comunicato stampa della presidenza del tribunale di Nuoro

Alla cortese attenzione

Ogni processo penale o civile e qualsiasi richiesta di giustizia del cittadino passa attraverso un atto fondamentale: la notifica. È l’avvio di un processo, il passo cruciale per ottenere uno sfratto, un risarcimento danni, per riottenere il lavoro, per vedere un figlio, insomma, per ottenere tutto ciò che anche nell’immaginario più semplice corrisponde all’idea di giustizia.
Ebbene, la situazione nel circondario appare francamente drammatica. Dal 2019 a oggi, l’ufficio Notifiche del Tribunale di Nuoro ha perso otto funzionari e presenta una scopertura prossima all’87%, considerando l’impegno di fatto della dirigente. Non mi dilungo nella geografia del territorio che certamente non aiuta se un ufficiale deve notificare lo stesso giorno a Fonni, a San Teodoro e Bitti.

A settembre rimarranno in ufficio due funzionari, escludendo la dirigente, Circondari più piccoli ne hanno cinque volte tanto, eppure in due dovranno far fronte a migliaia di richieste. Ci riusciranno? Mi spiace, ma ovviamente no.
E noi, senza volerlo, ci dovremmo fermare.
Si fermerà la giustizia civile, si fermerà quella penale. La Corte Di Appello ci è subito venuta incontro, perfettamente consapevole della gravità della situazione di fatto applicando il personale trasferito almeno fino ad agosto. Era da fare e lo ha fatto. Ma cosa succederà a settembre? L’ufficio Notifiche ha già detto che sarà impossibile dar corso al lavoro ordinario. Parliamo di giustizia veloce, tempi ragionevoli e ci stiamo impegnando. Ma quale tutela è possibile senza le notifiche? E purtroppo un problema serio ne trascina altri. Nella difficoltà oggettiva dell’ufficio Notifiche ci si rivolge alle notifiche tramite Posta.

Il sistema delle notifiche a mezzo delle Poste Italiane , che doveva decongestionare le notifiche tramite Ufficio notifiche non sta funzionando. Ha una percentuale di notifiche fallite elevatissima
Le udienze che saltano per omessa notifica sono nell’ordine di un centinaio alla settimana. Ho personalmente constatato la assenza di notifiche per tutti i fascicoli di una stessa udienza.

Ogni udienza saltata comporta un rinvio di almeno quattro mesi, a volte per ottenere lo stesso inutile risultato.
Duole constatare che il destinatario viene dichiarato irreperibile, salvo diversa verifica delle forze dell’ordine che, troppo spesso, invece reperiscono prontamente chi era dato per scomparso. Per il giudice penale, la possibilità di avvalersi della Polizia Giudiziaria non è però una soluzione. È un’altra conseguenza del problema.
Siamo profondamente convinti che Caserme, Commissariati e le forze dell’ordine in genere abbiano ben altre competenze che sopperire deficienze altrui. Non è pensabile che una caserma dei Carabinieri in un piccolo paese debba occuparsi di notifiche per consentire al sistema penale di galleggiare; non è razionale che quella caserma debba magari chiudere per eseguire delle notifiche nei confronti di un presunto irreperibile. Ma nel settore civile questa supplenza è impossibile.
Gli avvocati non possono usare i Carabinieri per le notifiche. Questo rende i debiti non azionabili e gli sfratti impossibili da eseguire. È il collasso del vivere civile. Ancora una volta gli avvocati sono costretti a rivolgersi all’ufficio notifiche. L’effetto perverso è che il carico aumenterà
Questo sottolinea l’inadeguatezza del sistema nel proteggere i diritti civili, costringendo i cittadini a constatare l’inerzia delle istituzioni e la mancanza di accesso alla giustizia.
Prima di interrogarci sulle piaghe della giustizia fai-da-te, fatta di minacce e ritorsioni, un sistema essenziale dovrebbe consentire a chi chiede giustizia almeno vedere il suo processo partire.
Noi magistrati, stiamo lavorando per darvi processi più veloci. E, i dati non mentono, nonostante tutto ci stiamo riuscendo. Ma da soli non bastiamo: senza aver citato tutti i contendenti, il processo non solo non è veloce, ma neppure parte.
E il giudice, di fronte ai perché di chi non riesce a ottenere un’udienza, diviene il viso di un problema che non può risolvere, ma non può distogliere lo sguardo, anche quando non abbiamo il potere di dare risposte.
Le stiamo cercando tutti assieme. Venerdi scorso, il Prefetto ha ricevuto me come Presidente del Tribunale, la Procuratrice della Repubblica, e il Presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati. Abbiamo ricevuto attenzione, comprensione. Condividiamo tutti la convinzione che ci servono risposte e ci servono subito. È ormai un problema di ordine pubblico. Serve evidentemente una volontà di alta amministrazione e politica attraverso scelte a livello centrale: non trasferire personale prima di aver bandito i concorsi, avere la possibilità di attingere ad altre graduatorie e soprattutto avviare procedure di mobilità interna che consentano la distribuzione delle forze, almeno nel distretto, secondo una proporzione razionale.
Servono scelte, programmazioni e risposte ormai politiche, dalla cui omissione a noi rimangono costi e cocci, difficili da spiegare a chi ci chiede qualcosa che vale quanto e più del pane. Settembre è domani.
Nuoro il 15.04.24 Il Presidente

