Assoluzione dell’Autista nell’Incidente Mortale di Ittiri: Un Caso di Tragedia e Giustizia

Sassari, 9 Gennaio 2024 – Nel tragico incidente avvenuto il 24 novembre 2017 a Ittiri, in cui perse la vita Antonio Meloni, un giovane studente di 14 anni, l’autista del pullman è stato assolto. Andreuccio Uggias, 50 anni, non è stato ritenuto responsabile della morte del ragazzo. La sentenza, pronunciata dalla giudice Silvia Masala, è stata basata sulle indagini che hanno escluso la colpevolezza dell’autista.

Dinamiche dell’Incidente: L’incidente si verificò alle prime ore del mattino, mentre Antonio aspettava il pullman per andare a scuola. Secondo le indagini, Antonio sarebbe caduto improvvisamente, perdendo l’equilibrio e battendo il capo sul manto stradale. Il bus dell’Arst, guidato da Uggias, avrebbe poi “pizzicato” leggermente l’arto inferiore sinistro di Antonio, già a terra.

Processo Giudiziario: Inizialmente, Uggias era stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo. Tuttavia, le indagini tecniche hanno rivelato che la causa della morte di Antonio fu la caduta, non l’urto col bus. Queste conclusioni sono state supportate sia dall’autopsia che dall’analisi degli indumenti indossati dalla vittima il giorno dell’incidente, confermando l’assenza di fratture o segni di schiacciamento.




Cortocircuito ad Alghero: Lotta per il Potere o Diritto di Giustizia? Ex Assessori Impugnano la Revoca dei loro incarichi

Ricorso al TAR da Caria e Peru contro il Comune di Alghero per Revoca degli Incarichi. I ricorrenti mettono in luce le potenziali ripercussioni di questa decisione sull’equilibrio del bilancio comunale

Alghero, 22 Nov. 2023 – Una significativa controversia legale sta agitando le acque politiche della città di Alghero. Il Sindaco della città ha revocato gli incarichi assessoriali di Giovanna Caria e Antonello Sebastiano Peru con decreti numerati 64 e 65, rispettivamente, datati 17 novembre 2023. La decisione, dopo lo strappo sia in giunta che in consiglio comunale, ha portato alla presentazione di un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna da parte dei due ex assessori.

Contesto della Controversia Giovanna Caria e Antonello Sebastiano Peru erano stati incaricati di ruoli cruciali all’interno dell’amministrazione comunale. Peru gestiva le deleghe relative a Opere Pubbliche, Manutenzioni, e altri settori, mentre Caria si occupava di Bilancio, Finanze e Tributi, tra gli altri. I rapporti tra il Sindaco e gli assessori erano stati fino a quel momento caratterizzati da massima collaborazione.

Il Nodo della Revoca Il ricorso sostiene che la revoca degli incarichi assessoriali è avvenuta in assenza di qualsiasi motivazione formale, violando gli artt. 3 della legge n. 241/1990 e 46, comma 4, del d.lgs. n. 267/2000, nonché l’art. 43 dello statuto comunale di Alghero. Secondo i ricorrenti, la mancanza di una motivazione adeguata rende i decreti di revoca illegittimi.

Eppure nel 2010 l’allora Sindaco Tedde revocò l’incarico assessoriale a Maria Grazia Salaris seguendo la stessa procedura adottata dall’attuale sindaco Mario Conoci.

Implicazioni Politiche ed Amministrative I ricorrenti mettono in luce le potenziali ripercussioni di questa decisione sull’equilibrio del bilancio comunale, un tema di particolare rilevanza in un momento di delicatezza finanziaria per il Comune.

La Richiesta dei Ricorrenti Giovanna Caria e Antonello Sebastiano Peru, attraverso il loro legale, chiedono l’annullamento dei decreti impugnati e la loro immediata sospensiva. Sollecitano inoltre un’abbreviazione dei termini per la fissazione dell’udienza. Sottolineano l’urgenza di una decisione rapida, dato il grave impatto dei decreti sulla loro dignità professionale e sul bilancio comunale.

