Applausi scroscianti martedì sera per “il re del flamenco”
SASSARI. “Il re del flamenco” sale sul palcoscenico del Teatro Comunale di Sassari ed è spettacolo. Emozione. Vibrazione pura. E il pubblico numeroso risponde con applausi scroscianti. Gli spettatori sono rapiti dal genio impetuoso e al contempo raffinato di Sergio Bernal, un artista fuori dai canoni acclamato in tutto il mondo.
Martedì sera (11 novembre) il fuoriclasse madrileno, già primo ballerino del Balletto Nazionale di Spagna, ha raccontato una storia a passo di danza, quella della sua carriera, attraverso l’interpretazione dei pezzi più significativi e delle coreografie che lo hanno fatto diventare – nelle sue parole – “un nuovo genere di artista”.
“Una noche con Sergio Bernal” è stato uno spettacolo entusiasmante e suggestivo, in cui la cultura gitana e la tradizione spagnola si sono fuse con l’eleganza della danza classica, per un’esclusiva nazionale della Daniele Cipriani Entertainment sotto la direzione artistica di Ricardo Cue. L’iniziativa è arrivata a Sassari nel calendario del festival della danza d’autore “Corpi in movimento” organizzato da Danzeventi.
Dalla Farruca del Molinero alla Griega, dall’Ultimo Encuentro a El cisne fino a esplodere in un Bolero di Ravel che ha trascinato gli spettatori in un esaltante crescendo di emozioni, Bernal ha volteggiato sul palco tra vertiginosi assolo e raffinati “pas de deux e pas de trois”.
«Questo spettacolo – ha raccontato ai giornalisti a fine serata – per me è stato davvero importante perché è il primo che ho realizzato con la compagnia diretta da Riccardo Cue. Ma portarlo in scena in Sardegna è stato ancora più speciale, perché questa terra è stata la prima, al di fuori dalla Spagna, dove ho iniziato la prima tournée con questo gruppo. Adoro l’isola, perché c’è una bellezza pazzesca e tanti cari amici, come la coreografa Livia Lepri, a cui tengo tantissimo».
Per “il matador della danza” non è solo un modo di creare arte: «La cosa più bella che ho scoperto – ha detto – è che alla fine il flamenco non è solo uno stile, è una forma di comunicazione, è una forma di essere, perciò vado in scena con l’idea di trasmettere emozioni al pubblico. Attraverso il movimento posso parlare di solitudine, di tristezza, di allegria. Lo stesso si può fare con altri generi. Questa consapevolezza mi ha spinto a fondere i diversi stili: danza classica, contemporanea e flamenco, e mi ha permesso di crescere come artistica».
A chi gli chiede cosa si provi a essere considerato il re del flamenco, Bernal risponde con l’umiltà dei grandi: «Quando arrivi a essere re, già non puoi andare oltre. No, io non mi sento affatto così. Io sono una persona che ogni giorno lavora per crescere, per fare ancora il mio lavoro al meglio, per arrivare dentro al cuore del pubblico. È questo che mi fa svegliare tutte le mattine con la voglia di realizzare cose ancora più belle».






