ASS.MEDICI DIABETOLOGI SARDEGNA-COMUNICATO STAMPA-04-04-2020-CORONAVIRUS –La “televisita” ai diabetici sardi può attendere.

E’ ancora senza risposta la richiesta fatta dai medici diabetologi della Sardegna verso l’Assessorato Regionale alla Sanità, per poter attivare il servizio di “televisita” ai malati sardi di diabete mellito.Infatti, con una missiva, inoltrata due settimane fa, le Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia), chiesero all’Assessore Regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al Direttore Generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al Commissario Straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, di “autorizzare urgentemente, per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete”. La stessa comunicazione, a inizio di questa settimana, è stata mandata al Presidente della Regione, Solinas.
“Dopo circa 15 giorni – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente Presidenti regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia – non abbiamo ricevuto riscontri o risposte. In pratica il nostro appello è rimasto inascoltato”.
Secondo gli specialisti della diabetologia, le persone affette da diabete sono ancora tra le categorie più a rischio per gli esiti fatali dell’infezione da Coronavirus. Mantenere un buon compenso, sicuramente con più difficoltà date le limitazioni imposte dal contenimento della pandemia a tutti i cittadini italiani, è ancora la ricetta più efficace per diminuire il rischio.
“Malgrado ciò – continuano Madau e Fois – gli Amministratori Regionali, chiamati direttamente in causa dalle Associazioni scientifiche diabetologiche, non danno segno di interesse in questa situazione”. “Purtroppo, per alcuni Amministratori delle Aziende Sanitarie – continuano le due Associazioni diabetologiche – la chiusura degli ambulatori alle visite programmate, con esclusione delle urgenze/emergenze, si traduce in una riduzione del personale che viene messo in ferie o in recupero o resta a disposizione per altri incarichi. Ma chi seguirà i diabetici se si svuotano le diabetologie?”.
Negli ambulatori di Diabetologia, infatti, quotidianamente si applica la telemedicina: chiusi alle visite non urgenti, i diabetologi e gli infermieri contattano i pazienti telefonicamente per organizzare la “televisita”. Durante questa si condivide attraverso il web il monitoraggio delle glicemia con sensori o con il controllo classico, i referti di esami e visite e le eventuali modifiche terapeutiche.
“Il riscontro che le persone hanno di questa iniziativa, siano esse i diabetici o i loro familiare e caregiver – continuano Madau e Fois – è di assoluta sorpresa, piacere e gratitudine per questa assistenza “vicina” ai loro bisogni anche se necessariamente “distante””. “Anche le persone che sfortunatamente hanno avuto una nuova diagnosi di
diabete – sottolineano – sono sostenute in questa fase carica di preoccupazioni e di timori caratteristica di chi scopre di avere una malattia che lo accompagnerà durante tutta la vita”.
Per i medici della Diabetologia, tutto questo sistema comporta una presenza degli Operatori a pieno orario nel Servizio, garantendo il distanziamento a tutela di tutti. L’attività, infatti, risparmia accessi diretti dai Medici di Medicina Generale o nei Pronto Soccorsi e permette di organizzare e presidiare l’onda d’urto delle richieste che certamente ci sarà alla riapertura dell’attività ordinaria degli ambulatori.
Alla pressante richiesta degli Operatori Diabetologici si unisce anche il richiamo agli Amministratori delle Associazioni dei Pazienti (“Coordinamento dei Diabetici Sardi” e “Rete Sarda Diabete”).
“Il riconoscimento di questa modalità di lavoro – rimarcano all’unisono le Associazioni dei Medici Diabetologi e quelle dei Pazienti – deve essere una priorità dei nostri Amministratori regionali e locali, perché risponde alle esigenze di tutela della salute delle persone con Diabete mellito”.
“Come ripetuto più volte, le malattie, sia croniche che acute, non si eclissano di fronte alla pandemia – concludono l’Associazione Medici Diabetologi, la Società Italiana di Diabetologia, il Coordinamento dei Diabetici Sardi e la Rete Sarda Diabete – e gli strumenti tecnologici possono essere una risposta “sicura” in questo momento di emergenza. Nessuno deve restare indietro, non sarà una battaglia vinta se ci difendiamo dal virus ma abbiamo le complicanze di un diabete non ben controllato”.
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3-04-2020
La Redazione
Confprofesisoni Sardegna: cassa integrazione in deroga, opportunità anche per i professionisti.
Cassa integrazione in deroga, opportunità anche per i professionisti.
Confprofessioni Sardegna ha sottoscritto l’accordo quadro proposto dalla Regione. “Per la prima volta potranno beneficiare di questo strumento anche imprese e professionisti con pochi dipendenti” spiega la presidente Susanna Pisano
Cagliari, 3 aprile 2020
Confprofessioni Sardegna ha firmato l’accordo quadro proposto dalla Regione per la cassa integrazione in deroga che consentirà a centinaia di professionisti di accedere alle misure di contrasto alla crisi provocata dall’epidemia di Covid-19. “Si tratta di un provvedimento molto importante”, sottolinea la presidente di Confprofessioni Sardegna Susanna Pisano, “che ci auguriamo possa dare risposte rapide alle necessità di tanti studiprofessionali che in questo momento si trovano in una condizione di oggettiva difficoltà e che hanno urgente bisogno di essere sostenuti per superare il temporaneo crollo di gran parte delle attività economiche”.
