Aristeo e SAT bandiscono quattro borse di studio per giovani ricercatori italiani residenti in Sardegna

SASSARI. Quattro borse di studio destinate a giovani ricercatori italiani residenti in Sardegna, legate all’ambito delle discipline storico-artistiche, al campo dell’archeologia, dell’archeo-astronomia e della divulgazione scientifica. La prima borsa, messa a disposizione dal Circolo Culturale Aristeo, darà la possibilità di svolgere attività di ricerca e catalogazione nel campo della grafica e della storia del costume in Sardegna, applicate alla figura del noto caricaturista sassarese Paolo Galleri (1919-2002), del quale il Circolo culturale detiene un fondo cospicuo.

Aristeo mette a bando una seconda borsa per attività di ricerca nel settore dell’indagine archeologica e archeo-astronomica, inquadrata strettamente all’ambito del progetto “La misura del tempo”, in atto dal 2011. Sempre al progetto “La misura del tempo” è rivolta una terza borsa messa in campo dalla Società Astronomica Turritana, mirata più specificamente agli aspetti astronomici. La SAT propone infine un’ulteriore borsa di studio legata alle attività de “La Scienza in piazza”, il più importante appuntamento di divulgazione scientifica del nord Sardegna che coinvolge università, scuole e associazioni.

Per ognuna delle quattro borse è previsto un importo lordo di 1500 euro, e tre mesi di attività. Requisiti di ammissione sono la cittadinanza italiana, essere residenti in Sardegna per tutto il periodo del progetto, non aver riportato condanne penali, essere laureati e non aver superato i trent’anni di età.

Le domande di ammissione dovranno pervenire esclusivamente in via telematica entro il 10 novembre 2021, mediante la compilazione del modulo da inviare in allegato rispettivamente agli indirizzi [email protected]  e [email protected].

All’interno della documentazione, il candidato dovrà inserire lo specifico progetto di ricerca, di massimo due cartelle, legato alle tematiche in oggetto. Il bando completo, il modulo e i dettagli di compilazione della domanda sono disponibili sul sito internet www.aristeo.org e su www.satsardegna.org, nelle cui pagine in breve tempo saranno disponibili gli esiti delle selezioni.




Ad Alghero il fascino dell’archeologia sarda e Gavino Murgia in concerto con Marcello Peghin”

Gavino Murgia

ALGHERO. L’archeologia sarda nella sua dimensione immaginifica e di vasto respiro declinata attraverso le suggestioni della narrativa, della saggistica e della musica. Venerdì 16 luglio il festival “Mediterranea. Culture, scambi, passaggi” entra nel vivo accogliendo la presentazione di un’opera dedicata alle domus de janas, un inestimabile patrimonio culturale della Sardegna, per poi dare spazio a un importante confronto tra l’isola e le antiche civiltà del mediterraneo e quindi ospitare il concerto “Migrants” di Gavino Murgia e Marcello Peghin.

A introdurre queste affascinanti tematiche negli spazi dell’Ex mercato civico di Alghero, alle 19, sarà la presentazione di un libro di narrativa, “Janas s’Incantu” di Sabrina Barlini, che aprirà uno stargate sui temi dedicati alla preistoria sarda, inserita nell’ampio raggio mediterraneo per le innumerevoli correlazioni e stratificazioni storiche e simboliche. Assieme all’archeologa Pierangela De Frassu, l’autrice approfondirà le diverse declinazioni di linguaggio, le forme espressive trasversali e cross mediali che trovano in quest’opera edita da Alfa editrice uno straordinario punto di incontro.

Il giornalista Giuseppe Boni

La Sardegna e il mondo antico. Civiltà mediterranee a confronto” sarà poi il tema di approfondimento del dialogo a più voci che alle 20 metterà a confronto numerosi esperti, a partire dall’archeologa Giuseppa Tanda, massima conoscitrice di domus de janas, che alla guida del Centro Studi “Identità e Memoria” assieme a una rete di sessantatré Comuni sardi ha dato un input fondamentale per l’inserimento della preistoria della Sardegna nella “tentative list”, cioè la lista dei candidati al riconoscimento Unesco 2021 come patrimonio dell’Umanità.

Capofila di questa rete di comuni è proprio il comune di Alghero, che sarà rappresentato dall’assessore alla Cultura, Marco Di Gangi. Interverranno inoltre Bruno Billeci, docente di Architettura ad Alghero e soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio per le Province di Sassari e Nuoro, e quindi l’archeologo Giorgio Murru, direttore del Museo di Laconi dedicato alla statuaria preistorica in Sardegna, che illustrerà il progetto di creazione della rete legata al megalitismo e ai menhir nel contesto dell’Europa occidentale. L’incontro, realizzato in collaborazione con Carlo Delfino Editore e Condaghes è moderato dal giornalista Giuseppe Boni, condirettore del Resto del Carlino.

