggi”, ha assicurato il suo legale Agostinangelo Marras, davanti alle decine di media italiani e spagnoli presso la corte d’appello di Sassari.
Il suo avvocato, Gonzalo Boye, – riporta la vangurdia – è ottimista e crede che il suo cliente “sarà rilasciato in poche ore o giorni”. Boye intende chiedere misure molto cautelari al Tribunale dell’UE (TGUE) per recuperare l’immunità del suo assistito perché ritiene che “qualcuno abbia preso per i capelli il tribunale”, come ha spiegato in RAC1 e lo ha ribadito in una conferenza stampa dalla sede del Consell per la República. Tra 24 e 72 ore la corte dovrà pronunciarsi al riguardo, ha anticipato Boye, che ha avvertito che “sarà un ordine esecutivo per qualsiasi Paese dell’Unione Europea”.
La redazione
Alghero, 24 settembre 2021 – “Arrestare un leader politico per avere organizzato un referendum è uno sberleffo a secoli di civiltà giuridica”. Così l’ex sindaco di Alghero Marco Tedde commenta l’arresto dell’ex Presidente della Catalogna Carles Puigdemont, avvenuto al suo sbarco presso l’aeroporto di Alghero sulla base di un mandato di arresto europeo emesso dalla magistratura spagnola per asseriti reati contro “l’ordine e la sicurezza pubblica nazionale”. Tedde sottolinea di avere partecipato al referendum catalano del 1 ottobre 2017 in veste di “osservatore internazionale” su invito del Governo Catalano, e di avere assistito a procedure di voto in cui il popolo catalano con grande compostezza ha espresso la propria volontà di autodeterminarsi per raggiungere l’indipendenza, nonostante le reazioni violente della Guardia Civil che tentò di fermare le operazioni referendarie con la forza. L’esponente politico ricorda che in qualità di consigliere regionale si fece poi promotore di un Ordine del Giorno approvato nella seduta del 25 ottobre 2017, attraverso il quale il Consiglio Regionale della Sardegna censurò le azioni di violenza della Guardia Civil, esprimendo solidarietà e vicinanza al popolo catalano, e di una analoga specifica mozione. “Auspico che la Catalogna possa proseguire il suo percorso pacifico e democratico nel quale sia garantito il diritto di esprimersi su qualunque riforma, inclusa quella dell’autodeterminazione –commenta l’ex sindaco di Alghero-. Ma occorre rasserenare gli animi e ottenere l’immediata scarcerazione e rimessione in libertà dell’ex Presidente della Catalogna Carles Puigdemont, sottoposto a misure di privazione della libertà personale per fatti connessi alla celebrazione della consultazione referendaria del 1° ottobre 2017. Sono certo che le forze politiche sarde interverranno a sostegno della libera e pacifica espressione della volontà politica del popolo catalano, e condanneranno questi pericolosi nodi giudiziari che feriscono la democrazia nella sua più alta accezione –chiude Tedde-.”
Roma, 24 set – “Il fermo dell’europarlamentare e Presidente in esilio della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, ad Alghero in esecuzione del mandato d’arresto spagnolo rappresenta una gravissima ferita per lo stato di diritto italiano ed europeo. La giustizia spagnola ha condannato Carles Puigdemont sulla base di un reato – il reato di sedizione – che non esiste in nessun ordinamento democratico e che rappresenta un capo di accusa palesemente persecutorio e di natura strettamente politica. È bene ricordare che il referendum del 1° Ottobre 2017 è stato deliberato da un organo legittimamente eletto, in piena coerenza con il mandato elettorale conferito dai cittadini catalani. Per questa ragione la Germania ha già negato l’estradizione in una circostanza analoga a quella che viviamo oggi. Lo stesso faccia la giustizia italiana: non sia complice di questa nuova inquisizione e respinga l’estradizione richiesta dalla Spagna, rimettendo al più presto in libertà un europarlamentare e un uomo politico che pacificamente ha sempre e solo testimoniato l’attaccamento ai valori di libertà e autodeterminazione dei popoli”.
Così il deputato della Lega Eugenio Zoffili, capogruppo della Lega in Commissione Affari esteri e comunitari, Presidente della bicamerale Schengen, Europol e Immigrazione e Coordinatore regionale della Lega in Sardegna.
