COLDIRETTI NU-OG. LA BEFFA DELL’ANOMALIA N21: PRATICHE BLOCCATE DAL SISTEMA INFORMATICO
E’ la stessa che ha interessato l’allevatore Stefano Arzu

Centinaia di migliaia di euro fermi al palo a causa di sistemi informatici. Anomalie che stanno bloccando imponenti somme di denaro, fino a 70mila euro ad azienda, ma che sono risolvibili in pochi giorni come ha dimostrato il “caso Stefano Arzu”, il dirigente di Coldiretti Nuoro Ogliastra di Talana, allevatore di suini, che dopo aver consegnato le chiavi della sua azienda al sindaco e al maresciallo dei carabinieri, si vide sbloccata la pratica con conseguente liquidazione dei le denari.
L’anomalia, incubo di circa 300 aziende ricadenti nel territorio della Federazione provinciale di Coldiretti Nuoro Ogliastra, che dal Sarcidano va alla Baronia ed a Bosa, ha bloccato imponenti somme del Premio unico a causa della cosiddetta anomalia N21 (la stessa di Arzu). Praticamente l’anomalia emerge su mappali estesi condivisi da più aziende (comunali e privati), quando il sistema informatico fa la sovrapposizione delle particelle.
La burocrazia passa anche da questo e continua a tormentare il mondo agricolo che si vede bloccati i denari nel pieno di una crisi economica senza precedenti, affossata da Covid, rincaro prezzi e ora anche dalle conseguenze della terribile guerra in Ucraina.
Questa mattina una delegazione di allevatori, in rappresentanza dei 300 colpiti dalla N21, quelle che hanno bloccati dai 50 ai 70 mila euro, si sono presentati in via Attilio Deffenu, davanti alla prefettura di Nuoro e hanno consegnato, insieme al presidente ed al direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis e Alessandro Serra e a Stefano Arzu, al prefetto Luca Rotondi, le chiavi delle proprie aziende: i registri di stalla e aziendali.
“E’ assurdo lasciare bloccati centinaia di migliaia di euro per anomalie del sistema informatico – denuncia il presidente Leonardo Salis –, lo è in tempi ordinari perché le aziende contano su quei denari e hanno programmato le attività e gli investimenti ma lo è ancora di più adesso, nel mezzo di una crisi economica senza precedenti, in cui servono come l’aria per tenere in piedi l’azienda”.
“La burocrazia si sta dimostrando un nemico peggio del Covid e delle speculazioni – continua Alessandro Serra – e si sta palesando come una grande beffa per questi allevatori ai quali è stato anche dimostrato che queste anomalie si possono risolvere in pochi giorni come fatto con Stefano Arzu. E’ inaccettabile che le pratiche si risolvano ah hoc, lo stesso Arzu si è spinto alla clamorosa protesta, in sinergia con noi, proprio per denunciare tutto il sistema non solo la sua pratica”.
“La crisi è pesantissima e l’agricoltura come gli altri settori economici stanno annaspando – aggiunge Leonardo Salis -. Non stiamo chiedendo altri fondi ma solo di sbloccare quelli che spettano agli allevatori, su pratiche correttamente presentate nel rispetto di tutti i crismi che presentano solo anomalie a causa di un sistema informatico che non riesce a leggere e identificare più aziende in uno stesso mappale. Per questo vanno sbloccate immediatamente tutte, senza alcuna distinzione”.

Ufficio stampa Coldiretti Sardegna
Michele Arbau




Mario Bruno: “chiusa Urologia al Civile di Alghero. Una beffa.”

Mario Bruno: “chiusa Urologia al Civile di Alghero. Una beffa.”