Molto atteso alle 21 il concerto “Migrants”, che vedrà esibirsi Gavino Murgia ai sassofoni e Marcello Peghin alla chitarra. Lo spettacolo è creato per coniugare diverse esperienze sonore vissute nei più disparati contesti musicali in varie parti del mondo. Nell’esecuzione dei brani, tutti originali e dalle forti connotazioni ritmiche, gli strumenti acustici trovano una giusta fusione con i suoni dei live elettronics. Sonorità classica, mediterranea e jazz si fondono perfettamente attraverso la loro forza evocativa per veder emergere sorprendentemente gli echi delle profonde radici sarde.

Il festival “Mediterranea” è organizzato dall’AES con il patrocinio di Regione Sardegna, Comune di Alghero, Fondazione Alghero e Fondazione di Sardegna, in partenariato con Florinas in giallo, la Libreria Cyrano e un nutrito parterre di istituzioni e imprese di rilevanza regionale, nazionale e internazionale.

Marcello Peghin




Archeoastronomia in Sardegna: orientamenti solstiziali negli edifici cultuali di Serra Orrios e di Sos Nurattolos

Nel corso della nona edizione del convegno internazionale “La Misura del Tempo”, Aristeo e SAT hanno presentato nuove scoperte sull’importanza del ciclo solare negli allineamenti delle strutture templari di Dorgali e Alà dei Sardi

Un legame già verificato nelle precedenti campagne di studio sui siti di Gremanu (Fonni) e di Romanzesu (Bitti)

Indagini anche sulle fasi costruttive del nuraghe Palmavera di Alghero

Gli allineamenti nel villaggio di Serra Orrios

SASSARI. Il convegno internazionale “La misura del tempo” continua a rivelare segreti archeoastronomici di alcuni tra i più importanti siti dell’isola. In questa nona edizione dell’appuntamento organizzato dal Circolo Culturale Aristeo e dalla Società Astronomica Turritana, a suscitare particolare interesse sono stati i risultati preliminari dello studio sul villaggio nuragico di Serra Orrios (Dorgali), ubicato ai margini dell’altopiano vulcanico di Gollei, che hanno mostrato come gli allineamenti siano collegati al ciclo solare.

Come è stato ampiamente illustrato dallo studioso Michele Forteleoni della SAT e dall’archeologa Simonetta Castia di Aristeo, la lettura spaziale e archeoastronomica degli edifici cultuali (due templi a megaron e una capanna cultuale) ha evidenziato, anche in questo caso, l’esistenza di un sistema di posizionamento reciproco, significativo sul piano astronomico, che denota a sua volta un rimando “fattuale” e simbolico tra gli spazi a maggior valenza uranica, legati, secondo la tesi maggiormente accreditata in letteratura, al culto dell’acqua di cielo.

La capanna cultuale è infatti collegata al tempio a megaron A, posto alla periferia del sito, lungo l’asse meridiano nord-sud, e ripropone un legame già verificato nelle precedenti campagne di studio sul sito di Gremanu (Fonni), di Romanzesu (Bitti) e ora anche nella recente indagine nell’area di Sos Nurattolos (Alà dei sardi): a sud il sole e le stelle nella loro massima altezza, e a nord l’asse di rotazione celeste.

Struttura del villaggio di Serra Orrios

La direttrice che congiunge la capanna cultuale al megaron B, presenta invece un orientamento solstiziale, segnando l’alba del solstizio d’inverno e il tramonto di quello estivo. Rispetto agli altri siti d’altura menzionati, a Serra Orrios non sono presenti vene sorgive, ma strutture per la captazione dell’acqua piovana.

Il complesso di Sos Nurattolos sembra costituire un’evoluzione nell’architettura templare nuragica. La relazione presentata da Forteleoni assieme all’archeologa Paola Basoli ha evidenziato che le due coppie di strutture presenti sul sito sono anch’esse disposte in asse meridiano, attraverso un doppio orientamento nord-sud. Unendo gli allineamenti dei quattro edifici, appare evidente che le diverse tipologie di santuari siano state disposte in modo armonico, per formare la figura regolare di un rombo.

Le osservazioni archeoastronomiche hanno interessato anche il sito nuragico di Palmavera di Alghero. Lo studio, condotto da un gruppo di lavoro che fa capo alle due associazioni e alla Sabap di Sassari e Nuoro, è stato illustrato da Michele Forteleoni assieme all’archeologo Luca Doro, che hanno interpretato sul piano astronomico le tre fasi costruttive del monumento. Originariamente, il nuraghe monotorre presentava un ingresso orientato verso il punto solstiziale apparente, intercettando la posizione in cui sorgeva all’orizzonte reale. Nella seconda fase le due torri laterali sono state edificate in perfetta posizione solstiziale, tracciando anche in questo caso l’alba del solstizio invernale e il tramonto del solstizio estivo.