Il caso solleva questioni importanti sulla natura del potere amministrativo e sul ruolo della trasparenza nelle decisioni politiche. Mentre il TAR della Sardegna si prepara ad esaminare il caso, gli occhi della comunità locale e regionale restano fissi su questa significativa battaglia legale.

Per una maggiore comprensione della vicenda:

  1. Normativa di Riferimento: Secondo l’art. 46 del d.lgs. n. 267/2000, il Sindaco può revocare uno o più assessori, ma è necessario che fornisca una motivata comunicazione al Consiglio​​.
  2. Natura della Revoca: La revoca è considerata un atto di alta amministrazione e non ha natura politica. Tale atto rientra nella piena scelta discrezionale del Sindaco, basandosi sul rapporto di fiducia con gli assessori​​.
  3. Giurisprudenza: La revoca degli assessori non è assoggettata alle regole procedimentali degli atti amministrativi generali. Tuttavia, la giurisprudenza stabilisce che la revoca è un atto di alta amministrazione soggetto all’obbligo di motivazione​​.
  4. Controllo del Giudice Amministrativo: Il controllo giudiziario sulla revoca è limitato a profili formali, come la violazione di norme specifiche o abnormità del provvedimento. Il giudice non può valutare le ragioni di opportunità politico-amministrativa, ma può esaminare la motivazione della revoca, sebbene in modo limitato​​.
  5. Motivazione Sommaria: La giurisprudenza ritiene che una motivazione adeguata della revoca può consistere nella lesione del rapporto fiduciario tra il Sindaco e l’Assessore, ma il Sindaco deve almeno sommariamente menzionare il fatto che ha causato tale lesione​​.

Emerge una domanda fondamentale: perché vi è tanto interesse da parte dei due assessori nel mantenere le loro posizioni? Si tratta di una semplice lotta per il potere o di un genuino desiderio di servire la comunità? È cruciale che gli elettori riflettano sull’impatto che tali controversie hanno sulla loro città. Meritano i cittadini di Alghero un ambiente politico caratterizzato da continui scontri e dispute legali? La fiducia e il benessere della comunità dovrebbero essere al centro di ogni decisione politica. È ora che gli elettori si interroghino sulla direzione che desiderano per la loro città e su come le azioni dei loro rappresentanti influenzino non solo l’immagine ma anche la sostanza della vita civica di Alghero.




Il Caso Capo Caccia: Tra Giustizia e Politica, il Futuro di Andrea Delogu.

L’ex commercialista dell’hotel e prominente figura politica di Forza Italia ad Alghero, Andrea Delogu, patteggia nel processo per bancarotta. Quale futuro lo attende? Il parere di Elias Vacca, Marco Tedde, Toti Columbano, Roberto Ferrara

l’editoriale di Fausto Farinelli – 14 Nov. 2023

Alghero – Il dibattito si infiamma nella comunità di Alghero in seguito alle recenti sentenze d’appello che coinvolgono Andrea Delogu, noto esponente politico di Forza Italia e presidente della Fondazione Alghero, in relazione al crac finanziario dell’hotel Capo Caccia. La sua posizione politica e sociale, un tempo inattaccabile, ora è oggetto di scrutini dopo il patteggiamento che ha ammesso una parte di responsabilità nel tracollo finanziario dell’hotel.

La vicenda giudiziaria dell’hotel Capo Caccia si tinge di sfumature politiche. Andrea Delogu, al centro delle indagini per il suo ruolo di commercialista durante i periodi critici che hanno portato al fallimento dell’hotel, e al tempo stesso figura di spicco nella politica locale, si trova ad affrontare non solo le ramificazioni legali, ma anche quelle etiche e politiche.

Con una condanna di due anni con pena sospesa ottenuta tramite patteggiamento, la sua immagine pubblica potrebbe essere messa a dura prova. La Procura ha evidenziato manovre finanziarie dubbie che hanno eroso il patrimonio dell’hotel, valutato in circa 15 milioni di euro, sottolineando il ruolo di Delogu in queste operazioni.