ALGHERO. L’Editoria a carattere locale come voce indipendente e anima libera dei territori, produttrice di cultura e bibliodiversità e alternativa alla rincorsa smodata verso il mercato. La seconda edizione del Forum nazionale sull’editoria regionale “Tutti i libri del mondo”, promosso da ADEI e organizzato congiuntamente all’Associazione Editori Sardi negli spazi dell’Ex Mercato civico di Alghero (all’interno del festival letterario “Mediterranea. Culture, scambi, passaggi”), ha messo in luce i propositi e gli obiettivi di un’editoria indipendente sempre più consapevole del proprio ruolo, motivata a fare rete e a darsi una forte rappresentatività nel confronto con le istituzioni. Il tutto in un ampio dibattito tra le numerose associazioni regionali e nel dialogo con le organizzazioni di altre aree del Mediterraneo, nello specifico catalane, galiziane e valenciane.
Già in apertura, il sindaco di Alghero Mario Conoci ha sottolineato l’importanza del ruolo svolto dagli editori indipendenti nel preservare l’identità storica e culturale dei luoghi in cui rispettivamente operano. Idea fortemente condivisa dal portavoce del ministro della Cultura, Gianluca Lioni, che in collegamento da Roma ha ribadito come le piccole case editrici siano garanzia di pluralismo, e ha parlato della preparazione di una legge a sostegno dell’intera filiera del libro, in assimilazione al mondo del cinema e allo spettacolo.
A introdurre le particolarità e le criticità del settore è stata Simonetta Castia, presidente dell’Associazione Editori Sardi, illustrando la vocazione di proposta, di ricerca e di scouting dell’editoria del territorio: “Una piccola editoria a dimensione spesso locale che, per sovvertire le leggi dei grandi numeri e i fortissimi squilibri numerici del mercato e delle singole regioni – ha affermato Castia – deve operare in sinergia con tutti gli attori della filiera e il sistema territoriale delle infrastrutture culturali, affinché le comunità recuperino l’amore per la lettura passando per le scuole, le biblioteche e le librerie.Da questo punto di vista sarà cruciale l’approvazione di una norma nazionale a favore della totalità delle realtà editoriali”.
Il compito delicato di tessere le trame della rete fra editori è proprio di ADEI, l’Associazione degli editori indipendenti che, come ha affermato il presidente Marco Zapparoli, rappresenta ben 240 soci per un fatturato del 47.6 per cento rispetto al totale.
Tra gli aderenti ad ADEI, le testimonianze delle varie esperienze regionali sono arrivate da Giovanni Chiriatti, dell’Associazione Pugliese editori, nata nel 2010, con 24 soci all’attivo; Alberto D’Angelo, della Rete Campania ADEI; da Chiara Finesso, degli Editori Veneti. Poi Salvatore Granata, dell’Associazione Siciliana Editori; e infine Mauro Garbuglia, dell’Associazione Editori Marchigiani.
Tutti hanno concordato sull’esigenza di fare rete per una più efficace comunicazione e visibilità, e quindi per consolidare una rappresentanza di peso nel rapporto le istituzioni. Forte è l’esigenza di una programmazione sistematica degli eventi di promozione, e di una legge nazionale di tutela del comparto.
L’iniziativa è stata occasione di confronto con gli editori omologhi provenienti dalla sponda opposta del Mediterraneo. Nella mattinata le testimonianze di Silvia Bello Campos dell’Asociación Galega de Editoras e Marian Val dell’Associació d’Editorials del País Valencià, che hanno descritto gli ambiziosi e concreti programmi di iniziative culturali e di internazionalizzazione, con rimandi alla favorevole situazione legislativa e di contesto delle proprie regioni.
Henrique Alvarellos Casas dell’Asociación Galega de Editoras, ha evidenziato il contesto di sofferenza sorto già prima dalla crisi del 2008 e quindi dopo la pandemia, e richiamato alla necessità di presentare la lettura come una sorta di pillola di salute, nella quale in tanti hanno trovato conforto durante il lockdown. È un momento di grande fermento per l’Asociación, che nel 2023 festeggerà i cento anni dall’inizio dell’editoria galiziana, dopo che, nel 2022, la Spagna sarà paese ospite alla fiera di Francoforte.
