Lettera aperta ai sindaci.
“Caro Sindaco
è con vera preoccupazione che l’altro giorno ho letto l’articolo pubblicato sulla Nuova Sardegna,
nel quale con rinnovata forza alcuni sindaci della nostra amata terra dicono di non voler applicare l’estensione della durata del termine delle concessioni demaniali al 2033.
Mi è venuto spontaneo scriverLe una lettera perché sinceramente non capisco, oggi, questa ostinazione.
In passato sappiamo bene che qualcuno si è fatto paladino di principi comunitari che sarebbero stati sovraordinati rispetto a quelli nazionali e regionali difendendoli a spada tratta contro le ragioni, non solo di una categoria che conta più di 900 aziende e che ha ben diritto di difenderle, ma anche contro agli esponenti nazionali del proprio partito e dei loro partners politici.
Oggi Le scrivo perché da donna ed imprenditrice probabilmente ho una visione diversa dalla sua e sento la necessità di esprimerglieLa.
In una situazione come quella attuale le nostre preoccupazioni sono rivolte alla salute dei nostri figli, dei nostri mariti e compagni, dei nostri genitori, dei nostri amici e dei nostri cari.
Ma non Le nascondo che sono rivolte anche ad una crisi economica mai vista prima, una crisi che non solo colpisce le nostre famiglie ma anche quelle dei nostri dipendenti, che ci colpisce al cuore perché non ci dà una prospettiva, non ci permette di fare programmazione, non ci dà un futuro.
Non c’è un giorno e una notte che non passiamo a pensare a soluzioni per poter riaprire in sicurezza le nostre attività, che probabilmente quest’anno saranno in perdita, per dare comunque un servizio a chi vuole venire in vacanza nella nostra splendida isola, per garantire un lavoro ai nostri dipendenti, per far ripartire una filiera interrotta perché siamo convinte che sia necessario, oggi più che mai, stringere i denti e guardare oltre.
Perché è vero che il demanio è un bene pubblico ma gli investimenti che sono stati fatti, anche per dare un servizio pubblico appunto, sono privati, effettuati con tanto di mutui e prestiti, gli stessi a cui non possiamo accedere ora perché non possiamo contare su una continuità aziendale.
Per questi motivi, stamattina dopo aver letto certe affermazioni, mi sono chiesta perché.
Perché dovremmo utilizzare le nostre risorse economiche, intellettuali e fisiche per poi chiudere i battenti delle nostre attività subito dopo?
Perché c’è chi non vede che dietro ad ogni azienda ci sono donne mogli madri figlie che da sole o insieme ai loro familiari cercano dignitosamente di vivere della propria attività?
Perché in una situazione grave come quella attuale, dove anche chi a livello europeo prima era scettico a mettere in campo la solidarietà tra paesi ed ora si è convinto che è necessaria per la sopravvivenza di tutti, c’è ancora chi ha una visione tragicamente diversa e ci vuole condannare a morte?
Perché la non applicazione dell’estensione disposta dalla legge nazionale sancirebbe, ad oggi, una condanna a morte!!!!!
Lei sta sottraendo a noi e ai nostri figli il futuro e la speranza.”
30-04-2020
La Redazione.