Tempio a megaron di Sos Nurattolos

“La Misura del tempo” quest’anno è stato caratterizzato dalla ricchezza e profondità degli interventi (ben diciassette) di caratura internazionale, presentati in diretta streaming dal giornalista Piegiorgio Pinna sulle pagine facebook delle associazioni organizzatrici. Sono state coinvolte l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, la Sabap di Sassari e Nuoro, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.

Tra i relatori sono intervenuti Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Brera; Giangiacomo Gandolfi dell’Inaf di Roma; Alberto Cora dell’Inaf Torino; Isabella Leone e Nicolás Balbi della Siac-Sociedad Interamericana de Astronomía en la Cultura; Andrea Polcaro dell’Università di Perugia; Alberto Scuderi in rappresentanza dei Gruppi Archeologici d’Italia, Inaf di Catania e Dadu; Nicoletta Lanciano e Flavio Carnevale dell’Università “La Sapienza” di Roma; Marina De Franceschini e Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio astronomico di Genova.

In serata a concludere l’appuntamento è stata la quarta edizione di “Divulgare la scienza”, focus dedicato alle corrette modalità di comunicazione in ambito scientifico e tecnologico, che ha permesso di approfondire le esperienze della Soprintendenza di Sassari e Nuoro grazie alla presenza della funzionaria Nadia Canu, e del Muniss e del Circolo Culturale Aristeo attraverso l’intervento di Stefania Bagella.




Da Sassari al web i segreti dell’archeoastronomia: ritornano La Misura del tempo e Divulgare la scienza

Da Sassari il 18 dicembre il convegno di archeoastronomia in Sardegna e il focus sulla metodologia scientifica in diretta streaming sulle pagine social delle associazioni Aristeo e SAT

 

SASSARI. Un viaggio alla scoperta dei reconditi segni rivelatori del cielo, retaggi di antiche pratiche cultuali e di progettualità sofisticate perdute nei millenni. Venerdì 18 dicembre a Sassari ritorna “La misura del tempo – convegno internazionale di Archeoastronomia in Sardegna”, con una nona edizione in diretta streaming a partire dalle 9 sulla piattaforma Zoom, accompagnata dal prezioso corollario “Divulgare la scienza”, un focus legato alle corrette modalità di comunicazione in ambito scientifico, che per questo quarto anno sarà strettamente indirizzato alle tematiche archeologiche.

L’universo, le stelle, i miti, le stagioni e gli antichi archetipi saranno al centro di questa speciale edizione prenatalizia dell’evento organizzato come ogni anno dal Circolo Culturale Aristeo e dalla Società Astronomica Turritana. Sono coinvolte l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.

Un programma ricco e articolato spazierà dall’ambito proprio dell’astronomia culturale sino a quello archeo-astronomico, dal Paleolitico all’età romana, per toccare ulteriori approfondimenti sugli aspetti metodologici di età medievale.

Non mancherà nel pomeriggio una delle sezioni più attese, quella sulle ricerche condotte in Sardegna ad opera di Aristeo e SAT e dei gruppi di lavoro interdisciplinari che si sono costituiti in questi lunghi anni di attività e scambio culturale e scientifico. Spicca il contributo dedicato agli Orientamenti archeoastronomici nel complesso archeologico di età nuragica di Serra Orrios di Dorgali.

L’intensa giornata di contributi e dibattiti si chiuderà con il breve e significativo resoconto sui modi della comunicazione archeologica, che si preannuncia di particolare interesse. Il pubblico potrà partecipare ai lavori attraverso i social, sulle due pagine facebook delle associazioni organizzatrici in diretta dall’Osservatorio astronomico di Siligo.