il presidente del tribunale

Mauro Pusceddu




Porto Torres (SS). I Carabinieri smascherano la presunta autrice del furto avvenuto nella chiesa della Consolata. Refurtiva recuperata e restituita, denunciata una cinquantanovenne.

Era il giorno di San Valentino quando Don Giovanni, parroco della chiesa della chiesa della Consolata, ha denunciato ai Carabinieri della Compagnia di Porto Torres il furto di un cuore votivo in argento di notevole valore storico.

L’immediata acquisizione delle immagini delle telecamere circostanti da parte dei militari e l’attenta analisi effettuata sulle stesse hanno consentito, nel giro di soli tre giorni, di individuare la donna gravemente indiziata di tale reato.

I militari della locale Stazione Carabinieri hanno quindi rintracciato la cinquantanovenne facendosi riconsegnare quanto sottratto alla parrocchia che è poi stato restituito alla comunità della parrocchia della Consolata. La donna è stata quindi deferita in stato di liberà per il furto.




Porto Torres (SS). Scippa un anziano furi dal supermercato: arrestata dai Carabinieri.

I militari dell’Aliquota Radiomobile dei Carabinieri di Porto Torres hanno tratto in arresto una 36enne e deferito in stato di libertà una 16enne, un 21enne ed un 19enne in quanto tutti gravemente indiziati del concorso nel furto con destrezza del portafoglio di un anziano, nonché del tentativo di utilizzare una delle carte di credito che si trovavano al suo interno.

Nell’ultimo periodo vi era stata una grande recrudescenza nel fenomeno degli scippi all’esterno dei supermercati consumati in danno di persone anziane o soggetti indifesi.

Nella giornata di ieri, l’anziana vittima, dopo aver subito lo scippo, chiedeva immediatamente aiuto. La pattuglia attivatasi repentinamente, rintracciava la presunta autrice del furto, nonché i suoi fiancheggiatori presso il McDonald’s di Porto Torres, mentre verosimilmente tentavano di utilizzare una delle carte di credito presenti all’interno del portafoglio rubato. Alla vista dei militari una dei presunti concorrenti nel reato tentava di allontanarsi al fine di disfarsi della refurtiva, che veniva quindi recuperata parzialmente e restituita alla vittima.

La donna, al termine delle formalità di rito, è stata associata presso le camere di sicurezza in attesa dell’udienza di convalida con rito direttissimo, che si è celebrata questa mattina: l’arresto è stato convalidato e la donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari.




