CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–23-11-22–DONNE IMPRESA-SWAE-SABATO 26 A ORISTANO IMPRENDITRICI PROGETTANO IL FUTURO

DONNE IMPRESA – Sabato 26 a Oristano iniziativa regionale per le donne
che “progettano il futuro”. SWAE, un percorso di Confartigianato Donne
Impresa e Università di Cagliari per imprenditrici e collaboratrici
che vogliono ridurre il divario di genere nel mondo imprenditoriale e
affrontare e risolvere le problematiche aziendali e personali. Saranno
presentati i dati sull’imprenditorialità femminile in Sardegna e il
sondaggio sul settore: quasi 40mila realtà e oltre 120mila dipendenti.

E’ dedicato alle donne di Sardegna che progettano il futuro,
l’iniziativa regionale SWAE, Sardinian Women, Artisan Empowerment, che
si terrà a Oristano il prossimo sabato 26 novembre, con inizio alle
09.30, presso la sala riunioni del ristorante Ros’e Mari.

Aperta e rivolta alle imprenditrici e alle loro collaboratrici,
organizzata da Confartigianato Imprese Sardegna, in collaborazione con
l’Università di Cagliari, la “proposta di crescita” è stata pensata
per ridurre il divario di genere nel mondo imprenditoriale, favorire
la nascita di nuove imprese femminili e facilitare l’accesso delle
donne a posizioni di responsabilità nelle aziende già esistenti.

Il via ai lavori verrà dato dagli interventi di Maria Amelia Lai,
Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, e di Elisa Sedda,
Responsabile Imprese Femminili e Pari Opportunità di Confartigianato
Imprese Sardegna, che faranno luce sul “panorama
dell’imprenditorialità femminile” nell’Isola con dati, analisi e
statistiche. Il coordinamento della parte pratica, invece, sarà di
Michela Floris, docente del Dipartimento Scienze Economiche e
Aziendali dell’Università di Cagliari, e di Valeria Arca, Happines
Trainer & Coachsultant).

“Vogliamo favorire la discussione e il dibattito sulle tematiche
quotidiane che le imprenditrici e collaboratrici devono affrontare per
svolgere al meglio la propria attività – commenta la Presidente Lai –
per questo verranno “accompagnate” da due coordinatrici che le
inviteranno a identificare i problemi e, attraverso la condivisione e
il confronto reciproco, a trovare una o più soluzioni agli stessi”.
“Così facendo – continua Maria Amelia Lai – da un lato le partecipanti
acquisiranno una maggiore consapevolezza delle difficoltà, e,
dall’altro lato, potranno apprendere la capacità di analizzare
obiettivamente e lucidamente il problema, come risultato
dell’interazione reciproca”. “Vogliamo anche introdurre il concetto di
felicità come competenza e vantaggio competitivo per affrontare con
consapevolezza e responsabilità le problematiche personali e
organizzative – sottolinea Elisa Sedda – l’obiettivo finale sarà
costruire una rete solidale che si autosostiene nel tempo per
proseguire il lavoro che verrà svolto durante l’incontro, sia
nell’ambito delle relazioni personali lavorative sia in quello delle
relazioni dell’Impresa con i suoi stakeholders”.

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CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–14-10-22–CRISI BOLLETTE-Confartigianato scrive alla Regione per sostegni

CRISI BOLLETTE – Confartigianato Sardegna scrive alla Regione: se non
s’inverte la rotta, migliaia di imprese e dipendenti a rischio. Gli
Artigiani chiedono sostegni concreti, strumenti e soluzioni
straordinari e strutturali. Lai e Serra (Confartigianato Edilizia
Sardegna): “Situazione devastante: pronti a collaborare su scelte e
indicazioni su risorse da stanziare”. L’incidenza media delle bollette
di gas ed elettricità nei bilanci delle imprese è passata dal 15,8% al
28,1%.

Le 35mila imprese artigiane della Sardegna, insieme a più di 90mila
dipendenti, stanno vivendo una crisi senza precedenti legata alla
folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità. Situazione che rischia
di cancellare migliaia di attività produttive e far perdere decine di
migliaia di posti di lavoro, frenando pesantemente l’economia
produttiva isolana.

Ed è per questo che Confartigianato Imprese Sardegna, a nome delle
realtà produttive artigiane sarde, ha scritto agli Assessori Regionali
al Bilancio e all’Artigianato, Giuseppe Fasolino e Gianni Chessa, per
chiedere provvedimenti a sostegno di imprese e famiglie, con strumenti
e soluzioni rapidi, concreti e senza burocrazia.

“Tante attività artigiane, infatti – scrivono nella missiva la
Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, e
Daniele Serra, Segretario Regionale – se la rotta del caro-energia non
dovesse essere invertita, non saranno più in condizioni di lavorare e
si troveranno a dover chiudere definitivamente con danni irreparabili
al sistema economico e sociale regionale”.

E i dati che arrivano dalle rilevazioni dell’Ufficio Studi di
Confartigianato Sardegna sono allarmanti: ad agosto i prezzi
dell’elettricità, del gas e degli altri combustibili nell’Isola sono
cresciuti, in media, del 75,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
L’aumento maggiore è stato registrato a Olbia-Tempio con +73,6%
rispetto all’anno precedente; segue la provincia di Sassari con +64,7%
e Cagliari con +66,4%. Inoltre, aa settembre 2021 a oggi le micro e
piccole imprese della Sardegna hanno pagato per l’energia elettrica
425milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. I settori più
colpiti nell’Isola sono quelli della panificazione, alimentare,
lavorazione legno e autoriparazione così come nel resto d’Italia lo
sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica,
tessile, gomma e plastica. Un impatto senza precedenti sulle piccole
attività produttive isolane che rischia di ingigantirsi ulteriormente
se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non
diminuiranno; i maggiori costi per i piccoli imprenditori, infatti,
potrebbero salire nel 2022 fino a 850 milioni di euro in più rispetto
al 2021. E ancora l’incidenza media delle bollette di gas ed
elettricità nei bilanci delle imprese è passata dal 15,8% al 28,1%, di
fatto raddoppiata. Significa che mediamente l’energia è diventata una
delle spese più importanti per le imprese artigiane sarde.

“La situazione è insostenibile e rischia di andare fuori controllo –
continuano Lai e Serra – per questo l’emergenza necessita di strumenti
strutturali e soluzioni straordinarie, principalmente legate alle
politiche nazionali ed europee. Per questo accogliamo con favore le
recenti dichiarazioni della Giunta Regionale su imminenti
provvedimenti a sostegno di imprese e famiglie con dotazioni
finanziarie importanti”.

Per Confartigianato Sardegna, a livello regionale e nazionale, servono
interventi immediati e altrettanto rapide riforme per riportare i
prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di
imprese e una crisi senza precedenti.

“Il tempo per agire è veramente ristretto, anche in vista dell’arrivo
dei mesi più freddi e fortemente energivori – concludono la Presidente
e il Segretario nella lettera – le nostre aziende rischiano il
lockdown energetico e molti imprenditori pensano alla chiusura. Per
questo ci rendiamo disponibili verso la Regione a fornire il nostro
contributo per condividere le scelte e le indicazioni sulla
destinazione di tali risorse affinché il loro impatto sia massimizzato
e ne siano ottimizzati i benefici”.

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CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–29-09-22–AUTORIPARAZIONE – Officine meccaniche e carrozzerie la crisi difficoltà imprese Sardegna

AUTORIPARAZIONE – Officine meccaniche e carrozzerie: la crisi mette in
difficoltà le imprese della Sardegna. Sulla categoria, dopo il Covid,
si abbattono costo dei ricambi, difficoltà reperimento pezzi e aumento
energia. Pireddu (Confartigianato Autoriparazione Sardegna): “Per il
settore è prognosi “riservata”. Unica soluzione è la defiscalizzazione
degli interventi”.

Per carrozzieri e meccanici l’aumento dei costi energetici non
potrebbe avvenire in un momento peggiore. Dopo due anni di difficoltà
dovute alla pandemia, i costi legati all’energia stanno crescendo a
dismisura senza che vi sia la certezza che tali aumenti siano
destinati a rallentare. Questi ultimi sviluppi potrebbero essere per
diverse carrozzerie l’ultima goccia che fa traboccare il vaso e
costringere persino alcune attività a chiudere i battenti. In questa
situazione, infatti, il settore registra una lunga frenata, che dura
ormai dall’inizio della pandemia, che coinvolge la filiera
dell’autoriparazione in Sardegna, e che interessa 2.747 imprese, di
cui 2.276 artigiane (82,9% sul totale delle attività), che si occupano
della riparazione delle carrozzerie e delle parti meccaniche dei
veicoli. Il comparto offre lavoro a 9.217 di cui ben 8.916 che trovano
impiego nelle micro, piccole e medie imprese.