Il programma. Il convegno prende il via alle 9 con i saluti istituzionali. Ad aprire i lavori sarà Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico di Brera – Inaf, con un intervento sul “Legame tra Astronomia e Geologia”. Tra gli interventi della mattinata seguiranno Paolo Colona dell’Accademia delle stelle di Roma, che esporrà la relazione dal titolo “The astronomical content of the Myth of Phaethon”; dall’Inaf di Roma, Giangiacomo Gandolfi presenterà “Thema Mundi: Breve Storia dell’Oroscopo del Mondo”; Alberto Cora dell’Inaf Torino argomenterà sui “Calendari paleolitici e la venere di Laussel: in memoria di Alexander Marshack”; Nicoletta Lanciano dell’Università “La Sapienza” di Roma esporrà “L’orologio solare catottrico del Convento di Trinità dei Monti a Roma”; Isabella Leone e Nicolás Balbi della Siac-Sociedad Interamericana de Astronomía en la Cultura, daranno un contributo sul “Cromlech di Mezora: Un aggiornamento archeoastronomico nel tentativo di identificare un culto solare”; dei “Menhir di Cerami (Enna)” parleranno Ferdinando Maurici, Alfio Bonanno dell’Inaf di Catania, Nicola Bruno, Andrea Polcaro dell’Università di Perugia e Alberto Scuderi dei Gruppi Archeologici d’Italia; Andrea Polcaro dell’Università di Perugia esporrà “Il giorno più lungo e il dio morente: Baal e il Solstizio d’Estate nel pantheon levantino dell’Età del Bronzo”; l’archeologa Marina De Franceschini e Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio astronomico di Genova illustreranno “La Grotta di Tiberio a Sperlonga ed il suo orientamento astronomico”; quindi Flavio Carnevale e Marzia Monaco dell’Università “La Sapienza” di Roma concluderanno la sessione con “Misurare dal cielo: una proposta metodologica per il calcolo degli errori associati ai rilevamenti da immagini satellitari”. Si prosegue con il dibattito.

La sessione pomeridiana riprende alle 15.30 con l’intervento di Gianfranca Salis della Sabap di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, che presenta “Comunicare il sacro. Riflessioni sul culto in età nuragica”; subito dopo Simonetta Castia e Michele Forteleoni di Aristeo e SAT presentano “Orientamenti archeoastronomici nel complesso archeologico di età nuragica di Serra Orrios (Dorgali)”; L. Doro, M. Forteleoni, G. Gasperetti, P.L. Tomassetti per la Sabap di Sassari e Nuoro, Aristeo e SAT, proporranno alcune “Riflessioni preliminari sugli orientamenti astronomici presenti nel nuraghe Palmavera di Alghero alla luce delle nuove scoperte architettoniche”; quindi Michele Forteleoni e l’archeologa Paola Basoli esporranno gli “Allineamenti astronomici nell’area cultuale di Sos Nurattolos (Alà dei Sardi)”.

Alle 17 prende il via il focus “Divulgare la scienza”, con il soprintendente Bruno Billeci della Sabap di Sassari e Nuoro e Maria Dessì del Dadu-Università di Sassari che interverranno con una trattazione sulla “Diagnostica strumentale per la conoscenza e la conservazione dell’architettura medievale nel mediterraneo”; Nadia Canu e Giuseppe Melosu della Sabap di Sassari e Nuoro esporranno la relazione “Comunicare i beni culturali in tempo di Covid: le iniziative della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro”; l’ultimo intervento, di Stefania Bagella del Muniss, prima dell’apertura del dibattito presenterà “Modi e mode nella comunicazione della Sardegna nuragica”. Per info rivolgersi alla segreteria organizzativa al numero 3397760176.




La Guardia Costiera di Porto Torres e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro a protezione dei beni sommersi

Lo scorso 8 ottobre la Capitaneria di porto di Porto Torres, sotto il coordinamento della Direzione Marittima di Olbia, e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro hanno collaborato per la pianificazione di un sistema di vigilanza e tutela in seguito all’avvenuta individuazione di n° 4 relitti profondi ed altri beni sommersi nel Golfo dell’Asinara.

Cardine del sistema, oltre all’apposita Ordinanza (la n° 50/2020) della Capitaneria di Porto Torres, contenente divieti e prescrizioni, è un avanzato Sistema Informatico di cui è dotata la Sala Operativa del Comando turritano.

La zona di mare interessata, infatti, sarà monitorata in remoto direttamente dai militari tramite il Sistema denominato “Pelagus” in grado di effettuare registrazioni ed acquisizione di dati, pienamente utilizzabili come fonte di prova in caso di attività illecite poste in essere nella zona interessata.

Il passo in avanti compiuto dalla Capitaneria di porto e dalla Soprintendenza assume un forte significato in quanto, al di là della tutela dei beni in sé, rappresenta anche un allineamento sia con la Convenzione Unesco del 2001, che tutela i beni archeologici e storici rinvenuti nella zona di mare di 12 miglia dal limite esterno del mare territoriale, sia con la Legge n° 61/2006 che ha autorizzato l’istituzione di zone di protezione ecologica a partire dal limite esterno del mare territoriale.