Inchiesta per Corruzione a Cagliari: Sequestri per Solinas, Lancioni e Stevelli

Nelle prime ore di oggi, un’importante operazione della Guardia di Finanza ha segnato una svolta nelle indagini per corruzione a Cagliari. Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, insieme ad altri sei indagati, tra cui l’imprenditore Roberto Zedda e il consigliere regionale Nanni Lancioni (Psd’Az), è stato sottoposto a un sequestro cautelare di beni e immobili per un valore di circa 350 mila euro.

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Luca Melis su richiesta del pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Questo intervento fa parte di un’inchiesta che comprende due filoni principali: la compravendita di un immobile del governatore a Capoterra, in località Santa Barbara, e la nomina di Roberto Raimondi alla direzione generale dell’autorità di gestione del programma Eni-Cbc Bacino del Mediterraneo.

Nel primo filone, si indaga su una presunta compravendita di una proprietà di Solinas a Capoterra da parte di Zedda, seguita dall’acquisto di una casa vicino al Poetto di Cagliari da parte del Governatore. Secondo gli inquirenti, Zedda avrebbe ricevuto in cambio una fornitura di termoscanner e un contratto per la fornitura di software e hardware a Nuoro.

Il secondo filone riguarda presunte pressioni per la nomina di Raimondi e la promessa di una laurea ad honorem da un’università albanese. Tra gli accusati ci sono anche Christian Stevelli, consulente di Solinas, il rettore dell’università di Tirana Arben Gjata e il direttore generale della E-Campus Algonso Lovito.

Gli uomini della Guardia di Finanza stanno attuando un sequestro preventivo a carico degli indagati, segnando un passo significativo in questa complessa indagine.




OZIERI (SS): I CARABINIERI SCOPRONO UNA SOCIETÀ FANTASMA PER IL NOLEGGIO DI AUTOVETTURE IN NERO. DENUNCIATO UN GIOVANE OZIERESE.

ACQUISTAVA SVARIATI MODELLI DI AUTOVETTURE, USUFRUENDO DEGLI IMPORTANTI SGRAVI FISCALI PREVISTI DALLA C.D. “LEGGE DINI” CHE GLI AVEVA PERMESSO DI NON VERSARE LE TASSE E DI RIDURRE GLI ONERI DI BOLLO PER IL PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO, PER POI NOLEGGIARLE A PREGIUDICATI DEL LOGUDORO, NONCHÉ AI NUMEROSI TURISTI E VACANZIERI DELLA COSTA SMERALDA.

ECCO QUANTO ACCERTATO DAI CARABINIERI DEL NUCLEO OPERATIVO E RADIOMOBILE DELLA COMPAGNIA CARABINIERI DI OZIERI: LA SOCIETÀ IN QUESTIONE, TOTALMENTE FITTIZIA – OLTRE A NON AVERE UNA PROPRIA SEDE FISICA E DEGLI SPAZI UTILI PER LA CONSERVAZIONE DEL SUO PARCO AUTOVEICOLI – DI FATTO AVEVA DICHIARATO AL FISCO SOMME QUASI IRRISORIE, ASSOLUTAMENTE NON COMPATIBILI CON IL SUO SOSTENTAMENTO COMMERCIALE.

LE INDAGINI, AVVIATE DAL MARZO 2023, HANNO PERMESSO DI INDIVIDUARE BEN 13 TRA AUTOVEICOLI E CICLOMOTORI ED ADDIRITTURA UNA TARGA PROVA CHE ERANO TUTTI INTESTATI AL 41ENNE C.F., UN OZIERESE TITOLARE DELLA PREDETTA SOCIETÀ AL QUALE, OLTRE AL DEFERIMENTO ALL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA, SONO STATE APPLICATE PURE LE FORTI SANZIONI AMMINISTRATIVE PREVISTE DALL’ART. 94 BIS DEL CODICE DELLA STRADA; DETTI MEZZI, DURANTE I CONTROLLI ALLA CIRCOLAZIONE STRADALE, VENIVANO SOVENTE FERMATI SU TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE ED ALLA LORO GUIDA VENIVANO SEMPRE IDENTIFICATI SOGGETTI TERZI, PRIVI DELLA NECESSARIA DOCUMENTAZIONE CONTRATTUALE CHE NE ATTESTAVA LA LEGITTIMA LOCAZIONE.