La presidente dell’Associació d’Editorials del País Valencià, Àfrica Ramirez Olmos, ha sottolineato l’importanza e l’efficacia avuta dall’internazionalizzazione per la crescita del mercato di riferimento, attestato su un più 10-15 per cento di fatturato. Anche in Valencia è fondamentale la necessità di fare rete, in quanto le case editrici sono piccole e mostrano un riflesso economico della propria società.
A porre l’accento sull’espressione plurilinguistica che caratterizza la storia del mondo editoriale catalano, dove da sempre è in uso la pubblicazione nelle lingue minoritarie, è stato Gustau Navarro della Generalitat de Catalunya – sede di Alghero. Basti pensare che solo nel 2020 in Catalogna sono stati editati 30mila titoli diversi, dei quali circa 10mila erano appunto in catalano, evidenziando un rapporto profondo tra il libro e la cultura identitaria.
Di grande interesse è stata anche la presenza di Marco Pautasso, vicedirettore del Salone del libro Torino, che nella sessione coordinata dalla vicepresidente ADEI, Isabella Ferretti, ha ricordato come grazie al sostegno del territorio e al supporto dei piccoli editori indipendenti, la grande kermesse torinese sia stata salvata dal tentativo perpetrato dai grandi gruppi che cercarono di portarla a Milano.
Anche l’intervento di Cleophas Adrien Dioma, presidente dell’associazione “Le Réseau” ha evidenziato come lo strumento associativo sia stato fondamentale per la creazione di una piattaforma di confronto con le istituzioni e il mondo culturale della città di Parma, da cui è scaturito poi il Festival Ottobre Africano di cui è direttore artistico.
Nel corso della serata Isabella Ferretti ha portato l’esempio del Book Pride per la tematica dedicata alle “Fiere ed editoria indipendente”, Della Passarelli ha illustrato l’esempio e l’esperienza della casa editrice Sinnos e di Ibby Italia, e Ariase Barretta dell’Università Complutense di Madrid ha richiamato l’attenzione sulla necessità di dare spazio alla controcultura nell’editoria italiana.
Il vicepresidente dell’Associazione Librai Italiani, Aldo Addis, ha rimarcato che l’arma vincente per superare le criticità sia quella di fare rete tra le diverse anime del comparto, uscendo dalle diffidenze reciproche. L’esempio lampante è stato quello dell’appoggio tra editori e librai sardi nel cercare di superare insieme le carenze normative di alcuni interventi straordinari del Governo, pure salutato come un grande traguardo per il riconoscimento del libro quale bene essenziale.
In chiusura dei lavori, Marco Zapparoli ha individuato nel Forum di Alghero “un momento di forte aggregazione, foriero di proposte e suggerimenti che possono portare grandi sviluppi se l’entusiasmo e la passione, unite alla competenza, proseguiranno con la stessa intensità. L’auspicio – ha proseguito il presidente ADEI – è quello di mettere a fattor comune qualità, originalità, soprattutto ricerca. Perché l’editoria indipendente è caratterizzata da una propensione alla ricerca, che a lungo termine premia. Infine – ha concluso – non bisogna aver paura se necessario, a ‘battere i pugni’ sui tavoli di comando: laddove c’è una rete, si genera una eco sempre più grande, cui alla fine le istituzioni daranno ascolto”.
L’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont è stato arrestato nell’isola di Sardegna dove si era recato per incontrare alcuni sindaci. L’arresto è avvenuto in virtù del mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Suprema per la causa di sedizione il 1° ottobre, come confermato da fonti dell’Alta Corte a La Vanguardia .
L’ex presidente avrebbe partecipato domani all’assemblea dei sindaci indipendentisti e degli assessori della Sardegna e avrebbe incontrato i rappresentanti dei partiti sardi, che avrebbe ringraziato per il sostegno al diritto all’autodeterminazione in Catalogna.