Il Comandante della Capitaneria di porto C.F. Gianluca Oliveti, la Dott.ssa Gabriella Gasperetti della Soprintendenza e l’Ing. Guido Gay, autore della scoperta dei relitti e dei beni sommersi, hanno espresso la propria soddisfazione per il risultato della collaborazione posta in essere, valutata come esempio di sinergia tra Amministrazioni diverse e privati.




Dagli orientamenti solstiziali al calendario stellare dei nuragici: le nuove scoperte di Aristeo e SAT per “La misura del tempo”

Dalle indagini svolte sui siti di Romanzesu e Paule s’Ittiri giungono nuove sorprese e spunti di interesse archeoastronomico in Sardegna

 

SASSARI. Il convegno “La Misura del Tempo” ha riservato anche quest’anno sorprese e spunti di riflessione in campo archeoastronomico per alcuni importanti complessi megalitici dell’isola. Se il sito di Romanzesu a Bitti sembra aver custodito per millenni i segreti di allineamenti solstiziali, dall’area cultuale di Paule s’Ittiri, in agro di Torralba, sembrerebbero provenire importanti elementi per la costituzione di un vero e proprio calendario stellare dell’epoca nuragica.

L’indagine effettuata dal Circolo Aristeo e dalla Società Astronomica Turritana sulle strutture cultuali di “Romanzesu”, ha evidenziato come gli edifici, nel loro reciproco posizionamento delimitino figure geometriche ben definite legandole agli orientamenti astronomici.

Come ampiamente illustrato nel corso del convegno, l’indagine svolta intorno al complesso archeologico di Romanzesu da Michele Forteleoni e Simonetta Castia ha mostrato come i tre templi a megaron A, B e C siano perfettamente posizionati per formare un triangolo isoscele, con i templi A e B al meridiano in direzione Nord-Sud. Ma è il legame tra i templi e il vicino recinto cerimoniale a destare il maggior interesse archeoastronomico: dall’ingresso del tempio C (il cosiddetto Heroon) è possibile osservare, il giorno del solstizio estivo, la levata del Sole dietro il tempio B e dietro il recinto cerimoniale il giorno del solstizio invernale; viceversa si osserverà dietro il tempio C il tramonto del Sole a solstizi invertiti.

Le analisi effettuate con l’utilizzo di GPS e Stazione Totale hanno consentito di restituire una planimetria generale del sito più accurata, mostrando quanto lo studio sulla carta sia inopportuno in assenza di una georeferenziazione precisa.

Ma le sorprese non sono finite. Un’altra indagine della SAT ha consentito di ricavare interessanti elementi per la codificazione di un calendario stellare di epoca nuragica, attraverso lo studio del sito di Paule s’Ittiri, già indagato lo scorso anno per gli allineamenti degli ingressi delle strutture di carattere cultuale. Quest’anno la domanda è stata rivolta al “cosa vedessero gli antichi alle spalle dei monumenti”.

Le ricerche hanno mostrato che dietro di essi tramontano Arturo, Vega e Capella, le tre stelle più luminose nel nostro emisfero celeste.  Calcolando i momenti in cui esse sono visibili all’orizzonte prima dell’alba e dopo il tramonto del Sole è possibile individuare date utili per un calendario legato alle attività agricole.

Dallo studio degli “Aspetti metrici e geometrici del complesso di Gremanu a Fonni” condotto dagli studiosi Flavio Carnevale e Marzia Monaco dell’Università “La Sapienza” di Roma (che hanno lavorato in équipe con Aristeo e la SAT), sono state messe in luce diverse unità di misura assimilabili al cubito, l’esistenza di cantieri di costruzione che utilizzavano multipli costruttivi differenti.

Alberto Scuderi e Ferinando Maurici del Gruppo Archeologi D’Italia e della Soprintendenza del Mare della Sicilia, hanno illustrato il contesto monumentale della valle dei menhir di Cerami (in provincia di Enna), proponendo una comparazione con aree simili presenti in Sardegna.

Di una comparazione tra i calendari agricoli nell’antichità si è occupato anche Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico di Brera- Inaf, attraverso gli scritti di autori classici come Catone il censore e Varrone, la cui lettura e analisi, pure svolta con cautela e ponderatezza, rende evidente che i solstizi e gli equinozi dovevano essere un riferimento usato fin dalla preistoria.

Una critica alla metodologia delle visite didattiche “usa e getta”, comuni nel turismo culturale, è stata rivolta da Nicoletta Lanciano dell’Università “La Sapienza” di Roma. La studiosa ha indicato l’importanza di educare a osservare, a guardare con curiosità. E quindi a inseguire tracce perdute, nascoste o evidenti legate ai monumenti o al passaggio di personaggi importanti, spingendo il fruitore della comunicazione a riconoscerle e interrogarsi verso questo tipo di informazioni.