Il paragone tra i dati del primo trimestre 2022 e l’analogo periodo
del 2021, in Sardegna fa registrare un calo del -1,4% tra tutte le
imprese del settore e del -1,6% su quelle artigiane. Se invece si
confronta la dinamica annuale tra il 2019 e 2021, il calo è del -3,6%
sul totale aziende (peggior dato in tutta Italia) e del -5% tra quelle
artigiane (terzultimo dato in Italia).

E’ questa, in breve, la fotografia sulla filiera dell’automobile che
emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna, che ha esaminato i dati 2019-2022 delle Camere di Commercio
su “Numeri chiave sulla filiera auto nel 2022” nell’Isola.

A livello provinciale, la maggior parte delle imprese di
autoriparazione opera nell’area Sassari-Gallura con 845, segue l’ex
provincia di Cagliari con 686, seguita dal Sud Sardegna con 522, da
Nuoro con 442 e Oristano con 252.

Del milione e 89mila autoveicoli che sfrecciano sulle strade sarde,
ben 369mila sono classificate fino a Euro3 (il 33%), mentre quelle in
classe Euro 5 e 6 sono 400mila.  Ben 750mila autoveicoli hanno più di
10 anni, di cui 428mila hanno più di 16 anni.

Importante, seppur lenta, la crescita delle auto ibride ed elettriche:
sul totale delle autovetture immatricolate nell’Isola, quelle a
propulsione esclusivamente elettrica sono passate da 730 a 1.653 in 2
anni, mentre quelle a formula mista ibrida/elettrica sono passate da
6.945 a 14.590, per un totale di 16.243 (erano 7.675).

“Il mercato dell’autoriparazione nell’Isola è ancora in profonda
crisi – commenta Giuseppe Pireddu, delegato di Confartigianato
Sardegna per l’autoriparazione – e resta caratterizzato da una crisi
sia della domanda, per gli effetti della pandemia e della guerra, sia
delle difficoltà di fornitura alle case automobilistiche di componenti
essenziali come microchip e cavi” “Insomma la prognosi per il settore
resta “riservata” – rimarca – la guarigione ancora non si intravede e
una nuova minaccia incombe: una stangata sui listini dei prezzi dovuta
al caro energia per i costi di produzione. Basti pensare che la
bolletta è aumentata, in media, del 46,3% tra il primo e secondo
trimestre di quest’anno ed è triplicata rispetto allo scorso anno:
come possiamo non usare i forni per la verniciatura o i banchi per i
test?”.  “In queste condizioni, è ovvio che le imprese calino e quel
che è peggio, è chi resiste non vede aumentare il proprio giro
d’affari – aggiunge Pireddu – le imprese pur di non chiudere stanno
limando all’osso i listini erodendo la parte di guadagno. Con i prezzi
assurdi dei pezzi di ricambio ad esempio, sempre più si rischia di
lavorare in perdita”.  Nonostante tutto ciò, i prezzi delle officine,
nella stragrande maggioranza dei casi (87%) si sono mantenuti su
livelli normali, senza aumenti.

Ma la categoria deve fare i conti anche con le spese per il continuo
aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per
garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei
clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più
complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle
attività.

“Durante il lockdown noi autoriparatori siamo rimasti aperti per dare
un servizio agli operatori dei settori essenziali – ricorda Pireddu –
di conseguenza non abbiamo avuto ristori, sebbene i cali drastici di
fatturato siano arrivati già in quel periodo. Oggi affrontiamo una
situazione ancora più complicata: le macchine sono rimaste nei garage,
anche a causa del lockdown e smart working, per molti mesi e così il
numero degli interventi è molto diminuito. Eppure, bisogna prestare
comunque attenzione a mantenere in sicurezza i mezzi, perché
conservino inalterate le prestazioni e non rappresentino un pericolo
sulle nostre strade”.

Ma una soluzione per evitare la desertificazione del settore potrebbe
esserci: “Come ormai diciamo da anni – conclude il delegato di
Confartigianato Sardegna per l’autoriparazione – un modo per far
ripartire la categoria e, nello stesso tempo, agevolare gli utenti,
consiste nella defiscalizzazione della riparazione. Questa è una
richiesta che più volte abbiamo avanzato a tutti i Governi e crediamo
che questa volta sia giunto il momento decisivo per attuarla”.

Al di la di queste problematiche, il settore cresce e si rinnova.

Il crescente utilizzo delle tecnologie digitali, infatti, profila una
domanda di lavoro sempre più caratterizzata da una maggiore diffusione
di competenze digitali.

I dati che arrivano da Unioncamere mostrano come negli ultimi anni le
imprese ricercassero, a livello nazionale, oltre 25 mila meccanici
artigianali, riparatori di automobili. Al 66,8% di questi erano
richieste competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, e la
capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e
multimediale; al 46,3% erano richieste capacità di utilizzare
linguaggi matematici e informatici per organizzare e valutare
informazioni qualitative e quantitative; invece, al 42,9% era
richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di
‘impresa 4.0’, applicando tecnologie robotiche, big data analytics e
internet delle cose ai processi aziendali. Nel tempo si osserva un
incremento della quota di imprese alla ricerca di meccanici e
riparatori di automobili dotati di un alto livello di competenze
digitali e di competenze necessarie per l’utilizzo di tecnologie 4.0.

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CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–08-06-22–EDILIZIA – Ennesima rivoluzione per imprese edili arriva obbligo SOA

EDILIZIA – Ennesima rivoluzione per le imprese edili: arriva l’obbligo
della certificazione SOA. Nell’Isola rischiano di non poter lavorare
più di 20mila realtà. Confartigianato Sardegna scrive ai Parlamentari:
“Intervenite con urgenza per bloccare la norma: il settore rischia la
catastrofe”. Da tecnici e Amministratori in arrivo le prime revoche
alle imprese per lavori di ristrutturazione. Nell’Isola superato il
miliardo di euro di investimenti nel bonus110%: ecco i dati al 31
maggio.

“Abolire l’obbligo per le imprese di possedere un’attestazione SOA per
operare nel mercato dei bonus edilizi”.

E’ questo ciò che, attraverso una lettera, Confartigianato Imprese
Sardegna ha chiesto ai Parlamentari sardi per ribadire l’allarme per
le continue modifiche alle norme sugli incentivi in edilizia che
rischiano di bloccare definitivamente i lavori di riqualificazione
degli edifici e di tagliare fuori dal mercato oltre il 90% delle
imprese.

Infatti, a complicare un quadro legislativo già intricato, poche
settimane fa è arrivata la norma del decreto legge “Taglia prezzi” che
impone, anche per le imprese che operano in subappalto, il possesso
delle attestazioni SOA, l’Attestazione di qualificazione per la
partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di appalti pubblici
di lavori, per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di
importo superiore ai 516mila euro.

“Se la norma sarà approvata, entrerà in vigore fra otto mesi ma
consentirà di lavorare solo a chi lavora già. Se teniamo conto che su
28mila imprese edili sarde, meno di 2.300 hanno l’attestazione SOA,
incluse quelle del restauro, possiamo capire il danno che si sta per
fare al mercato – commenta Maria Amelia Lai, Presidente di
Confartigianato Imprese Sardegna – e se teniamo conto che l’importo
medio dei lavori nei condomini in Sardegna è di 849mila euro, il
rischio gravissimo è che tutte le imprese, artigiane e non, che oggi
lavorano con le ristrutturazioni con lavori oltre la soglia saranno
impossibilitate a lavorare”. “Il paradosso è che invece di agevolare
l’iter dei bonus, soprattutto il superbonus 110%, per imprese e
cittadini già alle prese con un coacervo di rincari, burocrazia e
difficoltà nelle cessioni del credito, il Governo tira fuori
l’ennesimo “coniglio dal cilindro” che penalizza ulteriormente tutto
il comparto, con ovvie ripercussioni sui clienti e filiera”. “Una
disposizione che, pur ispirata al condivisibile principio di garantire
sicurezza, trasparenza e qualità dei lavori – continua la Lai – di
fatto si è rivelata una barriera anticoncorrenziale. Infatti, negli
ultimi 20 anni, il mero possesso delle attestazioni SOA non ha
garantito, negli appalti pubblici, la qualità e la sicurezza dei
lavori”.