Tra gli aspetti dell’accordo che maggiormente vanno incontro alle esigenze dei professionisti c’è innanzitutto la possibilità data anche agli studi con pochi dipendenti di accedere alla cassa integrazione in deroga. Inoltre, le procedure risultano semplificate. “Chi ha meno di cinque dipendenti dovrà presentare direttamente la domanda alla Regione che, in sede di monitoraggio, si farà carico della informativa periodica alle organizzazioni sindacali. In questo modo i piccoli studi vengono alleggeriti da incombenze procedurali” spiega Pisano.
Inoltre, gli studi con oltre cinque dipendenti potranno presentare la domanda anche in assenza del perfezionamento dell’accordo sottoscritto, purché questo intervenga a corredo istruttorio nei termini dell’accoglimento della domanda (in questo modo l’iter risulta più agevole e veloce).
“Come Confprofessioni abbiamo infine accolto con interesse l’iniziativa di ulteriori misure e provvidenze regionali come quella di estendere gli indennizzi a figure escluse dal decreto legge 18 del governo, come quelle dei lavoratori stagionali e delle colf e badanti, perché crediamo che in questo momento tutti i lavoratori devono essere aiutati” conclude Pisano.
Ricordiamo che al sistema di Confprofessioni Sardegna aderiscono e potranno fruire della cassa integrazione in deroga numerosissime professioni riunite nelle seguenti sigle: Associazione Dottori Commercialisti, Associazione Nazionale Archeologi, Associazione Nazionale Commercialisti, Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Associazione Nazionale dei Revisori Contabili, Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, Associazione Nazionale Forense, Federnotai, Sindacato Nazionale Ingegneri e Architetti Professionisti Italiani, Associazione Nazionale Tecici e tecnici laureati, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, Federazione Italiana Medici Pediatri, Associazione Psicologi Liberi Professionisti, Associazione Nazionale Dentisti Italiani, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, sindacato Nazionale Geologi professionisti e Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Scienze Forestali.
3-04-2020
La Redazione
Contro il covid-19 – bisogna sfruttare le “nostre competenze”.
Il PM di Sassari ha perfettamente ragione quando dice che per combattere il virus è necessario “trattare tutti i pazienti come fossero positivi”. Come non essere d’accordo, tuttavia però la triste realtà è ben lontana da quella prospettata dalla procura, poiché a tutt’oggi siamo a contare le mascherine e quando mancano ci sono colleghi costretti a sanificarle per poterle riutilizzare. Per cui e al netto delle polemiche sull’approvvigionamento dei DPI, è necessario pensare all’ospedale e a tutte le sue articolazioni territoriali (pubbliche e private), come una fortezza, all’interno della quale chi è chiamato a combattere questo nemico invisibile, lo deve fare nella consapevolezza e soprattutto nella piena conoscenza delle procedure e strategie di protezione e sicurezza, ancorché nell’uniformità di comportamenti che rallentino ed impediscano il diffondersi dell’epidemia.
Di tutto questo purtroppo poco si parla, poiché quotidianamente, anche attraverso precise segnalazioni, quello che raccogliamo, oltre a rappresentare le difficoltà di un sistema che continua a fronteggiare l’epidemia con la penuria di dispositivi e di screening, mette in evidenza tutta una serie di difformità di comportamento degli operatori in ordine alle procedure, nonché sull’utilizzo corretto dei DPI. Su questi aspetti rileviamo modi di agire diversi tra il personale, unità operative e/o strutture. L’impressione che avvertiamo è che si continua ad affrontare la diffusione del virus in modalità “difensiva”, manca un vero coordinamento intraospedaliero, mancano regole certe, insomma si naviga a vista. Non basta nominare Commissari esperti dell’emergenza, serve coinvolgere ed utilizzare le esperienze, le “nostre competenze”, ossia di chi ogni giorno mette piede in ospedale. A queste professionalità dobbiamo rivolgerci. Per queste ragioni auspichiamo ed approfittiamo del momento per lanciare un appello al neo Commissario Straordinario della Aou, ma anche a tutte le Direzioni aziendali pubbliche e private che si prendono cura delle persone a vari livelli.
Ecco di questo e di tanto altro si deve parlare e ci si deve confrontare, ovvero come intendiamo governare un ospedale e/o qualsiasi struttura territoriale “ai tempi del coronavirus”.