IL SISTEMA COSI SMASCHERATO, CARATTERIZZATO DA PAGAMENTI DIRETTI ED IN DENARO CONTANTE, AVEVA PERMESSO DI ELUDERE IL FISCO GARANTENDO LA NON TRACCIABILITÀ DELLA OPERAZIONI E QUINDI L’ANONIMATO DEI NOLEGGI; TALE SISTEMA, MOLTO REMUNERATIVO, SI ERA RIVELATO APPETIBILE ANCHE PER QUEI TURISTI CHE ERANO ALLA RICERCA DI UNA VACANZA IN SARDEGNA, MA ALL’INSEGNA DEL RISPARMIO.

SECONDO LE VERIFICHE COMPIUTE DAI MILITARI DEL N.O.R.M. DI OZIERI IL MODUS OPERANDI ERA SEMPRE LO STESSO: IL DENUNCIATO AVEVA AMPIAMENTE PUBBLICIZZATO LA PROPRIA ATTIVITÀ DI NOLEGGIO PRESSO LE ZONA VACANZIERE DELLA COSTA SMERALDA, UTILIZZANDO DEI BIGLIETTINI DA VISITA E LA PUBBLICITÀ GRATUITA SUI SOCIAL, OFFRENDO AI VACANZIERI SERVIZI ECONOMICAMENTE PIÙ VANTAGGIOSI A DISCAPITO DI QUELLI OFFERTI INVECE DALLE SOCIETÀ DI NOLEGGIO AUTO LEGALMENTE AUTORIZZATE. 

IL MECCANISMO ERA BASATO SU UN ACCORDO ESCLUSIVAMENTE VERBALE ED IL PAGAMENTO IN CONTANTI SI VERIFICAVA UNA VOLTA AVVENUTO L’INCONTRO PER LA CONSEGNA DEL VEICOLO IL QUALE, SUCCESSIVAMENTE, VENIVA RESTITUITO IN UN PARCHEGGIO PREACCORDATO; IN ALTRE PAROLE, IL NOLEGGIANTE – AL TERMINE DEL PERIODO DI UTILIZZO PATTUITO CON IL NOLEGGIATORE – ABBANDONAVA LA VETTURA IN UN PARCHEGGIO NASCONDENDO LA CHIAVE D’ACCENSIONE IN UNO DEI PASSARUOTA O IN UN ALTRO LUOGO POCO DISTANTE, CONSENTENDONE COSÌ IL RECUPERO DA PARTE DEL NOLEGGIATORE A NERO.    

L’ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALL’ILLEGALITÀ SVOLTA DALL’ARMA DEI CARABINIERI È SEMPRE PUNTUALE E TESA ALLO SMASCHERAMENTO DI SOCIETÀ DI SERVIZI FITTIZIE E NON AUTORIZZATE; COSTANTE È L’INVITO ALL’UTILIZZO DI CANALI COMMERCIALI UFFICIALI, GARANZIA DI SERVIZI REGOLARI ALL’UTENTE CHE, INCONSAPEVOLMENTE O RITENENDO DI POTER RISPARMIARE, POTREBBE CADERE VITTIMA DI TRUFFE O VEDERSI ROVINATA LA VACANZA A CAUSA DI SGRADEVOLI DISSERVIZI FORNITI DA OPERATORI ABUSIVI E NON PROFESSIONISTI.