L’Organizzazione Artigiana ricorda come l’accesso ai bonus edilizi sia
già subordinato a una serie di controlli molto stringenti e, per
contrastare efficacemente il fenomeno delle imprese “fantasma”,
servano piuttosto serie verifiche dei requisiti di accesso al mercato,
come l’auspicata legge di regolamentazione del settore edile, e
strumenti già operativi come il DURC, la congruità e
l’intensificazione dei controlli.

“A mettere in crisi il mercato delle riqualificazioni edilizie –
rimarca Giacomo Meloni, Presidente degli Edili di Confartigianato
Sardegna – è anche il blocco del sistema della cessione dei crediti a
causa della stretta adottata dalla maggior parte delle banche e degli
intermediari finanziari; da mesi continuiamo a ricevere chiamate da
aziende bloccate dalla cessione dei crediti”. “Non bastava questa
“tegola” – continua Meloni – adesso, arriva anche questa nuova
possibile situazione che sta facendo pensare a tanti professionisti e
tecnici, Amministratori di condominio e clienti di revocare gli
incarichi già assegnati alle ditte sprovviste di Soa per mettersi al
riparo dall’ennesimo cambio di normativa e, così, tutelarsi dalla
possibile scarsità di aziende che da gennaio potrebbero essere in
grado di fare i lavori perché dotate di Attestazioni”. “Il risultato
di questa continua e inarrestabile stretta – rimarca il Presidente
degli edili – è che le imprese non riescono a recuperare i crediti
presenti nei propri cassetti fiscali per lavori già eseguiti e non
possono pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi. Così il
settore è sull’orlo del precipizio, si moltiplicano i casi di
fallimento che potrebbero coinvolgere migliaia di imprese in tutta
l’Isola, e centinaia di migliaia in tutto il resto del Paese”

Confartigianato Sardegna ricorda come tutto questo sia ancora più
paradossale se si considera come il settore delle costruzioni sia il
driver della ripresa economica e, in questo drammatico periodo di
congiuntura negativa, abbia giocato un ruolo anticiclico.

“I bonus edilizia – concludono la Lai e Meloni – che avrebbero potuto
favorire la ripartenza post Covid dell’economia, dopo aver generato
un’enorme aspettativa in cittadini e imprese, sono frenati
dall’atteggiamento ondivago del decisore pubblico che ne ha
volutamente depotenziato l’efficacia”.

Per questo, Confartigianato, sollecita un rapido intervento per
salvare un’idea vincente di riqualificazione green del Paese che
rischia di naufragare nel mare della burocrazia legislativa.

Secondo i dati rilasciati da Enea sull’utilizzo del Superbonus 110% e
relativi al 31 maggio, in Sardegna le asseverazioni sono state
complessivamente 5.952 per un totale di investimenti pari a 1miliardo
e 039 milioni di euro e investimenti lavori conclusi di 708 milioni di
euro. I condomini registrano 449 asseverazioni per 381 milioni di
detrazioni (investimento medio di 849 mila euro), per le unifamiliari
le asseverazioni sono 3.959 per 483 milioni di investimenti
(investimento medio 122 mila), mentre per le case indipendenti le
asseverazioni sono 1.544 per 174 milioni di investimenti (investimento
medio 122mila).

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CONFARTIGIANATO SUD SARDEGNA-30-03-2022–COMUNICATO STAMPA-MODA-E’ sardo il miglior sarto d’Italia

MODA – E’ sardo il miglior sarto d’Italia. Il cagliaritano Gianfranco
Orrù conquista l’Oscar della sartoria italiana. Da 50 anni “prende le
misure” a clienti di tutto il Mondo. In Iran l’esperienza più
significativa ma il futuro è la transizione digitale che supporti,
senza sostituirla, la manualità e il “senso del gusto” per i tessuti.

Fantasia, passione, dedizione, cura per i particolari, pazienza,
precisione maniacale per le misure e tanta voglia di mettersi in gioco
anche dopo quasi 50 anni passati nel laboratorio di via Dante 71 a
Cagliari, tra forbici, ago, filo, tessuto e clienti da tutto il mondo.
Con un solo obiettivo: la perfezione.

E’ così che Gianfranco Orrù, 63enne stilista cagliaritano, è diventato
il miglior sarto d’Italia, vincendo il Trofeo Arbiter, l’Oscar
italiano per la sartoria che ogni anno premia l’eccellenza della moda
artigiana maschile e celebra il talento dei sarti italiani.

Il prestigioso trofeo è stato assegnato dopo la 2 giorni “Milano su
misura”, evento dedicato agli artigiani dell’abbigliamento provenienti
da tutta Italia.

Il maestro Orrù, alla giuria europea di esperti della moda e ai canali
web dedicati, ha presentato “uno spezzato tre pezzi, intitolato “Il
bosco in città”: giacca ispirata al modello Norfolk, monopetto, due
bottoni, tasconi a toppa con pattine, cinta al punto vita, e gilet in
tessuto Coarsehair di Loro Piana. Verde bottiglia per il pantalone in
velluto rigato Loro Piana con due pince alla francese”.

“Per la capacità con cui ha interpretato il tema”, i giudici e platea
social hanno, quindi, voluto premiare il sarto cagliaritano che “è
intervenuto su un modello tradizionale, quale la Norfolk, senza
togliere troppo alla giacca, nata per le passeggiate. Il suo è un capo
che evoca la campagna, con un tessuto che attinge alle ispirazioni di
quelli scozzesi, con una sfumatura di verde che va dal verde muschio
al lichene”.

Grazie a questo risultato, la foto della sua giacca è finita anche
sulla copertina del mensile “Arbiter”, la “bibbia” italiana del viver
bene e di classe.

Calma travolgente, sorriso accattivante, mani d’oro e uno sguardo che
“scansiona” il fisico e le necessità del cliente, Orrù da 5 decenni
soddisfa le richieste dei tanti che si rivolgono a lui per aver
conosciuto la sua professionalità, la fantasia e la sua abilità nel
“adattare” gli abiti alla forma del corpo. Tanti sono i clienti
italiani e altrettanti sono quelli che vengono dal resto dell’Europa,
in particolare dalla Germania, e numerosi sono anche i russi che ne
hanno apprezzato le capacità sartoriali. Il fattor comune dei
compratori, è che tutti amano il bello e la comodità, distinguersi ed
essere notati. Secondo Orrù, il sarto moderno deve velocizzare il
lavoro, usando le mani e la macchina da cucire, mantenendo però la
qualità sempre alta e impegnandosi a tramandare quest’arte.

La storia professionale del sarto cagliaritano comincia a 14 anni
quando, dopo le mattinate a scuola, inizia a frequentare una sartoria
vicino a casa sua e a osservare il suo maestro nel prendere le misure
ai clienti, tagliare i tessuti e cucire gli orli. Decide poi di
iscriversi all’Istituto Nautico di Cagliari ma, per una serie di
combinazioni e casualità, non riesce a formalizzare l’ammissione
situazione che lo porta, per 5 anni, a fare l’apprendista in sartoria
e a frequentare numerose scuole di taglio.

Da quel momento comincia la sua carriera di sarto su misura nel
laboratorio di via Dante a Cagliari e, soprattutto in giro per il
mondo, a presentare gli abiti, a prendere misure ai clienti e a
dirigere importanti laboratori sartoriali. Nel 1998 vince “Le forbici
d’oro”, ambitissimo premio che da oltre 70 anni premia i giovani sarti
italiani.

Nel 2015 riceve una proposta dall’Iran per dirigere una importante
catena di produzione di abiti sartoriali su misura, con 23 punti
vendita. E’ una esperienza, umana e professionale molto importante che
durerà tre anni, che lo porterà a fare spola mensile tra Teheran e
Cagliari e soprattutto farà conoscere la qualità della moda sartoriale
italiana in un Paese che apprezza molto l’altissimo standard
qualitativo nel nostro Paese. Conclusa l’esperienza in Persia, inizia
la collaborazione con Zegna, lo storico marchio piemontese fondato nel
1910. Successivamente avvia in Turchia una esperienza con azienda
sartoriale, che per 1 anno lo porta, in qualità di modellista, a
lavorare per un rinomato marchio locale.