Molto sofisticato e apprezzato l’intervento di Marcello Ranieri dell’Università “La Sapienza”, sugli schemi armonici pitagorici desumibili dalla tavoletta babilonese di diorite nera, dalla quale si evince come la conoscenza delle terne pitagoriche o quasi pitagoriche, negli antichi, permettesse di realizzare rettangoli perfetti o quasi anche nei piccoli oggetti, senza calcolare quadrati ed estrarre radici quadrate.

Interessanti sviluppi sull’evoluzione degli edifici a pianta rettangolare del Bronzo medio in Sardegna sono stati presentati dall’archeologa Valentina Leonelli, grazie anche alla recente scoperta in provincia di Sassari di un monumento che apparirebbe antesignano del tempio a megaron. È stato ipotizzato che questa tipologia di templi sia nata come magazzino (in qualche modo connesso al sacro in quando bene prezioso per la comunità), per diventare in seguito un deposito di culto e quindi tempio votivo che trova la massima rappresentazione nel bronzo finale attraverso il deposito di oggetti di culto.

La lunga storia di scavi sul sito di Abini, nel comune di Teti, è stata illustra da Claudio Bua dell’Università degli Studi di Sassari. Una storia fatta di dei, demoni e tesori, che a partire dal 2013 ha restituito nuove scoperte, quando l’ateneo sassarese ha ripreso i lavori di scavo con la docente Anna Depalmas. Nonostante la compromissione del sito, sono stati rinvenuti nuovamente pugnali e altri materiali in bronzo, olle, ciotole carenate, scodelle ed elementi in pasta vitrea, ed è ipotizzabile che vi fosse presente una struttura a doppio spiovente, simile a quella di Su Tempiesu.

Per la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Sassari e Nuoro, Nadia Canu e Michela Migaleddu hanno presentato i risultati degli scavi e delle ricerche condotti nella “Necropoli di Murrone”, illustrando nel dettaglio le ricerche sul campo. In particolare, si è compreso che il sistema di “canalette” presente in superficie servisse a delimitare la perimetrazione degli ambienti presenti al di sotto, quasi a creare una connessione, assieme ad altre strutture sopraelevate, con le aree degli ipogei.

La giornata di studio si è conclusa con alcuni spunti di riflessione e prospettive di ricerca sui “Nuragici tra continuità e trasformazione”, in cui l’archeologa Gianfranca Salis della Soprintendenza Archeologia di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, ha elencato due sostanziali linee di indirizzo: da un lato l’incontro e l’acculturazione con altre civiltà di approdo, come quella dei fenici; dall’altro lo scontro e l’opposizione culturale ben evidenziata da Lilliu nella teoria della costante resistenziale. Il bilancio dell’iniziativa è stato senz’altro positivo, offrendo lo spunto e l’occasione per il consolidamento di future collaborazioni.




A Sassari “La misura del tempo” “Divulgare la scienza”

Venerdì 29 e sabato 30 novembre ritornano le due giornate imperdibili per gli appassionati di astronomia, archeologia e comunicazione scientifica, organizzate dal Circolo Culturale Aristeo e dalla Società Astronomica turritana in collaborazione con importanti realtà accademiche e istituzionali

 

SASSARI.  Sono ormai due appuntamenti attesi e immancabili per gli appassionati di archeoastronomia e comunicazione scientifica: “La misura del tempo” e “Divulgare la scienza” ritornano per l’ultimo weekend di novembre con tante curiosità, approfondimenti e presentazioni di studi inediti.

Venerdì 29 e sabato 30 novembre, il Circolo culturale Aristeo e la Società Astronomica Turritana hanno messo in campo due intense giornate di studi tra la Sala Angioy del Palazzo della Provincia e la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna, coinvolgendo l’Università di Sassari, l’Università La Sapienza di Roma, l’Inaf , l’Aif e altre importanti realtà accademiche e istituzionali.

Da un lato il convegno internazionale sull’archeoastronomia in Sardegna con alcuni dei più preparati studiosi in materia. Dall’altro una tavola rotonda che mette in campo ricercatori, istituzioni culturali e media per confrontarsi sulle implicazioni etiche e metodologiche di una corretta divulgazione e un’efficace comunicazione in campo scientifico.

“La misura del tempo”, giunto all’ottava edizione, prenderà il via alle 9.30 nella Sala Angioy del Palazzo della Provincia, con i saluti istituzionali dell’assessora alla Cultura del Comune di Sassari, Rosanna Arru.

Alle 10, ad aprire i lavori saranno Alberto Scuderi e Ferdinando Maurici, che presenteranno “La valle dei menhir di Cerami (Enna)”, a cura del Gruppo Archeologi D’Italia e della Soprintendenza del Mare.