Su Puigdemont pesa un mandato di cattura nazionale, europeo e internazionale concordato dal magistrato della Corte Suprema Pablo Llarena che ha istruito il caso su 1-O. La Corte Suprema ha riattivato l’euro order dopo la sentenza che condannava l’ex vicepresidente Oriol Junqueras e altri 11 leader indipendentisti per aver approvato le leggi sulla disconnessione e aver organizzato l’1-O. Una volta riattivato, fonti del tribunale spiegano che l’Euroordine non è mai stato disattivato, nonostante l’immunità parlamentare ottenuta dopo aver vinto un seggio come eurodeputato.
L’immunità è stata revocata dal Parlamento europeo e il Tribunale dell’Unione europea ha mantenuto la revoca dell’immunità fino a quando non risolve il ricorso che Puigdemont ha presentato per mantenere la protezione.
Secondo una dichiarazione ufficiale del suo ufficio, è stato arrestato dalla polizia di frontiera italiana all’arrivo ad Alghero e domani sarà messo a disposizione della corte d’appello di Sàsser, competente a decidere sulla sua liberazione o estradizione in Spagna.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-0&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1441150216955043842&lang=es&origin=https%3A%2F%2Fwww.lavanguardia.com%2Fpolitica%2F20210923%2F7743078%2Fpuigdemont-detenido-cerdena-orden-supremo.html&sessionId=deba820a98ac1dedf7d32ffe3b595a7c1975b7b0&siteScreenName=lavanguardia&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px
Puigdemont ha lasciato la Spagna proprio quando la Procura ha sporto denuncia contro i leader indipendentisti per un crimine di ribellione a causa del referendum del 1 ottobre 2017.
La sentenza stabilì infine che avevano commesso un reato di sedizione. Da allora, Puigdemont è perseguitato dalla Giustizia. È già stato arrestato in Germania, anche se i tribunali si sono rifiutati di consegnarlo alla Spagna per un crimine di ribellione o sedizione.
L’ex presidente catalano si era stabilito in Belgio, dove la sua giustizia non ha sostenuto la sua resa alla Spagna per essere processata. Nelle ultime elezioni del Parlamento europeo, Puigdemont ha vinto un seggio e ottenuto l’immunità parlamentare.
Tuttavia, lo scorso luglio la giustizia europea lo ha lasciato senza immunità parlamentare. Il Parlamento aveva revocato la sua immunità e sebbene inizialmente il Tribunale Ue avesse sospeso l’accordo della camera, a fine luglio ha annullato la sua precedente decisione. La risoluzione ha affermato che non vi era alcun rischio di arresto contro l’ex presidente.
Dopo aver appreso la notizia, l’avvocato di Puigdemont, Gonzalo Boye, ha sostenuto sul suo account Twitter che il motivo per cui la giustizia europea ha ritirato l’immunità è stato perché gli euroordini sono stati ritirati. “La Spagna ha informato il Tribunale e si afferma nella risoluzione del 30 luglio, che nessun Paese avrebbe eseguito un ordine di queste caratteristiche; nella stessa risoluzione il vicepresidente del TGUE ha indicato che, se necessario, sarebbe stata adottata una nuova misura cautelare richiesto», sostiene l’avv.
Allo stesso tempo, il magistrato Llarena ha sollevato a marzo una pronuncia pregiudiziale davanti alla Corte di giustizia dell’UE per prendere posizione sulla posizione del Belgio nei BED poiché ha respinto la consegna dell’ex ministro Lluis Puig, nel suo caso perseguito solo per un reato di appropriazione indebita di fondi pubblici.Leggi anche
REDAZIONE
CARLOTA GUINDAL
La Corte d’Appello di Bruxelles ha affermato che non avrebbe consegnato un cittadino per essere processato presso la Corte Suprema spagnola quando questo organo non era competente a farlo. Llarena ritiene che la giustizia belga abbia chiaramente travalicato l’accertamento di quale tribunale in Spagna sia competente a farlo e non abbia rispettato la decisione quadro 2002/584 / JAI che lo istituisce.