Da oggi, primo febbraio, la Asl ha chiuso il reparto di degenza di Urologia dell’ospedale civile di Alghero diretto dal dottor Angelo Tedde. Una beffa. Chiedo con forza che venga riaperto immediatamente. Anche perché qualche settimana fa veniva garantita con enfasi dal presidente del Consiglio Regionale Michele Pais la simultanea apertura del reparto di otorino, ma insieme al mantenimento in operatività dell’urologia. Parole al vento. Otorino aperto, ma Urologia chiusa. Ed entrambe le discipline sono essenziali e altamente professionali. L’urologia del Civile, che viene riconosciuta da tutti come un’eccellenza grazie alle innumerevoli e delicate patologie curate con successo e professionalità per i pazienti dell’intero territorio provinciale è stata chiusa per mancanza di infermieri, dirottati nei reparti COVID o in altre unità ospedaliere. Parliamo di infermieri non di anestesisti come accade per altri reparti, il che fa propendere più per una scarsa organizzazione del lavoro che per vera e propria assenza di personale. Inaccettabile, anche perché il reparto – che ha una lunga lista di interventi in attesa con pazienti che necessitavo di ricovero nei posti letto dell’unità ristrutturata e riaperta nel maggio scorso con 6 posti letto – è riuscita a mantenere sempre alto il profilo dei servizi erogati ai pazienti. Punto specializzato per il trattamento dell’incontinenza urinaria maschile per coloro che hanno dovuto subire un intervento chirurgico di prostatectomia radicale per tumore della prostata, anche nei giorni scorsi ha garantito interventi di vera eccellenza. Una equa distribuzione degli infermieri nei reparti da parte della Asl garantisca la riapertura di un reparto fondamentale, fiore all’occhiello del presidio algherese e dell’intera isola.




SICCITÀ. BEFFA CLAMOROSA: ARGEA COMUNICA CHE SONO SCADUTI I TERMINI PER I PAGAMENTI

“Il 21 settembre 2021 è il termine ultimo per provvedere alla liquidazione degli indennizzi per danni causati dall’evento calamitoso in oggetto”.
Sono due righe, apparentemente, di una semplice comunicazione di servizio all’interno di una lettera articolata inviata da Argea ad un agricoltore che invece svelano una delle più grandi contorsioni burocratiche a danno degli agricoltori.
In pratica si sta comunicando che sono scaduti i termini per liquidare la terribile siccità del 2017 come del resto recita e conferma il comma 4 dell’articolo 25 del Regolamento U.E. 702/2004 (citata come fonte da Argea nella lettera):
“I regimi di aiuto sono introdotti entro tre anni dalla data del verificarsi dell’avversità atmosferica assimilabile a una calamità naturale. Gli aiuti sono versati entro quattro anni a decorrere da tale data”.
Uno scandalo colossale, è la vittoria clamorosa della burocrazia che uccide l’agricoltura.
“Vogliamo avere un report dettagliato della pratiche liquidate, istruite, ancora da istruire e non liquidate e che strada percorreranno, e quando, quelle ritenute inammissibili e recuperate nel luglio del 2020 con la procedura del de minimis grazia ad una nostra proposta – tuona il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Dobbiamo avere un quadro trasparente che manca dal 30 aprile, anche perché le aziende agricole devono avere la possibilità, nel caso siano state escluse per negligenze o per qualsiasi altro motivo che li esula da colpe, di potersi difendere nelle sedi opportune e rivendicare un proprio diritto”.
Dopo quattro anni di perdite pesanti, false speranze continuamente alimentate, rimbalzi, rinvii, arriva anche la super beffa della scadenza dei termini. Un gioco di prestigio della burocrazia che prima si burla della vittima, poi la uccide e si autoassolve con fredda disinvoltura.
La via crucis comincia appunto nel 2017, quando una terribile siccità colpì l’agricoltura sarda causando pesanti perdite a tutti i settori.
L’allora giunta regionale, unilateralmente decise di stanziare i fondi per indennizzare giustamente i pastori dimenticando però, colpevolmente, tutti gli altri settori che saranno recuperati successivamente grazie all’intervento di Coldiretti Sardegna.
Inizia un nuovo calvario dapprima, ancora una volta, con i due pesi e due misure seguiti dalla Regione per liquidare i ristori. Via preferenziale per i pastori che già dal 2017 iniziarono a ricevere nei conto correnti i denari e percorso a ostacoli per tutti gli altri settori. A gennaio 2020, come dimostrò un report di Coldiretti Sardegna, delle oltre 22.000 domande presentate da circa 11.500 aziende agricole erano state liquidate appena 6 domande su 100.
Percorso a rallentatore che è proseguito anche dopo. Dall’ultimo report della unità di progetto task force istituita dalla Regione (30 aprile 2021) il 35 per cento delle domande sono non ricevibili (si tratta di domande compilate male che ha portato ad una loro duplicazione, pertanto sono state annullate); il 4 per cento risultavano in istruttoria, mentre il 26 per cento avevano concluso l’istruttoria con esito positivo ed erano in liquidazione. Mentre il 32 per cento sono state giudicate inammissibili, ma recuperate e liquidabili con il de minimis.
“Domande quest’ultime – ricorda il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – che dalle ultime notizie che abbiamo non erano state ancora istruite e che sarebbe ancora una volta una beffa se non percorressero una strada diversa dalle altre e si considerassero non liquidabili perché sono scaduti i termini”.
“E ora chi paga? – si chiede il presidente di Coldiretti Sardegna – Chi paga l’inefficienza della pubblica amministrazione? Chi va a verificare le responsabilità di chi ha tenuto per anni queste pratiche inevase? Di chi è la responsabilità?”
“Chiediamo – propone il direttore a nome dell’organizzazione – che si percorra la soluzione di spostare i termini di quattro anni vista la grande emergenza Covid che ha interrotto il funzionamento degli uffici. In alternativa come si paga? Non certo con il de minimis, che potrebbe non essere tra l’altro capiente per le aziende”.
“E’ una situazione scandalosa – chiosa Battista Cualbu -. Se non avremmo risposte marceremo su Cagliari con migliaia di agricoltori”.