A nostro modestissimo parere, fin dall’esordio del pesante attacco del virus di metà marzo, che ha colpito pesantemente Cardiologia e Dialisi del SS.Annunziata, per poi propagarsi nelle Case di Cura ed in quelle di Riposo per anziani, abbiamo proposto alla Direzione Aou che l’unità di crisi doveva essere implementata e coadiuvata da un gruppo di validi professionisti ospedalieri, cominciando ad esempio dai Coordinatori sanitari/tecnici capaci di governare e fronteggiare al meglio il diffondersi del contagio, così da scongiurare quanto invece è accaduto e sta continuando ad accadere in tutti i luoghi di cura ed assistenza. E’ necessario fare squadra, serve collegialità ed ascolto, chiarezza, c’è bisogno di sintesi e semplificazione di tutta quella marea di norme, circolari e disposizioni aziendali, tra l’altro e troppo spesso oggetto di aggiornamento e modifica delle stesse.
In tutto ciò poi, come organizzazione sindacale, abbiamo segnalato e sollecitato i vertici aziendali, affinché si apra una discussione sull’ipotesi di incentivazione contrattuale da destinare alla platea di lavoratrici e lavoratori chiamati a combattere in prima linea il coronavirus e che responsabilmente si spendono senza guardare l’ora di inizio e di fine turno, bene a questi dobbiamo rispondere con i fatti, andando oltre gli attestati di stima e solidarietà.
C’è inoltre un altro argomento sul quale è necessario fare chiarezza: i tamponi. Numerosi colleghi ma anche semplici cittadini si rivolgono a noi organizzazioni sindacali per avere notizie sulle modalità ed i tempi di effettuazione degli screening, soprattutto al termine della c.d. quarantena col “doppio tampone”. Pur comprendendo la mole di lavoro del laboratorio, nonché la difficoltà nel reperire reagenti, a nostro avviso sarebbe utile che almeno gli RLS (rappresentanti lavoratori per la sicurezza) abbiano un rapporto diretto con il Dipartimento di prevenzione, i Medici Competenti e soprattutto con l’Igiene pubblica, per confrontarsi sul governo del fenomeno in senso generale, nonché sulle procedure di effettuazione degli screening, i destinatari ed infine sui tempi delle refertazioni.
Consapevoli che quanto sopra non è l’unica soluzione, però siamo assolutamente convinti che senza un vero coinvolgimento degli addetti ai lavori, ossia “delle competenze ospedaliere”, la battaglia contro il coronavirus continuerà ad essere una battaglia persa e a farne le spese purtroppo sono coloro i quali stanno in prima linea battendosi anche e troppo spesso con armi spuntate.
Antonio Monni
(Segretario Territoriale)
2-04-2020
La Redazione
SASSARI, 2 APRILE 2020 – Sanità Animale, nuove modalità di erogazione del servizio.
In relazione all’emergenza da Covid-19, relativamente alla Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare, il Servizio di Sanità Animale della ASSL Sassari rende noto che: viste le attuali misure di contenimento messe in atto dal Governo e dalla Ras in materia di emergenza Covid-19, il Servizio Veterinario, in ottemperanza alle disposizioni Ministeriali, ha ridotto le attività ordinarie concentrandosi su quelle indifferibili e che riguardano principalmente le attività di profilassi e controllo per la prevenzione della diffusione dell’Influenza Aviaria e della Peste Suina Africana.
Sono sempre assicurate le attività relative alla compravendita degli animali da reddito al fine di garantire il pieno funzionamento della filiera alimentare, rientrando, queste, tra le attività essenziali individuate dal Ministero.
Per quanto riguarda i rapporti con l’utenza e di front-office si ribadisce che tutte le esigenze degli allevatori sono soddisfatte attraverso il servizio telefonico dedicato attivo nelle ore di ufficio (8 -14) e il servizio telematico, disponibile h 24, con l’attivazione di caselle mail distrettuali ([email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]) che è stato diffuso a tutti gli allevatori attraverso l’invio di un SMS Alert.
Il Direttore del Servizio di Sanità Animale, Francesco Sgarangella, ricorda inoltre a tutti gli allevatori di suini l’obbligo della comunicazione entro la data del 31 marzo 2020. Questo adempimento deve essere espletato entro il 7 aprile a cura dell’allevatore. A questo proposito gli interessati possono richiedere il modulo da restituire compilato.
Da oggi, per facilitare le operazioni di comunicazione dei dati è stato avviato, con la collaborazione della ditta Extr@informatica, un servizio di compilazione telematica del censimento raggiungibile anche da smartphone, digitando l’indirizzo web http://www.servet.it e completando il format. Il sistema emetterà una ricevuta di conferma a operazione avvenuta.Per informare l’utenza è stato inoltrato un sms a tutti gli allevatori di suini.
L’utilizzo del servizio telematico, raggiungibile da pagina web, sarà potenziato a breve, dando così a tutti gli allevatori la possibilità di inoltrare con questa modalità tutte le richieste relative alla propria azienda (prenotazione modelli 4, richieste di marche auricolari e dichiarazione di nascita dei vitelli).
2-04-2020
La Redazione
Giornata mondiale dell’autismo: Alghero si tinge di blu.
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