Cosa è il Patteggiamento?

Il patteggiamento è una procedura presente nel sistema giudiziario italiano che permette ad un imputato di concordare con il giudice una pena ridotta per il reato di cui è accusato, evitando così un processo pieno.

In parole semplici, funziona più o meno così: se una persona è accusata di un reato, invece di andare a processo, può scegliere di patteggiare. Questo significa che l’imputato accetta una pena concordata (che di solito è inferiore a quella massima prevista per quel reato) e in cambio, il processo viene semplificato o addirittura evitato.

Riguardo all’ammissione di colpa, il patteggiamento non è un’ammissione di colpa nel senso classico. In molti sistemi giuridici, ammettere la colpa significa dichiararsi colpevole del reato. Nel patteggiamento, invece, l’imputato non dichiara esplicitamente di essere colpevole, ma accetta di essere punito per il reato. È più una questione pratica: l’imputato accetta una pena per chiudere il caso e per evitare i rischi e i costi di un processo lungo e incerto.

La decisione di un imputato di accettare il patteggiamento non implica necessariamente che egli ammetta interiormente di aver commesso il reato. Ci sono diverse ragioni per cui un imputato potrebbe scegliere di patteggiare, e non tutte sono legate all’ammissione di colpa.

  1. Evitare il rischio di una pena maggiore: Un imputato potrebbe scegliere di patteggiare perché teme che, se il caso andasse a processo, potrebbe ricevere una pena più severa. Questo può accadere anche se l’imputato si sente innocente o non è completamente convinto della propria colpa.
  2. Ridurre l’incertezza: Un processo può essere lungo e il suo esito è incerto. Patteggiando, un imputato può risolvere il caso più rapidamente e con una pena conosciuta, evitando l’ansia e l’incertezza di un processo.
  3. Risparmiare sui costi: I processi possono essere costosi, non solo in termini di denaro ma anche di tempo e stress emotivo. Patteggiare può essere visto come un modo per ridurre questi costi.
  4. Considerazioni strategiche: In alcuni casi, l’imputato e i suoi avvocati possono ritenere che patteggiare sia la migliore strategia legale, data la situazione specifica, le prove disponibili, e altri fattori.

Nel panorama politico italiano, diversi politici hanno recentemente affrontato processi giudiziari, optando per la strada del patteggiamento. Questa pratica, seppur legittima nell’ambito legale, solleva questioni riguardo la compatibilità tra l’esercizio di un ruolo pubblico e l’essere soggetti a procedimenti penali.

Uno dei casi più recenti è quello dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, e del deputato dello stesso partito, Giangiacomo Calovini. Indagati per corruzione, hanno concordato con la Procura di Milano un patteggiamento a un anno e 4 mesi, con pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici. Secondo l’accusa, l’accordo illecito avrebbe favorito l’assunzione del figlio di un ex consigliere comunale come assistente di Fidanza in cambio di vantaggi politici per Calovini.

Un altro caso riguarda Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che ha patteggiato a quattro mesi di reclusione per traffico d’influenze illecite, coinvolgendo due imprenditori. Questo patteggiamento segue quello a un anno, pena sospesa, per il suo coinvolgimento con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. In quest’ultimo caso, Palamara è accusato di aver messo a disposizione le sue funzioni in cambio di utilità personali.

Anche personaggi come Umberto Bossi e Giulio Centemero della Lega sono stati coinvolti in processi giudiziari. Bossi, condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e Centemero, condannato in primo grado per finanziamento illecito, rappresentano ulteriori esempi di questa problematica intersezione tra politica e giustizia.

In qualità di presidente della Fondazione Alghero, un ente che si pone come punto di riferimento culturale e sociale per la città, Delogu si trova ora ad affrontare la questione dell’opportunità politica. Il suo impegno in Forza Italia e la posizione di prestigio all’interno della Fondazione sollevano interrogativi ineludibili: è opportuno che mantenga la sua carica in un’istituzione di tale importanza per la comunità, mentre la sua figura è stata macchiata da un’accusa così grave?