Tragedia a Bastonate in Sardegna: Uccide il Padre dopo Assunzione di LSD

Arzachena, 29 Dicembre 2023 – Un tragico evento ha scosso la comunità di Arzachena in Sardegna. Michele Fresi, un giovane di 27 anni, ha ucciso suo padre Giovanni, un orafo di 58 anni molto conosciuto nella zona di Costa Smeralda. L’incidente è avvenuto nella notte del 28 dicembre, al culmine di una serata caotica trascorsa tra i locali del centro storico.

Fatti Sconvolgenti e Confessione Shock

Fresi ha ammesso di aver assunto LSD e un’altra sostanza stupefacente, apparentemente per contrastare effetti devastanti che stava sperimentando. Tuttavia, il giovane ha confessato di non ricordare l’omicidio di suo padre. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, il pubblico ministero ha ottenuto la custodia cautelare in carcere. Fresi, rappresentato dall’avvocato Pier Franco Tirotto, non ha risposto alle domande del giudice, ma ha rivelato di aver pensato di essere inseguito e in pericolo.

Antefatti e Prospettive Legali

L’avvocato Tirotto ha sottolineato che Fresi ha un passato familiare e psichico problematico, senza precedenti di violenza. Nel febbraio del 2023, Fresi aveva già avuto un episodio di comportamento irrazionale durante i festeggiamenti del Carnevale a Tempio. Il legale anticipa che gli esami tossicologici confermeranno l’assunzione di sostanze da parte di Fresi, e valuterà la richiesta di una perizia per infermità mentale​​.

Riepilogo:

  • Luogo dell’Evento: Arzachena, Sardegna
  • Vittima: Giovanni Fresi, 58 anni, orafo
  • Aggressore: Michele Fresi, 27 anni
  • Sostanze Assunte: LSD e un’altra sostanza non specificata
  • Stato Legale: Custodia cautelare in carcere, udienza di convalida dell’arresto avvenuta



Bancarotta e Intrighi nel Gruppo Seu: L’Oscura Rete di Due Fratelli di Pattada

L’Impero Oscuro dei Seu: titolari anche della società che gestisce i supermercati Conad di Alghero

L’inchiesta che ha travolto Tomaso e Mario Seu svela un labirinto di società e operazioni finanziarie intricate. Con accuse di bancarotta fraudolenta e omesso versamento delle imposte, la vicenda degli imprenditori di Pattada ha scosso l’intero tessuto imprenditoriale sardo, portando alla luce operazioni immobiliari sospette e una rete di prestanome. La comunità attende risposte mentre la giustizia avanza nelle sue indagini.

SASSARI – La tranquilla cittadina di Pattada è stata scossa da un’inchiesta che ha portato alla luce una serie di operazioni finanziarie e fiscali oscure, con al centro due noti imprenditori locali, Tomaso e Mario Seu. Arrestati e ora rinchiusi nel carcere di Uta, i fratelli sono accusati di bancarotta fraudolenta, fallimento, omesso versamento delle imposte e altri reati che hanno gettato ombre sul loro impero imprenditoriale.

Le indagini, condotte con meticolosità dalla magistratura, hanno svelato un labirinto di società, alcune delle quali non avrebbero presentato bilanci per un decennio, mentre altre avrebbero visto erodersi quasi completamente il loro capitale sociale. Tra queste, spiccano nomi come Auteco Srl, Seu Assicurazioni sas e Medigest srl, quest’ultima legata alla grande distribuzione con l’insegna Conad, particolarmente nota nel Nord Sardegna.

Un altro nome che emerge con forza dall’inchiesta è quello di Gianni Poddi, 56 anni, di Oristano. Considerato un presunto prestanome del gruppo Seu, Poddi avrebbe avuto un ruolo chiave nelle operazioni del gruppo, agendo come intermediario e mascherando le reali operazioni dei Seu.