Secondo Orrù, “quello della moda in Sardegna è un settore di grande
eccellenza e tradizione, fatto di una vasta rete di piccoli artigiani,
che dal disegno al taglio realizzano capi e oggetti unici. La sartoria
artigianale nonostante, o forse grazie alla crisi, è un settore ancora
vivace e il sarto-sarta è una professione “a tutto tondo”. Il vero
problema della professione sartoriale è la scarsa capacità di
tramandare questa arte ovvero di non riuscire a trasmettere ai giovani
i segreti. Tale problema potrebbe essere risolto programmando la
formazione, i corsi e gli stage fin dalla scuola secondaria, perché la
manualità e la sensibilità per la lavorazione dei tessuti deve
avvenire il prima possibile. La ricetta vincente è dunque presentarsi
sul mercato con creatività e qualità. Lo spazio c’è. Oggi sappiamo che
tra le professioni più richieste ci sono quelle di sarto modellista,
professionalità importante in cui la disponibilità è ancora superiore
all’offerta. All’estero c’è molto interesse per le produzioni made in
Sardegna ma il settore non ha ancora trovato, come pian piano sta
accadendo per altre produzioni, i canali giusti per proporre le
proprie lavorazioni ai buyer internazionali. E’ quindi necessaria
un’opera di sviluppo continuo per far crescere le imprese, proporre
nuove linee e prodotti innovativi per presentarsi alle manifestazioni
e ai buyer esteri. Naturalmente, è fondamentale il ruolo delle
Istituzioni pubbliche che svolgono attività volte
all’internazionalizzazione delle aziende italiane”.

Per Orrù, il Covid ha modificato, in parte, la professione, imponendo
una “rivoluzione” on line nel prendere le misure, mandando bozzetti
virtuali e presentando le foto ai clienti durante la lavorazione degli
abiti. “Anche se il nostro è un mestiere a forte contatto fisico ed
empatico con il cliente, la transizione digitale è inevitabile. La
tecnologia c’è ma c’è ancora tanto da fare per sviluppare una
tecnologia che possa supportare, senza sostituirla, la manualità e il
senso del “gusto” per i tessuti”.

Il settore della Moda in Sardegna, a metà 2020, registrava 336
attività con ben 273 realtà artigiane; queste ultime offrivano lavoro
a 547 addetti. Infatti, quello che produce capi di abbigliamento,
accessori, gioielli e scarpe è ancora un comparto vivo, che prova a
reagire cercando nuove, e alternative, fette di mercato.

Nella distribuzione territoriale, 104 realtà, di cui 84 artigiane,
operano nel nord della Sardegna, nei territorio di Sassari-Gallura.
Nella provincia di Cagliari sono 96 le attività, 76 le artigiane;
segue Nuoro con 61, di cui 49 artigiane, il Sud Sardegna con 40, di
cui 32 artigiane. Chiude Oristano con 35 realtà di cui 32 artigiane.

“Ancora una volta gli artigiani sardi sono nel gotha del fashion
design nazionale e internazionale e di questo siamo molto orgogliosi –
commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Sud Sardegna –
perché queste piccole, ma preziosissime realtà, sono la prova del
fatto che anche in Sardegna si può  lavorare bene, realizzando
produzioni che non temono la concorrenza. E, lo diciamo con orgoglio,
i nostri artigiani della moda non sono secondi a nessuno”. “A livello
regionale, nazionale e internazionale – sottolinea Mereu – la nostra
Associazione sta svolgendo una intensa attività per offrire maggiori
opportunità di crescita e per far conoscere la loro qualità a migliaia
di compratori”. “Il grande bacino della moda sarda – conclude il
Presidente di Confartigianato Sud Sardegna – è come una “perla” da
coltivare, valorizzare ed esporre in ogni “mercato” del Mondo. Ci
auguriamo che anche la Regione possa supportare queste realtà nel loro
percorso di crescita”.

“Come dimostrano la realtà della Sardegna – commenta Pietro Paolo
Spada, Segretario di Confartigianato Sud Sardegna – il sistema moda
territoriale è rappresentato da una vasta rete di piccoli artigiani,
che dal disegno al taglio realizzano capi unici. Da sempre la ricetta
vincente è stata quella di presentarsi sul mercato con creatività e
qualità soprattutto per contrastare la concorrenza da parte di aziende
che utilizzano il brand “artigianale”, quando di fatto si tratta di
prodotti importati o realizzati in serie”.

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CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–05-01-22–ENERGIA-Bollette energia e gas previsti aumenti del 200%

ENERGIA – Caro bollette energia elettrica e gas: anche in Sardegna gli
aumenti, anche del 200%, mettono in difficoltà le imprese.
Particolarmente colpite quelle di piccole dimensioni e le alimentari
(molini, panifici, caseifici). Maria Amelia Lai (Presidente
Confartigianato Sardegna): “Situazione difficile. Milioni di euro di
costi in più che non potranno essere scaricati sui consumatori. Il
Governo deve intervenire: non bastano i quasi 4 miliardi di euro messi
a disposizione”.

“Siamo seriamente preoccupati per la sopravvivenza di tante aziende
che rischiano, nel 2022, di vedere energia elettrica e gas aumentare
anche del 200%”.

E’ questo il timore di Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna, sull’entrata in vigore delle nuove tariffe
elettriche e che potrebbero seriamente danneggiare un sistema
produttivo che, lentamente e a fatica, tenta di rialzarsi dalla crisi.
Infatti, una fluttuazione dei costi energetici pericolosamente
altalenante, il cui picco l’Associazione Artigiana ha voluto
fotografare al primo gennaio, unito a un sistema produttivo che ha
notevoli difficoltà a programmare la produzione futura, creano una
pericolosa condizione di “panico”.

“Le nostre imprese, le nostre officine, i nostri cantieri e i nostri
laboratori iniziano a rinunciare a prendere nuovi ordini, nonostante
la fortissima richiesta di beni e servizi – continua la Presidente –
perché gli aumenti dei costi delle materie prime, tra le quali
spiccano l’energia e il gas, sono impossibili da trasferire sulla
committenza. E’ una situazione che ci allarma molto in quanto una
parte delle imprese rischia addirittura di non riaprire dopo le
festività natalizie”.

Il caro tariffe di energia elettrica e gas, infatti, sta incidendo
pesantemente su aziende e famiglie. Nel mese di ottobre 2021, ad
esempio, il salto tariffario per l’energia elettrica rispetto al mese
precedente è stato del 37%, mentre l’aumento di novembre su ottobre è
stato di un altro 3,9%, arrivando al mese di dicembre che rispetto al
mese di novembre ci da un aumento tariffario di almeno il 28%. Aumenti
riscontrabili facilmente nella borsa elettrica visto che fanno
riferimento all’andamento medio mensile del PUN (Prezzo Unico
Nazionale dell’energia elettrica).

“Aumenti che nell’ultimo trimestre del 2021 hanno messo in seria
difficoltà tutte le tante imprese che hanno contrattualizzato tariffe
indicizzate per le loro forniture, e che mai avrebbero pensato di
trovarsi in una situazione di questo genere – sottolinea la Lai –
situazione che, parrebbe, non migliorare nel 2022. Infatti, tutti gli
indicatori, già oggi, dicono che il primo trimestre sarà certamente,
in termini di costo dell’energia, ancora più pesante dell’ultimo
trimestre 2021. Si spera poi in un calo tariffario nel secondo
trimestre visto che le previsioni indicano per il gas naturale una
riduzione dei costi, previsione però tutta da dimostrare e,
soprattutto da quantificare in termini reali”.

Gli aumenti delle tariffe dell’energia elettrica e del gas stanno,
infatti, mettendo in seria difficoltà molte imprese, in particolare
quelle di piccole dimensioni.

Per Confartigianato, in questa fase sottoscrivere nuovi contratti con
forniture a tariffa fissa (quindi molto alte) appare non conveniente
perché comporterà il mantenimento delle stesse per l’intero periodo
contrattuale. Nel contempo, sottoscrivere contratti a tariffa
indicizzata comporterà costi molto alti per il primo trimestre, che è
il periodo dell’anno con maggiore utilizzo di energia elettrica e gas,
sperando poi di poter beneficiare degli eventuali cali dell’andamento
della borsa elettrica, di cui però non c’è certezza.