Di “Astronomia e agricoltura nell’antichità” si parlerà invece con Elio Antonello dell’Osservatorio Astronomico di Brera- Inaf.

L’obiettivo sarà quindi puntato sulle “Tracce di astronomia nei monumenti e manufatti di Roma”, grazie all’intervento di Nicoletta Lanciano dell’Università “La Sapienza” di Roma, che sarà impegnata il giorno precedente con la conferenza “Mappamondi paralleli”, presso la Biblioteca Universitaria di Sassari, per gli “Incontri ravvicinati con la scienza” (giovedì 28 novembre, ore 17).

La Sardegna ritorna invece protagonista con l’esposizione di Simonetta Castia e Michele Forteleoni, che presenteranno i dati preliminari di sugli “Orientamenti archeoastronomici nel complesso archeologico di età nuragica di Romanzesu a Bitti”, a cura del Circolo culturale Aristeo e della Società Astronomica Turritana

Sempre a cura di Aristeo e SAT, gli “Aspetti metrici e geometrici del complesso di Gremanu a Fonni” saranno toccati da Flavio Carnevale e Marzia Monaco dell’Università “La Sapienza” di Roma. Subito dopo si darà spazio al dibattito.

La conferenza riprende nel pomeriggio, alle 15 per accogliere “Gli schemi armonici pitagorici della tavoletta babilonese di diorite nera” nell’analisi di Marcello Ranieri dell’Università “La Sapienza”.

L’archeologa Valentina Leonelli esporrà le sue considerazioni in merito agli “Edifici a pianta rettangolare del Bronzo medio in Sardegna”, mentre Anna Depalmas dell’Università di Sassari parlerà di “Eroi, demoni e tesori: Abini, archeologia di una scoperta”.

“Un calendario stellare in epoca nuragica” sarà un nuovo tema di argomentazione per Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana. Per la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, Nadia Canu esporrà i risultati degli scavi e delle ricerche della “Necropoli di Murrone tra segni e rituali” condotti insieme a Michela Migaleddu, Pino Fenu e Consuelo Rodriguez.

Spunti di riflessione e prospettive di ricerca sui “Nuragici tra continuità e trasformazione” saranno al centro della relazione di Gianfranca Salis per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio Cagliari e per le province di Oristano e Sud Sardegna.

Sabato 30 novembre, l’attenzione si sposta nella Sala convegni della Fondazione di Sardegna, per la terza edizione di “Divulgare la scienza”. La giornata di studi, moderata da Pier Giorgio Pinna, prenderà il via alle 9.30 con i saluti istituzionali del delegato rettorale dell’Università di Sassari al Sistema bibliotecario, archivi, museo, divulgazione scientifica, Roberto Furesi.

A dare avvio ai lavori alle 10 sarà Alberto Cora dell’Inaf di Torino, introducendo “Citizen & Science: lo storico esempio dell’astronomia”. Emilio Molinari dell’Osservatorio Astronomico Cagliari – Inaf, tratterà il tema degli “Esopianeti, alla ricerca di un gemello della Terra”. La “Divulgazione scientifica e didattica delle scienze con Lucrezio” sarà argomentata da Gian Nicola Cabizza dell’AIF.

Gli “Allineamenti e orientamenti archeoastronomici in Sardegna, tra ricerca e comunicazione” saranno al centro dell’intervento di Simonetta Castia e Michele Forteleoni, a cura di Aristeo e SAT.

Quindi l’archivista Stefano Alberto Tedde esporrà “Oltre il digital divide: Storie di archivi che “fanno bene” all’uomo.

Simonetta Castia e Stefania Bagella presenteranno la relazione “Vivo come una statua. Itinerari culturali in città”, inerente iniziative realizzate dal Circolo culturale Aristeo. “Dialoghi della memoria e della scienza nei media” saranno invece trattati dalla giornalista televisiva Simona Scioni. Ultimo intervento prima dell’apertura del dibattito sarà quello di Pier Andrea Serra dell’Uniss sui “Nano-biosensori: pensare in grande, costruire in piccolo”. Per info rivolgersi al 3397760176. Entrambi gli appuntamenti permettono il riconoscimento dei crediti formativi universitari CFU.




conferenze sull’archeologia – appuntamenti ad Alghero

Alghero per l’Archeologia,  incontri domani e sabato con i focus sul villaggio nuragico di Sant’Imbenia.

 

Dopo una pausa tecnica, riprende “Alghero per l’Archeologia” 2019, il programma culturale organizzato dal Comune di Alghero con la propria Fondazione, in collaborazione con la Soprintendenza ABAP SS-NU ed il Segretariato Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Sardegna.