Fonti dell’Alta corte spiegano che la questione sollevata non influenza l’Euroordine perché si riferiva solo a chiarire una questione sulla decisione che il Belgio ha preso nei confronti di un altro ex ministro, e non ha nulla a che fare con il fatto che i tribunali italiani ora analizzino la cosa in modo diverso…
Carlota Guindal – la vanguardia –
SASSARI. Una diagnosi tempestiva è fondamentale. Ma per trattare la sindrome autistica c’è da fare i conti con costi esorbitanti e la formazione talvolta inadeguata di personale e familiari. Nasce così “Autismo in ReTe – non lasciamoli soli”, un modello di terapia rivoluzionario ideato e promosso dalla onlus “Rete per il sociale” diretta da Stefano Vicari, primario di neuropsichiatra infantile dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e ordinario all’Università Cattolica. Un progetto che promette di abbattere i costi annuali pur migliorando la qualità dell’intervento, e che nelle prossime settimane prenderà il via nel nord dell’isola come modello per le regioni del Sud Italia, coinvolgendo l’AOU di Sassari e le UONPIA di Sassari e Olbia. Il tutto grazie al sostegno della Fondazione di Sardegna e di Enel Cuore, la onlus del Gruppo Enel impegnata al fianco di associazioni e operatori del terzo settore, per dare supporto a chi vive situazioni di fragilità attraverso un approccio responsabile e sostenibile.
Il metodo si fonda sostanzialmente su tre strategie: la formazione e il coinvolgimento attivo dei genitori all’interno delle terapie; quindi formazione degli insegnanti (dalla scuola materna alle superiori); e infine sessioni di specialisti con baby pazienti. La finalità è quella di identificare rapidamente i segni precoci e individuare tempestivamente un soggetto colpito da ASD, il Disturbo dello spettro autistico che, in Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità colpisce un bambino ogni settantasette.
La Terapia mediata dai genitori, la cosiddetta TMG, rappresenta il cuore del modello. Grazie a questa tecnica innovativa in grado di ridurre la gravità del disturbo, mamma e papà acquisiscono competenze per interagire con i figli in modo efficace, coadiuvati dagli specialisti che seguono i piccoli pazienti attraverso sedute settimanali.
In Sardegna al momento saranno coinvolte venticinque famiglie e sarà offerta formazione teorica a ottanta operatori scolastici, tra educatori ed insegnanti specializzati, quindi formazione teorica e pratica per quaranta operatori sanitari tra neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, logopedisti e tecnici della riabilitazione psichiatrica. Tutti suddivisi tra i territori di Sassari e Olbia.
Il percorso porterà a un notevole abbattimento dei costi per le terapie, talvolta insostenibili per una famiglia media, per la quale i trattamenti comportamentali possono implicare un esborso medio di circa mille euro mensili.
L’iniziativa è stata presentata il 23 settembre nell’aula Magna dell’Università di Sassari alla presenza del magnifico rettore Gavino Mariotti, del sindaco Gian Vittorio Campus, del professor Stefano Sotgiu e della dirigente medico Alessandra Carta, principali referenti del progetto per l’UOC di Neuropsichiatria infantile dell’AOU di Sassari, e del professor Stefano Vicari, promotore e responsabile scientifico di “ReTe per il Sociale onlus”. Sono inoltre intervenuti Salvatore Rubino, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, e Antonio Spano, commissario tecnico dell’AOU di Sassari.
Nel corso della conferenza stampa moderata da Toni Murgia (coordinatore locale del progetto), Vicari ha spiegato che tra gli obiettivi principali del percorso c’è quello di estendere il modello in altre regioni d’Italia, in particolare al sud, e in Paesi dove i servizi di diagnosi e trattamento incontrano ancora degli ostacoli.
Come ha specificato la dottoressa Alessandra Carta, dirigente medico del reparto di Neuropsichiatria infantile dell’AOU di Sassari, l’esigenza di un progetto pilota in Sardegna è nata allo scopo di garantire in primis standard di formazione per il personale, appropriati e uniformi a quelli presenti nel resto d’Italia; quindi l’attivazione di trattamenti economicamente sostenibili; e la sensibilizzazione di insegnanti, personale sanitario e, perché no, della popolazione nel suo complesso, al fine di identificare in modo precoce i soggetti ad alto rischio di autismo. Parallelamente, grazie al sostegno della Conferenza episcopale italiana (Cei), e in collaborazione con la Congregazione Don Guanella, a Città del Messico è stato attivato un programma analogo della durata di tre anni.
Tutte le attività dell’associazione sono visibili su reteperilsociale.it.