“La situazione è insostenibile e le imprese non possono vivere
sull’incertezza e il timore di quel che può accadere da qui alla
primavera. Quindi, come si può programmare la propria attività? – si
chiede il Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna, Daniele
Serra – il CAEM, uno dei Consorzi di riferimento di Confartigianato
per le forniture di energia elettrica e gas, che opera per diverse
migliaia di piccole imprese, ha fatto alcune simulazioni sugli aumenti
nel 2022, sulla base dell’attuale andamento del prezzo della borsa
elettrica sia sul gas che sull’energia. Ne emerge uno scenario davvero
impressionante”.

Rispetto al 2021 un molino che utilizza quasi 1,5 milioni di kWh/anno,
subirà un aumento del 220% e passerà da 131 a 420 mila euro di costi;
un’azienda della plastica che utilizza annualmente 2,5 milioni di kWh
avrà un aumento della spesa del 202%, passando da 267mila euro a 806;
un caseificio, con un utilizzo di quasi 600mila kWh/anno, subirà un
aumento del 146%, passando da 80mila a 199mila euro di bolletta; un
salumificio, con 332mila kWh/anno, subirà un aumento del 145,20%, e un
aumento che passerà da 45 a 110mila euro; un panificio, con un consumo
medio di 150mila kwh, subirà un aumento del 145%, passando da quasi
21mila a oltre 51mila; un’azienda meccanica con 1,2 milioni di
kWh/anno subirà un aumento del 138%, passando da 182 a 436. L’aumento
per una della ceramica con 20.790 kWh annui sarà del 128%, passando da
oltre 3mila euro a oltre 8mila; un parrucchiere, con 6.700 kWh/anno,
subirà un aumento del 98%, passando cosi da 1.200 euro a oltre 2.500.

“Questi sono gli esempi, se il livello della borsa elettrica si
manterrà com’è attualmente anche per il 2022 – aggiunge il Segretario
– ecco perché ci aspettiamo un intervento legislativo che vada ben
oltre i 3,8 miliardi messi a disposizione dal Governo”.

“È il momento che tutti i soggetti pubblici, per quanto in loro
potere, intervengano con formule di abbattimento dei costi energetici
– concludono Lai e Serra –  si tratta di intervenire in maniera
importante almeno per il 1° trimestre del 2022, soprattutto per quelle
piccole imprese che hanno in questo periodo contratti indicizzati,
oltre a quelle piccole imprese che hanno contrattualizzato tariffe
fisse con attivazione dal mese di settembre/ottobre 2021. Queste sono
quelle che nel primo trimestre 2022 rischiano di dover effettivamente
sospendere l’attività per l’elevato costo materia energia e gas”.

WWW.CONFARTIGIANATOSARDEGNA.IT
Responsabile Ufficio Stampa Confartigianato Imprese Sardegna




CONFARTIGIANATO IMPRESE SARDEGNA-08-10-2021-LINEA VERDE START – DOMANI SU RAI 1 IL VALORE ARTIGIANO

A ‘Linea Verde Start’
Rai 1 e Confartigianato in viaggio nell’Italia del valore artigiano.
Si parte domani, sabato 9 ottobre, alle 12 su Rai 1

Domani, sabato 9 ottobre, alle ore 12, su Rai 1 debutta ‘Linea Verde
Start’ e per quattro settimane, ogni sabato, accompagnerà i
telespettatori nelle aziende a valore artigiano, li guiderà nei luoghi
dove gli imprenditori creano benessere economico e coesione sociale,
racconterà le loro storie e l’impegno di Confartigianato al loro
fianco.

Per la prima volta e in esclusiva con Confartigianato, Rai 1 dedica
uno dei suoi programmi di punta alle piccole imprese che fanno grande
il nostro Paese.

E’ un viaggio nell’Italia del valore artigiano, condotto da Federico
Quaranta, che in ogni regione italiana mostrerà di cosa sono capaci i
nostri imprenditori.

Insieme ai rappresentanti di Confartigianato, Linea Verde Start
entrerà nelle aziende e ascolterà le testimonianze degli imprenditori
che usano testa, mani, cuore ma anche tecnologie e competenze digitali
per creare pezzi unici e capolavori di ingegno.

“In ogni territorio – spiega il Presidente Nazionale di
Confartigianato Marco Granelli – faremo conoscere al pubblico
televisivo i prodotti ‘a valore artigiano’, tanti, diversi tra loro,
ma tutti belli, ben fatti, sostenibili, frutto di passione,
creatività, tradizioni e grandi innovazioni. Scopriremo insieme perché
l’Italia è il Paese più bello del mondo. Anche perché è fatto di
milioni di artigiani e di piccoli imprenditori, innamorati del loro
lavoro, della loro terra, profondamente radicati nelle comunità e,
contemporaneamente, capaci di conquistare i mercati di tutto il mondo.
Confartigianato è da sempre al loro fianco, orgogliosa di
rappresentarli anche in questa esclusiva collaborazione con Rai 1, e
di costruire, insieme a loro, un pezzo del futuro dell’Italia”.

Il filo conduttore delle puntate di Linea Verde Start sarà dunque il
‘valore artigiano’ declinato nelle molteplici espressioni dei
territori e nei numerosi settori di attività d’impresa.

Il viaggio di Linea Verde Start inizia, il 9 ottobre, in Piemonte,
alla scoperta del patrimonio di saperi e sapori artigiani che trova
nella cultura del cibo e nella produzione agroalimentare una delle
manifestazioni più raffinate e pregevoli a livello mondiale.

Continua nella puntata del 23 ottobre in Lombardia dove il saper fare
artigiano crea opportunità di lavoro per i giovani, dove le competenze
si trasmettono di padre in figlio per arricchire l’esperienza
accumulata con le innovazioni indispensabili imposte dal mercato. E
dove il valore artigiano diventa anche elemento attrattivo per le
nuove forme di turismo esperienziale.

Il 30 ottobre sarà la volta dell’Emilia Romagna per incontrare
imprenditori artefici dell’affermazione della manifattura made in
Italy nel mondo e dove il valore artigiano è alla base
dell’innovazione tecnologica espressa dalle piccole imprese italiane.

Il 6 novembre Linea Verde Start arriverà in Puglia per scoprire il
recupero di antiche tradizioni produttive in chiave innovativa e
sostenibile e la capacità di conquistare i mercati internazionali
valorizzando le materie prime autoctone.

Gli imprenditori di Confartigianato continueranno ad essere
protagonisti di Linea Verde Start nell’edizione 2022 del programma:
nuove puntate, nuove storie di imprese e di territori in un itinerario
che toccherà altre regioni dell’Italia, sempre all’insegna del valore
artigiano.

Buon viaggio!

—————–
Federico Marini
Responsabile Ufficio Stampa, Media Territoriali, Relazioni Esterne,




CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–07-06-21–WEDDING-Il “si” dei matrimoni per far ripartire l’economia sarda.

WEDDING – Il “si” dei matrimoni per far ripartire l’economia sarda.
Nell’Isola oltre 13mila imprese impegnate in matrimoni e più di 30
figure professionali coinvolte. Matzutzi e Serra (Confartigianato
Sardegna): “Incentiviamo il wedding tourism con interventi mirati di
promozione dei territori e delle loro bellezze”.

Anche un “si” può aiutare la ripartenza delle piccole imprese, far
crescere l’economia della Sardegna e arginare la perdita di posti di
lavoro. Il “si” in questione è quello dei matrimoni, un circuito
virtuoso che nell’Isola coinvolge 13.613 le imprese del wedding, di
cui 5.108 artigiane (37,5%), con oltre 30.848 addetti; un piccolo
esercito di aziende e addetti che, con la zona bianca da poco meno di
una settimana, hanno ricominciato a lavorare e quindi a organizzare
gli eventi.

Un mondo di professionisti altamente specializzati che lavorano sempre
in tandem e sinergia per rendere unico il giorno delle nozze. Il
tutto, comunque, appeso al meccanismo del “green pass”, la
“certificazione verde” per la modalità di gestione degli eventi.

Sono, infatti, circa 30 le figure che, direttamente e indirettamente,
vengono abitualmente impegnate in ogni matrimonio; si parte dai
Wedding planner,  dalle agenzie di service, di eventi, di viaggi, di
organizzazione di cerimonie, e dai produttori di bomboniere, si passa
per i sarti, i parrucchieri, gli estetisti, i fioristi, gli orafi, i
fotografi, gli autisti, si arriva ai cuochi, ai camerieri, e ai
gestori di ristoranti e dimore e si conclude con i musicisti di ogni
genere e gli organizzatori di spettacoli e di intrattenimento.