Ufficio stampa Coldiretti Sardegna
Michele Arbau




MALTEMPO. COLDIRETTI NORD SARDEGNA. OLTRE I DANNI LA BEFFA DELLE ASSICURAZIONI

Dopo gli 800 ettari nella Valle del Coghinas altri 250 sommesi d’acqua ad Alghero e Olmedo

 

Anche le campagne di Alghero e Olmedo sono sommerse dall’acqua. Dopo gli 800 ettari, nella Bassa valle del Coghinas, dove sono coperti dall’acqua soprattutto carciofaie (qui le amministrazioni comunali di Valledoria, Viddalba e Santa Maria Coghinas hanno chiesto alla Regione lo stato di calamità naturale), Coldiretti Nord Sardegna da notizia infatti di altri 250 ettari allagati nella città del corallo e questa mattina ha inviato una lettera al sindaco Mario Conoci  in cui gli propongono di inoltrare alla Regione la richiesta dello stato di calamità naturale.

I più penalizzati sono i prodotti di stagione da campo ma anche alcuni vigneti cominciano a soffrire. Da giorni le colture sono sotto acqua e molte non saranno raccolte perché da buttare.

Le zone più colpite sono Guardia Grande, Sa Segada, Santa Maria La palma e Maristella, dove si trovano campi coltivati (cavolfiori, cavolo rosso, patate, finocchi, carciofi, fave, grano ed erbai). Compromessi anche diversi campi di fragole. In pericolo anche alcuni vigneti che possono subire dei danni a seguito degli allagamenti per asfissia radicale.

“Le precipitazioni straordinarie di questi giorni che si aggiungono ad altre ondate di piogge straordinarie e a mesi di piogge – afferma il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti – stanno mettendo in ginocchio centinaia di agricoltori. I campi saturi di acqua sono da giorni allagati e stanno mettendo in pericolo diverse colture”.

Oltre il danno la beffa perché molti agricoltori vista la lentezza nel rimborso delle assicurazione non riescono a sostenerne le spese e hanno dovuto rinunciare a questo importante paracadute.

“Le assicurazioni agricole hanno dei costi molto alti che si riesce a sostenere grazie ai rimborsi di oltre il 50% delle somme da parte di Agea – afferma il componente del consiglio del Consorzio di difesa di Sassari Antonello Deiana –. Purtroppo questo strumento molto utile si è inceppato nel momento in cui i rimborsi arrivano in forte ritardo anche oltre le due e tre annualità. In molti hanno e stanno rinunciando all’assicurazione in quanto è impossibile anticipare più annualità. Alcuni hanno ricorso anche ai prestiti bancari e si sono ritrovati in serie difficoltà a causa di questi ritardi”.

“In questo modo si toglie alle aziende uno strumento fondamentale che spesso riesce a tutelarle – soprattutto in un momento come questo in cui i cambiamenti climatici le stanno esponendo a perdite ingentissime in quasi tutte le annate  – spiega il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu -. Con la mancanza di certezze nei tempi di rimborso e con gli impegni presi le aziende agricole si sono ritrovate con debiti elevati e da paracadute queste assicurazioni si sono trasformate in ghigliottina. Dall’altra creano un corto circuito in cui da una parte si è costretti a rinunciare all’assicurazione ma dall’altra ci si espone alle bizze del tempo. È fondamentale avere tempi certi per ripristinare questo importante strumento”.

 

Ufficio stampa Coldiretti Sardegna

Michele Arbau

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