Ma le sorprese non finiscono qui. L’inchiesta ha portato alla luce operazioni immobiliari sospette, come l’acquisto del Teatro De Candia di Ozieri e del villaggio Altura a Villasimius. Queste transazioni, secondo gli inquirenti, avrebbero nascosto manovre finanziarie finalizzate a sottrarre ingenti somme di denaro.

Con un passato già macchiato da diversi precedenti giudiziari, tra cui appropriazione indebita e falsità in titolo di credito, i fratelli Seu ora si trovano ad affrontare nuove accuse, in un contesto che vede emergere una gestione aziendale ombrosa e complessa. La comunità sarda, scossa da questa vicenda, attende ora di vedere come si svilupperà l’inchiesta, sperando che la giustizia possa fare chiarezza su una storia che ha turbato l’intero tessuto imprenditoriale dell’isola.

punti chieve dell’articolo

  1. Arresti: Due fratelli imprenditori di Pattada, Tomaso e Mario Seu, sono stati arrestati e rinchiusi nel carcere di Uta. Sono accusati di bancarotta fraudolenta, fallimento, omesso versamento delle imposte e altri reati.
  2. Prestanome: Gianni Poddi, 56 anni, è stato messo agli arresti domiciliari come presunto prestanome del gruppo Seu.
  3. Società: Il gruppo Seu gestiva diverse società, tra cui Auteco Srl, Seu Assicurazioni sas, Immobiliare Turismo srl, Nord Sud Immobiliare srl e Medigest srl proprietaria dei supermercati Conad di Alghero e Villasimius.
  4. Debiti: Le società avrebbero accumulato debiti sia tributari che verso istituti di credito ed altri enti pubblici, per un importo superiore ai 15 milioni di euro.
  5. Settori: Le società operavano principalmente in due settori: gestione di strutture turistiche e grande distribuzione.
  6. Fallimenti: Viene menzionato il fallimento della “Seu Assicurazioni sas” e le relative implicazioni legali.
  7. Acquisti: L’articolo cita l’acquisto all’asta del Teatro De Candia di Ozieri e l’acquisto del villaggio Altura a Villasimius.
  8. Giochi contabili: Viene menzionata una serie di operazioni contabili e finanziarie che avrebbero portato a sottrazioni di denaro e gestioni non trasparenti.
  9. Precedenti penali: Sia Mario che Tomaso Seu hanno diversi precedenti penali, così come Gianni Poddi.
  10. Continuità: Gli indagati avrebbero commesso reati dal 2008 fino alla data dell’articolo, con il sospetto di potenziale inquinamento probatorio.



GALLURA. Sequestrati terreni per 12 ettari: cave di granito diventate discariche abusive.

I CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI TEMPIO PAUSANIA, COORDINATI DAL PROCURATORE CAPO E DAL SOSTITUTO TITOLARE DEL FASCICOLO D’INDAGINE, HANNO SOTTOPOSTO A SEQUESTRO PREVENTIVO COMPLESSIVAMENTE 120.000 METRI QUADRATI, AREE ORIGINARIAMENTE DESTINATE ALL’ESTRAZIONE DEL GRANITO ED OGGI RITENUTE ESSERE ADIBITE A DISCARICHE ABUSIVE. 