Sono questi alcuni dei numeri sui matrimoni e le cerimonie nell’Isola
che emergono dal dossier realizzato dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat 2019-2020, analisi che
fa emerge anche come i matrimoni si siano quasi dimezzati (-47,4%) nel
2020 (2.349) rispetto a quelli celebrati nel 2019 (4.469).

Come detto, tra i settori a vocazione artigiana legati al mondo delle
cerimonie e matrimoni spiccano i segmenti che si occupano di
benessere, come parrucchieri ed estetiste, l’alimentare tra produzione
di cibi, pasticceria fresca, gelati e quant’altro, le attività
fotografiche, il settore moda e il settore artistico; aree che
dall’esplosione della pandemia ad oggi hanno registrato cali di
fatturato che viaggiano dal 20% in meno quando è andata benissimo fino
al 60% in meno.

“Il settore del wedding, anche in Sardegna, ha subito pesanti effetti
della crisi Covid-19 a causa dei provvedimenti introdotti per il
contenimento del virus – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra,
Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – inoltre
le imprese operanti in questo segmento sono state ulteriormente
penalizzate, seppur con intensità differenti, dal crollo di eventi,
congressi, fiere e delle attività culturali e di attrazione
turistica”. “Il settore ha bisogno di lavorare e incassare, anche per
disinnescare la bomba ad orologeria sociale attivata con lo sblocco
dei licenziamenti – continuano Matzutzi e Serra – soprattutto per il
settore matrimoni, infatti, questo è il periodo cruciale”.

Nel perimetro dei settori interessati dalla domanda di beni e servizi
per cerimonie e wedding, dall’analisi emerge anche come tra i settori
in esame, quelli a più elevata vocazione artigiana sono: Servizi dei
parrucchieri e di altri trattamenti estetici (90,8%), Produzione di
pasticceria fresca (80,3%), Gelaterie e pasticcerie (78,7%), Attività
fotografiche (78,3%), Trasporto mediante noleggio di autovetture da
rimessa con conducente (72,9%), Fabbricazione di altri articoli, quali
cesti floreali, bouquet e corone di fiori artificiali o secchi (69,2).

Nelle imprese dei settori potenzialmente coinvolti in cerimonie e
wedding lavorano nell’Isola quasi 13mila addetti, con una dimensione
media di 2,2 lavoratori per azienda.

Sulla base delle rilevazioni di Confartigianato Sardegna, molti dei
settori rientranti nella perimetrazione del settore del wedding
figurano tra quelli che nel 2020, rispetto all’anno pre-crisi (2019),
hanno registrato cali di fatturato delle MPI superiori a quello medio
del -25,5%: Trasporto persone (-73,8%), Pasticcerie (-36,7%), Moda
(tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria) (-35,9%),
Comunicazione: grafici e fotografi (-33,7%) e Area benessere
(acconciatori ed estetica) (- 33,6%).

“Sono dati che descrivono un settore in caduta libera – riprendono
Matzutzi e Serra – quelli che affiorano da studi e ricerche, oltre
dalla constatazione quotidiana che ciascuno può effettuare tra i
propri contatti diretti”. “Dal lungo elenco di attività che ruotano
attorno al settore delle cerimonie e in particolare dei matrimoni –
sottolineano Presidente e Segretario – si capisce quanto sia
importante il peso economico del comparto sull’economia del
territorio. Le attività in questione sono in gran parte artigiane e
nello svolgimento del loro lavoro, racchiudono tutta l’attenzione, la
cura e la passione necessari a rendere indimenticabile e perfetto uno
dei giorni più importanti della vita di chi si affida a questi
servizi”. “Finalmente i nostri artigiani stanno tornando a lavorare –
concludono Presidente e Segretario – e i loro collaboratori stanno
tornando a operare a pieno ritmo regalandoci emozioni e prodotti
preziosi. Ci auguriamo che questo sia solo l’avvio di una strada in
discesa e senza più ostacoli per uno dei settori più duramente colpiti
dalla crisi pandemica”.

Confartigianato Sardegna, per questo, propone nello specifico di
incentivare il wedding tourism con interventi mirati di promozione dei
territori e delle loro bellezze, al fine di migliorare ancora le
performance delle cerimonie realizzate nei nostri territori da parte
di cittadini appartenenti ad altre ed importanti nazioni europee ed
extra Ue; di promuovere le imprese del settore nei mercati esteri con
manifestazioni specifiche all’interno di contesti fieristici,
organizzando incontri con operatori commerciali e opinion leader di
agenzie specializzate.




CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–27-05-21–EDILIZIA – Bonus 110% al rallentatore in Sardegna

EDILIZIA – Bonus 110% al rallentatore in Sardegna. Poco più di 451
pratiche approvate per un totale di 56milioni e una media di 124mila
euro a intervento. Meloni (Presidente Confartigianato Edilizia
Sardegna): “Parzialmente soddisfatti: la burocrazia e le norme
contorte ne stanno frenando la partenza. Il Governo approfitti del
Decreto Semplificazioni”.

In Sardegna il Super Ecobonus 110% vale 56milioni di euro di
detrazioni, frutto delle 451 le pratiche approvate, quindi risultate
in regola con i documenti e le asseverazioni. Nei primi 9 mesi di vita
del bonus, nell’Isola il 9,5% degli interventi è relativo ai
condomini, il 37,5% alle unità immobiliari indipendenti e ben il 52,8%
agli edifici unifamiliari (come le ville), per un  valore medio a
intervento di 124.563 euro, contro gli oltre 126mila della media
nazionale.

Sono questi i numeri dell’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Imprese Sardegna, sulle “Statistiche del Super
Ecobonus 110% in Sardegna”, su dati rilevati fino al 17 maggio scorso
dall’ENEA e dal Ministero dello Sviluppo Economico, e recentemente
presentati alla Camera.

In tutta Italia, sono 14.450 le pratiche approvate (risultate valide
perché con documenti ed asseverazioni in regola), per un ammontare
totale di 1miliardo e 823milioni di euro. Tra le regioni che più
stanno sfruttando questa opportunità, in testa la Lombardia con
260milioni e 1.905 interventi, seguita dal Veneto con 1.873 interventi
e 197milioni, e il Lazio con 1.381 interventi per 161milioni.

“I dati della Sardegna sono in crescita e, ovviamente, interessanti,
ma non possiamo dirci totalmente soddisfatti perché se analizziamo i
numeri nel dettaglio scopriamo che poco più del 9% delle domande
arriva dai condomini, ovvero i beneficiari per cui il bonus 110% era
stato pensato – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato
Edilizia Sardegna – se non verrà dato tempo ai condomini di avviare i
cantieri avremo perso l’occasione per riqualificare e mettere in
sicurezza migliaia di edifici. Tutto ciò porta a una media per
intervento, 124mila euro, che possiamo considerare molto bassa.
Ricordiamo poi che in un condominio occorrono ben 36 atti, tra la
prima riunione fino al documento di VIA con il quale si apre il
cantiere: tutto questo ci pare un accanimento burocratico”.

Dall’analisi di Confartigianato, emerge anche come in questi primi 9
mesi di attività del 110%, l’Agenzia delle Entrate abbi dovuto fornire
6.500 chiarimenti su tutto il territorio nazionale.

“Un segnale inequivocabile dei dubbi e delle troppe incertezze che
gravano sul futuro del superbonus – continua Meloni – così si rischia
di scoraggiare gli investimenti delle imprese e dei cittadini e non si
concretizzano gli obiettivi di transizione ecologica”.

Secondo le imprese artigiane, abusi edilizi, verifica di conformità e
fondo speciale sono le 3 più grandi problematiche che rallentano
l’accesso al superbonus per i condomini. Per quanto riguarda la prima,
l’articolo 49 è sempre esistito ma, la necessità per il tecnico di
asseverare lo stato legittimo delle parti comuni per poter richiedere
il titolo edilizio e la consapevolezza che nel caso di eventuali
controlli, ciò che si rischia non è il 50% di una piccola spesa, ma il
110% di un intervento quasi sempre da centinaia di migliaia di euro,
sono ovviamente un freno. Per la seconda, la pandemia ha trasformato
l’accesso agli atti necessaria per i documenti che servono per
verificare la presenza di eventuali abusi edilizi una vera e propria
mission impossible. La Terza, sottovalutata, riguarda l’obbligo
previsto (e mai derogato da alcuna norma) dall’art. 1135, comma 4 del
Codice Civile che obbliga il condominio a costituire un fondo speciale
di importo pari all’ammontare dei lavori. Fondo che può essere
costituito anche in funzione di un progressivo stato di avanzamento.