Venerdì 26 Luglio, ore 19.00, sala mosaico del Museo Archeologico, ingresso via Carlo Alberto, l’archeologa Rossella Colombi con l’intervento “Vacanze romane a Porto Conte. Scavi e ricerche nella Villa romana di S. Imbenia – Alghero” ci introduce alla conoscenza di uno dei più importanti siti archeologici del territorio di Alghero. Una Villa d’ozio e di produzione che ha incantato tanti secoli fa una famiglia “romana” di prestigioso lignaggio e che  oggi stupisce per i materiali recuperati ed esposti nel Museo Civico archeologico algherese.

Sabato 27 Luglio, ore 19.00, sala mosaico del Museo Archeologico, ingresso via Carlo Alberto,   l’archeologo Francisco J. Núñez, responsabile degli scavi  archeologici della più importante necropoli fenicia di Tiro (Libano) e collaboratore del Prof. M. Rendeli nelle ricerche presso il villaggio nuragico di S. Imbenia, presenterà la conferenza “La Diaspora Fenicia attraverso il Mediterraneo: il caso di S. Imbenia”, illustrerà nuovi dati sull’espansione fenicia in Occidente con un importante e particolare focus sul villaggio nuragico di S. Imbenia alla luce della frequentazione del sito “algherese” da parte degli esperti navigatori del Vicino Oriente molto prima della fondazione delle Colonie nel sud dell’Isola.

Le conferenze sono presentate dal Dott. Pietro Alfonso, archeologo e delegato dell’Ufficio Eventi del Comune di Alghero, con l’intervento dell’Assessore al Turismo e Cultura, Marco Di Gangi.




Al via a Sant’Antioco la XIII Scuola estiva di archeologia fenicio-punica dell’Università di Sassari

XIII SUMMER SCHOOL DI ARCHEOLOGIA FENICIO-PUNICA 2019

Sant’Antioco, MAB – Museo Archeologico “Ferruccio Barreca”

 

2 luglio 2019

SANT’ANTIOCO. Partirà il 4 luglio la XIII edizione della Summer School di Archeologia Fenicio-Punica, in collaborazione tra il Comune di Sant’Antioco e il Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università degli Studi di Sassari. Le attività sul campo, con la partecipazione di numerosi studenti e specializzandi, riguarderanno lo studio dei reperti di età fenicia e punica emersi nel corso dei più recenti scavi archeologici e una campagna di rilevamento planimetrico nei siti del Cronicario di Sant’Antioco e nel vicino centro di Monte Sirai a Carbonia; in parallelo si procederà nella selezione di campioni organici e inorganici per una serie di analisi di laboratorio programmate, al fine di incrementare il potenziale informativo del record archeologico. Il programma della Summer School prevede inoltre una nutrita serie di conferenze tematiche tenute da specialisti del settore, che coinvolgono numerosi archeologici impegnati in Sardegna e nel più ampio contesto del Mediterraneo antico tra il II e il I millennio a.C. Nell’ambito del gemellaggio tra il Comune di Sant’Antioco e la Municipalità di Tiro e dei rapporti scientifici tra l’Università di Sassari e l’Université Libanaise, che suggellano una vicinanza culturale concretizzatasi quasi tre millenni fa con la fondazione fenicia di Sulky, la Summer School ospiterà diversi studiosi libanesi e archeologi italiani impegnati nelle attività di ricerca nella sponda orientale del Mediterraneo.

Le conferenze serali, secondo il programma esposto nella locandina dell’evento, inizieranno il giovedì 4 luglio e saranno aperte a tutti gli interessati, concludendosi il venerdì 26 luglio con la presentazione in anteprima dei nuovi risultati scaturiti dalle ricerche in corso.

Locandina XIII Summer School di Archeologia




Alghero per l’Archeologia: conferenze 2019

dopo il successo dello scorso anno, il Comune di Alghero con la propria Fondazione ed in collaborazione con la Soprintendenza ABAP SS-NU ed il Segretariato Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Sardegna, presentano il programma “Alghero per l’Archeologia” 2019. Il coordinamento sarà del dr. Pietro Alfonso. Venerdì 26 aprile la prima conferenza sulla Nascita di Alghero, tra documenti scritti e archeologia”, con Marco Milanese, docente di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Sassari, responsabile scientifico delle più importanti ricerche archeologiche svolte nel centro storico di Alghero, che presenterà un argomento di straordinario interesse per conoscere in modo puntuale e con dati basati sulla metodologia della ricerca archeologica l’origine di una delle città più importanti della Sardegna. In allegato la locandina del secondo ciclo d’incontri programmati presso la Sala Mosaico del Museo Archeologico della città di Alghero.