IN PARTICOLARE, NEL CORSO DI UN SERVIZIO STRAORDINARIO DI CONTROLLO DEL TERRITORIO PER LA PREVENZIONE E REPRESSIONE DEI REATI IN MATERIA AMBIENTALE, I MILITARI HANNO ISPEZIONATO ALCUNE CAVE DI GRANITO, ORMAI DISMESSE, PRESENTI SUL TERRITORIO. DUE DI ESSE, UNA A SANTA TERESA GALLURA IN UNA ZONA SOTTOPOSTA A VINCOLO PAESAGGISTICO E L’ALTRA A LUOGOSANTO, CHE INSISTE IN UNA ZONA SOTTOPOSTA A VINCOLO IDROGEOLOGICO, SONO RISULTATE ESSERE DELLE VERE E PROPRIE DISCARICHE A CIELO APERTO, PRIVE DELLE PREVISTE AUTORIZZAZIONI. ALL’INTERNO ERANO PRESENTI CARCASSE DI AUTO, GRU, SCAVATORI E MEZZI DA LAVORO DISMESSI, BATTERIE ESAUSTE, PNEUMATICI, CONTAINER, CISTERNE DI GASOLIO CON SVERSAMENTO DI LIQUAME NEL SOTTOSUOLO, LAMIERE E MATERIALE FERROSO DI VARIA FATTURA. IN SOSTANZA DAL SOPRALLUOGO SONO EMERSI RIFIUTI PERICOLOSI, NON PERICOLOSI, SPECIALI E TOSSICI. L’AREA SEQUESTRATA A SANTA TERESA GALLURA AMMONTA A 40.000 METRI QUADRATI, MENTRE QUELLA A LUOGOSANTO AMMONTA A 80.000 METRI QUADRATI. ALL’ESITO DELL’ATTIVITÀ, PERTANTO, DUE PERSONE – A CUI SONO RICONDUCIBILI I TERRENI – SONO STATE DEFERITI IN STATO DI LIBERTÀ AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI TEMPIO PAUSANIA.




Tribunale di Sorveglianza respinge richiesta difesa: Alfredo Cospito resta al 41 bis nel reparto protetto del San Paolo di Milano

Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha emesso un provvedimento che respinge la richiesta della difesa di Alfredo Cospito, confermando la sua permanenza nel reparto protetto del San Paolo di Milano. La richiesta della difesa di differire la pena nella forma della detenzione domiciliare e di collocare permanentemente il detenuto nel reparto di medicina protetta dell’ospedale è stata rigettata dai giudici di sorveglianza. Inoltre, anche il Tribunale di sorveglianza di Sassari ha rigettato la richiesta di differimento della pena in arresti domiciliari per gravi motivi di salute, presentata dagli avvocati difensori, Maria Teresa Pintus e Flavio Rossi Albertini.

Nel provvedimento, i giudici affermano che “la strumentalità della condotta che ha dato corso alle patologie oggi presenti è assolutamente certa”. Secondo loro, la condizione sanitaria di Cospito “non si palesa neppure astrattamente confliggente con il senso di umanità della pena, avuto riguardo alle condizioni oggettive del detenuto”. I giudici sostengono che le condizioni precarie e a grave rischio di Cospito sono il frutto di una sua deliberata e consapevole scelta, ma che possono essere monitorate attentamente attraverso l’ubicazione nel reparto ospedaliero.

Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha anche evidenziato come Cospito sia costantemente informato dagli operatori sanitari degli elevati rischi per la propria salute a cui si espone nel proseguire l’attuale regime dietetico e come quotidianamente gli venga proposto un protocollo di rialimentazione dopo il digiuno prolungato, che egli, però, rifiuta coscientemente.

Il difensore di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, ha commentato la decisione dei tribunali di sorveglianza affermando che “l’esito era scontato” e che la richiesta di differimento della pena era un passaggio obbligato per adire le giurisdizioni internazionali. Secondo l’avvocato, il caso Cospito è paradigmatico dello stato di civiltà giuridica del nostro paese, suscitando anche l’interesse di Voltaire, se ancora fosse vivo.




Dopo 15 anni in fuga dalla Giustizia, i Carabinieri mettono la parola fine alla misteriosa latitanza del buddusoino Quirico CARTA.