“In questa fase così delicata della nostra economia – sottolinea
Meloni – è essenziale che il Governo approfitti del Decreto
Semplificazioni per una profonda opera di sburocratizzazione che
consenta allo strumento di esprimere il suo potenziale ora fiaccato
dall’eccessivo fardello burocratico e per fornire certezze agli
imprenditori e ai cittadini sul suo prolungamento almeno sino a fine
2023. Consentendo a tutti di programmare gli interventi previsti
dall’incentivo”. “In caso contrario – rimarca il Presidente di
Confartigianato Edilizia Sardegna – avremmo sprecato l’ennesima
occasione per trasformare gli annunci in azioni concrete e per
garantire l’operatività di una misura che la Commissione europea ha
indicato tra le più efficaci per rilanciare lo sviluppo”.

Per Meloni, è proprio l’incertezza a far male al mercato delle
costruzioni: “La politica ‘a singhiozzo’ – riprende – è deleteria
perché senza certezze di poter completare le opere entro giugno 2023,
chi deve decidere se dare avvio ai lavori non lo farà, provocando lo
stop improvviso delle attività delle imprese. Le difficoltà
burocratiche che si stanno incontrando dimostrano quanto la riforma e
la digitalizzazione della pubblica amministrazione siano la chiave di
volta anche per la transizione ecoloogica che attende il nostro Paese.
Si faccia tesoro di quanto sta avvenedo per il superbonus per rendere
più agevoli i processi di trasformazione futuri”. “Le nostre chance di
ripresa nei prossimi anni – conclude – dipenderanno in gran parte
anche dagli interventi sul nostro patrimonio immobiliare e quindi dal
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), documento varato il 26
aprile e già ricevuto dalla Commissione europea”.

Un dossier realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna, sull’età e lo stato di 512.310 edifici nell’Isola (case
unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine, condomini
anche con attività economiche al piano strada) dimostrava come ben
322.515 unità fossero edificate prima del 1981 e solo 189.795 dopo
l’81. Dall’indagine risultò anche come il 17% degli immobili presi in
considerazione (87.262 edifici) versava in pessime o cattive
condizioni, ponendo l’isola al 6° posto in Italia tra le regioni con
un patrimonio immobiliare vetusto, classifica che al non invidiabile
primo posto vedeva la Calabria con una situazione mediocre-pessima per
il 26,8% delle case mentre la media nazionale è del 16,8%. Dall’altra
parte ben 425.044 risultarono in condizioni “non critiche”. Le case
più vecchie e malandate si trovavano a Sassari (il 19% in condizioni
pessime o mediocri); seguiva l’Ogliastra con il 18,1%, Oristano con
17,9%, Medio Campidano con il 17,8%, Cagliari con il 16,8%,
Carbonia-Iglesias con il 16,5%. Le più nuove a Olbia-Tempio con una
percentuale di anzianità solo del 13,9%.




CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–20-05-21–DOSSIER IMPRESE SARDEGNA POST COVID

DOSSIER IMPRESE SARDEGNA POST COVID – L’Isola vuole agganciare il
treno della ripartenza. L’analisi di Confartigianato Sardegna sui
fattori che possono impedire o favorire una rapida ripresa post
Covid-19. Matzutzi e Serra (Confartigianato Sardegna): “Lavorare per
cancellare i mali endemici dell’Isola. Dal Recovery le opportunità di
crescita”.

Quello della “ripartenza” è un treno che la Sardegna delle imprese
tenta di agganciare. Anche se appena partito, il “convoglio sardo” si
porta dietro, inevitabilmente, i mali endemici dell’isola come la
penuria di lavoro, la scarsa digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione, la lenta transizione green e lo “scollamento” tra le
aree densamente abitate e le zone periferiche e montane e la
burocrazia che colpisce pesantemente tutta l’Italia. Difficoltà certo,
ma anche opportunità legate al recovery, all’export, alla transizione
digitale delle attività produttive e alla tutela dell’ambiente.

E’ questo ciò che emerge dal FOCUS SARDEGNA “Prove di ripresa. Terza
ondata e prospettive post pandemia per imprese e territori”, analisi
periodica di Confartigianato Imprese Sardegna sull’attuale situazione
del sistema imprenditoriale isolano.

“La ripresa della Sardegna, è ormai opinione condivisa, sarà
condizionata dall’andamento del piano vaccinale – commentano Antonio
Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato
Imprese Sardegna – accelerare il passo è un primo elemento
indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative
derivanti dallo shock pandemico che si è riverberato su famiglie e
imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e
sociale”. “Non va tuttavia dimenticato che la ripartenza, italiana e
dell’Isola – continuano Presidente e Segretario – sarà condizionata
anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece
già “endemici” prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di
condizionarla negativamente”.

Tra i punti negativi più pesanti, vi è il mercato del lavoro che
sconta l’effetto-Covid con una perdita nel 2020 di 24 mila posti di
lavoro in Sardegna, pari ad una contrazione del 4,3%, calo
dell’occupazione più accentuato rilevato tra le regioni italiane.

Tra le categorie più colpite le donne e i giovani, già contraddistinte
da situazioni di svantaggio pre pandemia poiché nella gran parte dei
casi ricoprono posizioni di lavoro meno tutelate e spesso in settori
più esposti alle crisi. L’occupazione femminile in Sardegna perde 15
mila unità pari al -5,9% (calo superiore al -2,5% nazionale, che
posiziona 20^ la nostra regione nel rank nazionale) e quella giovanile
– 15-34 anni – perde 11 mila unità pari al -9,1% (calo > al -5,1%
nazionale, che posiziona 19^ la nostra regione nel rank nazionale).

Il dato dei lavoratori indipendenti, nel 2020 nella nostra regione
risulta in crescita del 7,1%, in controtendenza rispetto alla dinamica
nazionale in riduzione del 2,9%. A determinare la peggior performance
occupazionale è la dinamica degli occupati dipendenti che hanno
registrato un calo del -8,5%, equivalente a 38 mila unità in meno,
flessione trainata dalla contrazione degli occupati dipendenti a tempo
determinato (-29 mila unità, pari al -27,8%).

Nei primi mesi del 2021 il dato riferito alle attivazioni nette ogni
100 dipendenti, che fornisce una misura della variazione dei posti di
lavoro alle dipendenze è negativo e pari al -2,2%, posizionando la
Sardegna al 14° posto nel ranking nazionale. Rispetto alle assunzioni
preventivate nel trimestre di marzo-maggio 2021 per numero di
dipendenti la nostra regione si posiziona invece a inizio classifica
(6° posto) con un valore pari a 9,5 assunzioni ogni 100 dipendenti,
superiore al valore medio nazionale di 7,4 assunzioni ogni 100
dipendenti.

A livello provinciale osserviamo una riduzione maggiore del tasso di
occupazione (15-64 anni) nel territorio di Sassari (-5,7 punti) e una
crescita più ampia del tasso di inattività sempre nello stesso
territorio (+5,5 punti). Lo stesso vale per il segmento giovanile,
15-29 anni, per cui si osserva un calo del tasso di occupazione più
ampio a Sassari (-5,3 punti) e un aumento di quello di inattività a
Nuoro (+6,1 punti).

“Il percorso di transizione, cambiamento e mutazione è fondamentale –
continuano Matzutzi e Serra – occorre puntare a obiettivi precisi per
recuperare il tempo perduto a causa della pandemia e per rimuovere i
molteplici ostacoli già presenti precedentemente allo scoppio della
crisi odierna: la scarsa digitalizzazione della Pubblica
amministrazione, i ritardi dei pagamenti della PA, l’eccessiva
burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale. Dobbiamo impegnarci
affinché questi “mali” vengano cancellati o, quanto meno, attenuati.
Molti di questi problemi potrebbero essere sorpassati grazie
all’azione del Recovery Fund”. Per Confartigianato Sardegna, appare,
quindi, fondamentale puntare sulle competenze anche per attivare il
percorso di digitalizzazione del sistema amministrativo.