Marco Tedde esponente di FI ad Alghero, già Sindaco della città interpellato dalla nostra redazione risponde così:

Patteggiare ritengo sia stata una scelta prudente. Il patteggiamento non corrisponde a una condanna. È la conclusione di una trattativa col PM al fine di eliminare i rischi sempre presenti in un processo. Anche, e soprattutto, per gli innocenti. I benefici più rilevanti sono lo sconto della pena fino ad un terzo e l’inidoneità della sentenza a produrre effetti vincolanti nei giudizi civili ed amministrativi. È stata revocata anche l’interdizione dai pubblici uffici che era stata disposta nei suoi confronti. Con il patteggiamento inoltre viene esclusa dal processo la parte civile.

in riferimento all’opportunità politica di presentare le dimissioni da Presidente della Fondazione Alghero, Tedde risponde così:

Non mi pare proprio. Se tutti i soggetti inquisiti o che hanno definito processi con patteggiamento dovessero dimettersi, si svuoterebbero i ranghi politici-amministrativi e le aule consiliari regionali e comunali e il Parlamento. Il patteggiamento, ripeto, non è ammissione di colpevolezza o una condanna. Peraltro, le sue dimissioni creerebbero danni alla Fondazione e alla Città difficilmente quantificabili. Abbiamo la massima stima e gratitudine per il presidente Delogu, che nella sua attività professionale e politica ha sempre agito in modo irreprensibile.

Toti Columbano di Sardegna al centro 20-20 ed ex esponente di spicco di Forza Italia commenta così:

Non mi permetto di fare valutazioni sulle decisioni del dr Delogu e della sua difesa circa l’accordo ( il patteggiamento è un’altra cosa) raggiunto con il procuratore generale in base al quale è stata sensibilmente ridimensionata la condanna in primo grado tanto da dichiarare la pena sospesa. circa la opportunità politica fi fare un passo indietro non ne vedo ragioni. Non vi è incomatibilita alcuna e l’opportunità politica solitamente invocata in questi casi si traduce solitamente in un mero pretesto privo di fondamento e come tale, appunto, strumentale ad una opportunità che nasconde l’ipocrisia.

Roberto Ferrare del Movimento 5 stelle dichiara:

Per quanto riguarda l’opportunità politica, non mi aspetto tanto un passo indietro del diretto interessato, quanto una valutazione politica da parte di chi governa e decide le sorti della nostra città, ovvero di chi è responsabile dell’affidamento dell’incarico, perché in questo caso la sensibilità e la responsabilità verso i nostri concittadini è del Sindaco.

L’Avv. Elias Vacca difensore del Commercialista Andrea Delogu è di questo avviso:

Sul piano tecnico-giuridico non esistono preclusioni ad assumere cariche in enti pubblici o privati. Il giudizio sull’opportunità non spetta a me, ne’ al dottor Delogu. Semmai chi allega la inopportunità, stante la riferibilita’ della vicenda processuale ad attività professionale (e non collegabile ad alcun incarico pubblico) di oltre dieci anni fa, dovrebbe estrinsecarne le ragioni. Nei reati fallimentari molto frequentemente ci si trova imputati, come in questo caso, per situazioni pregresse o azioni successive determinate da altri, la responsabilità è quasi oggettiva. È il rischio che talvolta, come questa volta, corre l’amministratore che cerca di salvare la baracca.
Concordare la sanzione non costituisce ammissione di responsabilità, è piuttosto una resa processuale.

Un dettaglio non meno inquietante emerge: l’assenza totale di copertura –al momento della stesura dell’articolo – da parte dei media locali online. Una tale omissione non solo pone dubbi sull’integrità del giornalismo locale, ma solleva anche interrogativi sull’equilibrio di potere tra le istituzioni mediatiche e politiche.