Era il 14 febbraio 2008 quando, armato di pistola, entrò in un bar del suo paese e colpì gravemente due avventori che, nonostante le ferite riportate, riuscirono a sottrarsi alla sua furia omicida; da quel momento, Quirico CARTA – buddusoino 47enne, già conosciuto alle cronache per un altro omicidio commesso nel 1993 e per il quale aveva scontato una lunga pena – si era dato definitivamente alla macchia, senza dare più notizie di sé.
A nulla erano valsi i reiterati inviti a costituirsi, nemmeno l’appello lanciato dal parroco durante l’omelia domenicale: Quirico Carta, subito colpito da un’Ordinanza di custodia in carcere, era definitivamente scomparso; poi, quasi a sigillare definitivamente lo stato di latitanza, il 17 ottobre 2012 era giunto l’esito del processo per il duplice tentato omicidio ed il porto dell’arma clandestina: 16 anni di reclusione, un verdetto che aveva sicuramente rafforzato la volontà di non farsi più prendere dalla Giustizia.
Nel corso degli anni, i militari dell’Arma ed in particolare quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ozieri hanno condotto delle mirate attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica di Sassari e con la collaborazione dei militari del Nucleo Investigativo di Sassari, erano proseguite in maniera tradizionale con appostamenti in aperta campagna e pedinamenti delle persone vicine al catturando, ricorrendo anche alle più moderne tecnologie messe a disposizione degli uomini dell’Arma.
Finalmente, la lenta ma inesorabile progressione investigativa aveva concesso uno spunto importante ed il latitante era stato individuato in Corsica, nella zona di un piccolissimo comune rurale arroccato nella parte sud-occidentale dell’isola; lì, ormai dal 2013, Quirico Carta aveva iniziato una nuova vita con una compagna, una donna francese che non aveva mai sospettato nulla sulla vera identità dell’uomo che chiamava “Antonio”, con cui aveva convissuto e che si era sempre identificato con le generalità di un altro individuo, vivente, originario di Nuoro e che era inconsapevole delle trame che erano state avviate con i suoi dati personali.
Un’esistenza tranquilla condotta nella placida tranquillità delle campagne corse, drammaticamente interrotta nel pomeriggio del 30 gennaio 2018, quando un improvviso malore aveva stroncato la vita di quell’uomo che tutti conoscevano come “Antonio” e che aveva un passato oscuro che non aveva mai potuto raccontare ad alcuno; poi, il 2 giugno 2021, a seguito di una fitta cooperazione internazionale di polizia corroborata da attività rogatoriali avviate dalla Procura sassarese, gli agenti della D.T.P.J. (Direction Territoriale de Police Judiciaire) della Police Nationale di Ajaccio – seguendo le precise indicazioni fornite dai Carabinieri di Ozieri che avevano svolto tutti gli accertamenti necessari – avevano eseguito una perquisizione a casa della ex compagna del ricercato e, oltre ai documenti italiani falsi (una tessera sanitaria ed una carta d’identità facente parte di una partita di documenti asportati dal Comune di Fonni nell’Aprile 2009) era stata dissotterrata un’urna contenente le ceneri del defunto “Antonio”, alias Quirico Carta, che la compagna aveva deciso di inumare nello stesso giardino ove la morte lo aveva infine colto dopo 5 anni di convivenza insieme.
Il sequestro delle ceneri aveva così visto la discesa in campo degli specialisti del R.I.S. di Cagliari che avevano eseguito delle comparazioni incrociate tra il D.N.A. estrapolato dai resti inceneriti e quello dei parenti del ricercato, nonché con il profilo che era stato isolato dagli oggetti rinvenuti nell’ovile di Pattada ove, nell’aprile 2010, l’uomo – prima di allontanarsi poiché braccato dall’Arma – aveva soggiornato per qualche tempo; l’esame scientifico ha infine confermato l’ipotesi investigativa dei militari del N.O.R.M. di Ozieri e dei colleghi del Nucleo Investigativo di Sassari: le ceneri custodite nell’urna dissotterrata nel giardino di una sperduta abitazione in Corsica appartenevano al corpo del latitante Quirico Carta da Buddusò.