Infatti, tra gli altri fattori che pongono più a rischio una veloce
ripresa, vi è la scarsa digitalizzazione della P.A. – in Sardegna il
78,2% dei comuni non offre almeno un servizio per i cittadini
interamente in modalità online; i ritardi dei pagamenti della P.A.,
con il 27,9% dei comuni che pagano le fatture oltre il limite di legge
dei 30 giorni. A questi due dati sardi si aggiunge l’eccessiva
burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale e che vede l’Italia
occupare il 128° posto nel mondo e l’ultimo in Europa per complessità
e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte; e la durata
insostenibile dei procedimenti civili – nel nostro Paese per risolvere
una disputa commerciale servono 1.120 giorni, tempi dilatati che ci
collocano al 122° posto nel mondo e al terz’ultimo nell’Unione
europea.

VERSO UN’ECONOMIA PIU’ RISPETTOSA DELL’AMBIENTE

Il percorso di transizione, cambiamento e mutazione punta a obiettivi
precisi per recuperare il tempo perduto a causa della pandemia e per
rimuovere i molteplici ostacoli già presenti precedentemente allo
scoppio della crisi odierna.

Tra gli obiettivi di ripresa figura la transizione green, che sottende
la volontà di rendere l’economia più rispettosa dell’ambiente.

Per arrivare a ciò è necessario oggi, e sarà necessario in futuro,
agire su più fronti: dalla tutela della risorsa idrica (è pari al
48,8% la quota di reti di distribuzioni d’acqua efficienti, valore che
posiziona la Sardegna 18^ nel rank nazionale e inferiore al 58% medio
nazionale), al rafforzamento del mix energetico, orientandolo in modo
più insistente verso le rinnovabili (è pari al 34,2% la quota di
energia da fonti rinnovabili sul totale dei consumi interni lordi,
valore che posiziona la Sardegna 12^ nel ranking nazionale ed in linea
con il valore medio nazionale del 34,3%) fino all’efficientamento
degli edifici esistenti da un punto di vista energetico (l’ammontare
dell’investimento pro capite incentivato da ecobonus è di 27,2
euro/abitante, valore che posiziona la Sardegna al 16° posto nel
ranking nazionale e inferiore ai 57,7 euro/abitante della media
nazionale).

Il compimento del percorso di transizione verde è possibile solo se
verrà coinvolto anche il tessuto produttivo. Ad oggi le imprese che
hanno portato avanti azioni concrete a favore della sostenibilità
ambientale – riduzione utilizzo risorsa idrica e di produzione di
rifiuti, riciclo, uso materie prime seconde, etc.- e investimenti per
ridurre l’impatto dell’attività di impresa sull’ambiente sono il 71,1%
del totale e il 71,0% delle MPI, valori che posizionano la nostra
regione 2^ nella classifica nazionale, trainata dall’ampia quota di
imprese pro green rilevata per la realtà di Sassari e di Cagliari.

Per una reale capacità del sistema di raggiungere l’obiettivo della
sostenibilità è importante puntare anche sul capitale umano ricercando
personale con competenze green – dalla semplice attitudine
/sensibilità fino alla ricerca di green job, cioè di figure
professionali in grado di attivare azioni di cambiamento invasive per
incrementare il livello di sostenibilità delle imprese – ad oggi alle
figure previste in entrata viene richiesta tale competenza, dal
livello più basso a quello più elevato, all’81,0%. Nel 45,1% dei casi
vengono ricercate figure dotate di competenze green di alto livello,
in quanto di fondamentale necessità per lo svolgimento del lavoro.
Tale quota posiziona la Sardegna 6^ nella classifica nazionale, per
maggior peso sul totale entrate sui nuovi ingressi programmati dalle
imprese per cui sono richieste competenze e professionalità legate
alla sfera della sostenibilità dando conferma della maggior attenzione
che il tessuto produttivo rivolge all’ambiente e alla sua
salvaguardia.

DIGITALIZZAZIONE DIFFUSA

Per una reale modernizzazione dell’economia, che mette al centro
processi di conoscenza, affinché questo percorso di ripresa sia anche
a vantaggio delle generazioni future diventa importante puntare la
direzione del cambiamento anche verso scuola, istruzione, formazione e
competenze. Sul fronte della formazione, sempre più centrale diviene
la formazione continua per rispondere ad esigenze in costante
mutazione a causa di un mercato e di un modo di fare impresa in
evoluzione: in Sardegna la quota di persone di 25-64 anni che hanno
partecipato alla formazione continua si attesta al 8,5%, valore in
linea a quello nazionale (8,1%) che posiziona la nostra regione nel
ranking nazionale al 13° posto.

“Come già ribadito – rimarcano Matzutzi e Serra – per cambiare non
bisogna tralasciare la componente del capitale umano. Affinché avvenga
la transizione digitale ricoprono un ruolo rilevante le competenze
digitali elevate: ad oggi nella nostra regione ne sono in possesso il
23% delle persone tra i 16 e i 74 anni, valore che posiziona il
territorio sardo in 11^ posizione nella classifica nazionale”.

Il Covid-19 ha ulteriormente velocizzato il cambiamento dei modelli di
business e di organizzazione del lavoro, soprattutto per un massivo
aumento degli investimenti delle imprese in questi ambiti. La quota di
imprese che ha effettuato nell’anno della pandemia almeno un
investimento in ambito tecnologico si attesta al 62,2%, superiore di
13,6 punti rispetto alla quota rilevata nel periodo pre pandemia
(2015-2019), aumento più ampio rilevato tra le regioni italiane. Come
per la buona riuscita della transizione green, diviene fondamentale
puntare sulle competenze anche per attivare il percorso di
digitalizzazione del sistema. Crescente è la richiesta di e-skill di
alto livello da parte delle MPI sarde. Nel 2020 sono richieste dalle
MPI al 14,7% delle figure professionali previste in entrata competenze
digitali di livello elevato (valore che posiziona la Sardegna ultima
nella classifica regionale), al 14,3% competenze alte in ambito
informatico e matematico (valore che posiziona l’Isola al terz’ultimo
posto nella classifica regionale) e al 9,7% capacità di utilizzo di
tecnologie 4.0 (valore che posiziona la Sardegna 13^ nella classifica
regionale).

VERSO UNA RIPRESA DEL COMMERCIO ESTERO

Per una reale riuscita della ripartenza diventa fondamentale mettere
in campo azioni di rafforzamento del made in Italy. Questo è
necessario per lo più dopo l’anno pandemico che ha messo sotto stress
il commercio mondiale. La Sardegna nel 2020 ha registrato un calo a
doppia cifra dell’export di prodotti manifatturieri (-42,5%). Tale
riduzione si riduce al -11% per l’export di manufatti al netto dei
prodotti petroliferi. Al contrario per l’export di micro piccola
impresa – alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura
– segna una crescita del +13,1%, trainato dalla buona performance
delle vendite oltre confine nazionali dei metalli (+33,5%).

ARTIGIANATO E MPI FATTORE DI COESIONE NELLE AREE INTERNE E MONTANE

L’aggancio alla ripresa avverrà solo se non resterà indietro nessuno.
Il sistema di ripresa prevede infatti di mettere in campo azioni di
rigenerazione e recupero delle aree interne e delle aree periferiche
del Paese. In queste aree si rileva una presenza diffusa di
artigianato e MPI che svolgono un ruolo di coesione economica e
sociale rilevante per la comunità di quelle aree. In Sardegna nelle
aree montane la micro piccola impresa occupa il 97% degli addetti
delle imprese del tessuto produttivo dell’area (incidenza 15 punti più
elevata di quella complessiva pari all’82,0%); l’artigianato occupa
più di 1 addetto su 4 (26,5%) nelle aree interne, valore superiore di
5,9 punti rispetto al 20,6% totale.

Fondamentale trainare nella ripresa anche queste aree che oggi spesso
scontano diversi svantaggi competitivi, tra cui: un inferiore livello
di produttività – il valore aggiunto per addetto nelle aree montane
raggiunge un valore di 24 mila euro per addetto, del 27,7% più basso
rispetto ai 34 mila euro per addetto calcolati a livello complessivo;
minor quota di famiglie connesse in banda ultra larga a velocità
elevate (30,9% aree interne vs 53,8% totale).

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Responsabile Ufficio Stampa Confartigianato Imprese Sardegna