Di fronte a questo vuoto informativo, anche il silenzio delle opposizioni non fa che amplificare l’eco di domande che meritano di essere poste:

  • Qual è il ruolo del giornalismo locale nel garantire trasparenza e rendicontazione pubblica delle vicende che coinvolgono figure di spicco nella comunità?
  • È possibile che l’informazione sia filtrata o addirittura omessa in base a interessi politici o relazioni personali all’interno della città?
  • Come possono i cittadini di Alghero esigere e ottenere un’informazione completa e non parziale su questioni di pubblico interesse?
  • In che modo l’assenza di un dibattito aperto e di comunicati ufficiali dalle opposizioni influisce sulla percezione della democrazia e della responsabilità politica nella città?

Domande aperte ai lettori:

  • Dovrebbe Andrea Delogu ritirarsi dalla guida della Fondazione Alghero per preservare la fiducia della comunità e l’integrità dell’ente che rappresenta?
  • Può un politico coinvolto in vicende giudiziarie così delicate continuare a svolgere un ruolo pubblico senza influenzare negativamente la percezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni che guida?
  • Delogu rappresenta un punto fermo della Fondazione Alghero, le sue eventuali dimissioni causerebbero dei danni alla stessa?



Dopo 15 anni in fuga dalla Giustizia, i Carabinieri mettono la parola fine alla misteriosa latitanza del buddusoino Quirico CARTA.

Era il 14 febbraio 2008 quando, armato di pistola, entrò in un bar del suo paese e colpì gravemente due avventori che, nonostante le ferite riportate, riuscirono a sottrarsi alla sua furia omicida; da quel momento, Quirico CARTA – buddusoino 47enne, già conosciuto alle cronache per un altro omicidio commesso nel 1993 e per il quale aveva scontato una lunga pena – si era dato definitivamente alla macchia, senza dare più notizie di sé.
A nulla erano valsi i reiterati inviti a costituirsi, nemmeno l’appello lanciato dal parroco durante l’omelia domenicale: Quirico Carta, subito colpito da un’Ordinanza di custodia in carcere, era definitivamente scomparso; poi, quasi a sigillare definitivamente lo stato di latitanza, il 17 ottobre 2012 era giunto l’esito del processo per il duplice tentato omicidio ed il porto dell’arma clandestina: 16 anni di reclusione, un verdetto che aveva sicuramente rafforzato la volontà di non farsi più prendere dalla Giustizia.
Nel corso degli anni, i militari dell’Arma ed in particolare quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ozieri hanno condotto delle mirate attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica di Sassari e con la collaborazione dei militari del Nucleo Investigativo di Sassari, erano proseguite in maniera tradizionale con appostamenti in aperta campagna e pedinamenti delle persone vicine al catturando, ricorrendo anche alle più moderne tecnologie messe a disposizione degli uomini dell’Arma.
Finalmente, la lenta ma inesorabile progressione investigativa aveva concesso uno spunto importante ed il latitante era stato individuato in Corsica, nella zona di un piccolissimo comune rurale arroccato nella parte sud-occidentale dell’isola; lì, ormai dal 2013, Quirico Carta aveva iniziato una nuova vita con una compagna, una donna francese che non aveva mai sospettato nulla sulla vera identità dell’uomo che chiamava “Antonio”, con cui aveva convissuto e che si era sempre identificato con le generalità di un altro individuo, vivente, originario di Nuoro e che era inconsapevole delle trame che erano state avviate con i suoi dati personali.
Un’esistenza tranquilla condotta nella placida tranquillità delle campagne corse, drammaticamente interrotta nel pomeriggio del 30 gennaio 2018, quando un improvviso malore aveva stroncato la vita di quell’uomo che tutti conoscevano come “Antonio” e che aveva un passato oscuro che non aveva mai potuto raccontare ad alcuno; poi, il 2 giugno 2021, a seguito di una fitta cooperazione internazionale di polizia corroborata da attività rogatoriali avviate dalla Procura sassarese, gli agenti della D.T.P.J. (Direction Territoriale de Police Judiciaire) della Police Nationale di Ajaccio – seguendo le precise indicazioni fornite dai Carabinieri di Ozieri che avevano svolto tutti gli accertamenti necessari – avevano eseguito una perquisizione a casa della ex compagna del ricercato e, oltre ai documenti italiani falsi (una tessera sanitaria ed una carta d’identità facente parte di una partita di documenti asportati dal Comune di Fonni nell’Aprile 2009) era stata dissotterrata un’urna contenente le ceneri del defunto “Antonio”, alias Quirico Carta, che la compagna aveva deciso di inumare nello stesso giardino ove la morte lo aveva infine colto dopo 5 anni di convivenza insieme.
Il sequestro delle ceneri aveva così visto la discesa in campo degli specialisti del R.I.S. di Cagliari che avevano eseguito delle comparazioni incrociate tra il D.N.A. estrapolato dai resti inceneriti e quello dei parenti del ricercato, nonché con il profilo che era stato isolato dagli oggetti rinvenuti nell’ovile di Pattada ove, nell’aprile 2010, l’uomo – prima di allontanarsi poiché braccato dall’Arma – aveva soggiornato per qualche tempo; l’esame scientifico ha infine confermato l’ipotesi investigativa dei militari del N.O.R.M. di Ozieri e dei colleghi del Nucleo Investigativo di Sassari: le ceneri custodite nell’urna dissotterrata nel giardino di una sperduta abitazione in Corsica appartenevano al corpo del latitante Quirico Carta da Buddusò.




Libri, Attilio Pinna al Vecchio Mulino presenta “Giustizia e Perdono”

Venerdì a Sassari, l’avvocato e intellettuale sassarese, impegnato nella difesa dei diritti dei più deboli, illustra la sua ultima fatica letteraria; il volume è pubblicato da Aracne per l’Istituto Camillo Bellieni

Attilio Pinna

SASSARI. Di fronte all’ingiustizia e all’abisso del male, i sentimenti di rabbia e di vendetta sono la soluzione sbagliata. Ne è convinto Attilio Pinna, avvocato e intellettuale sassarese, che venerdì 14 ottobre, alle 18.30 presenterà al Vecchio Mulino di via Frigaglia 5, a Sassari, il suo ultimo libro dal titolo “Giustizia e Perdono”, Aracne Edizioni per la collana EDUCasus, inserita tra le pubblicazioni dell’Istituto Camillo Bellieni.

A illustrare i contenuti di questo interessante volume, assieme a Pinna, ci sarà l’avvocato Giovanni Angelo Colli, presidente della Camera Penale di Nuoro “Antonio Busia”. Il testo parte dagli assunti di papa Francesco, che nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace ha affermato che “non c’è pace senza giustizia, e non c’è giustizia senza perdono”.

L’autore si spinge quindi verso il nodo politico della questione, che individua il nuovo orizzonte di salvezza nella partecipazione sofferente, nella condivisione della colpa e del peccato del prossimo come obiettivo ultimo del processo di costruzione di una società giusta.

«Il perdono è la risorsa di una società giusta e umana, ed è necessario alla convivenza. Se resta valido che lo Stato debba punire e sanzionare i rei, allo stesso tempo la giustizia non deve perdere di vista la sua funzione rigeneratrice rispetto al valore dell’uomo ed alla sua dignità», ha affermato l’autore, da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei più deboli e già responsabile di Amnesty International Sassari.

Pinna si rivolge in particolare al legislatore, nell’auspicio di lanciare un messaggio concreto sul fatto che il crimine non si argini attraverso l’inasprimento delle pene, secondo una logica retributiva e restitutoria, ma attraverso l’educazione e la prevenzione. L’iniziativa è organizzata dall’Is.Be con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna. L’ingresso è libero e gratuito.




ALGHERO ISTITUISCE L’UFFICIO DI PROSSIMITÀ – IL “SISTEMA GIUSTIZIA” PIÚ VICINO AI CITTADINI NEL BACINO DI RIFERIMENTO DEGLI UFFICI GIUDIZIARI SOPPRESSI

L’Ufficio di Prossimità ad Alghero. Servizio per le fasce più deboli, in unione con i comuni precedentemente riferimento degli uffici soppressi, Tribunale e Giudice di Pace.

Alghero, 31 marzo 2021 – Alghero vuole istituire l’Ufficio di Prossimità, un servizio gratuito di consulenza e informazioni per tutti i cittadini. In unione con i comuni di Ittiri, Monteleone Roccadoria, Villanova Monteleone, Romana, Uri, Olmedo, Putifigari, i centri che precedentemente costituivano il bacino di riferimento dell’ex sede di uffici giudiziari soppressi – Tribunale e Giudice di Pace – presenterà la manifestazione di interesse al Centro regionale di Programmazione.
“L’obiettivo è quello di realizzare un servizio per avvicinare il “Sistema Giustizia” al cittadino, in grado di offrire servizi omogenei, diretti soprattutto alle fasce più deboli, in quei settori in cui non vi è contenzioso tra le parti” afferma il Sindaco Mario Conoci. L’ufficio di prossimità rientra negli indirizzi dell’Assessorato regionale alla Programmazione e Bilancio, finanziati nell’Asse I – azione 1.41. del PON Governance e capacità Istituzionale 2014-2020. La nascita degli uffici sarà funzionale al decongestionamento dell’accesso ai Tribunali che proprio grazie alla collaborazione e il coinvolgimento degli Enti locali e il supporto dei sistemi informatici potrà mostrarsi efficace.
Ieri si è tenuto un primo incontro a Porta Terra fra il Sindaco Mario Conoci, il Vicesindaco Giovanna Caria, il Dirigente Antonio Appeddu con i Sindaci o loro delegati dei Comuni interessati dal programma, alcuni dei quali presenti, altri collegati in video conferenza, a cui è stato illustrato il progetto. Con la costituzione degli uffici di prossimità sul territorio sarà possibile per i cittadini ricevere informazioni e predisporre atti di volontaria giurisdizione per i quali, oggi, occorre recarsi presso gli uffici giudiziari situati nelle sedi dei Tribunali Ordinari. “Grazie a questo servizio – afferma l’Assessore Giovanna Caria – i cittadini avranno un filo diretto con chi amministra la giustizia e potranno avere risposte più veloci sulle questioni che riguardano la sfera familiare e personale”. Le attività dell’Ufficio di prossimità, di concerto con i Tribunali, saranno diverse. Potranno, per fare un esempio, presentare la pratica per la nomina di un tutore di una persona non autosufficiente, chiedere direttamente un’autorizzazione che riguardi una persona da assistere così come i documenti necessari per recarsi in un Paese extraeuropeo; inviare, depositare, ricevere atti dagli uffici giudiziari del territorio in via telematica in modo da annullare le distanze; ricevere comunicazioni e notificazioni da parte delle cancellerie.
Il Comune di Alghero intende attuare il progetto, mettendo a disposizione sede dell’Ufficio e personale, con il contributo della Regione, che attraverso il finanziamento dei PON Governance, assicurerà l’allestimento degli uffici, la formazione del personale, l’infrastrutturazione informatica. Il percorso intrapreso dal Comune di Alghero con i comuni limitrofi prevede ora la partecipazione all’avviso pubblico con la manifestazione di interesse ad ospitare gli Uffici di Prossimità. L’operatività degli uffici e la loro messa in rete sarà garantita dalla sottoscrizione di un accordo istituzionale tra Regione, Enti locali e Tribunale di riferimento.




Assicurato alla giustizia Pier Luigi Bardanzellu.

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale di Olbia e quelli della Stazione di Porto Rotondo, al termine di incessanti ricerche dopo l’incidente mortale di sabato pomeriggio, seguito dall’allontanamento del conducente di una delle due autovetture, hanno proceduto al fermo di polizia giudiziaria di quest’ultimo.

Le attività di ricerca e investigazione, sono partite immediatamente dopo il sinistro, una volta appreso dell’allontanamento di Pier Luigi Bardanzellu, il quale era stato chiaramente riconosciuto da alcuni testimoni, dislocati sia vicino il luogo dell’incidente che dagli avventori del bar del distributore dell’area di servizio poco distante.

Avute la descrizione e le modalità di allontanamento, i militari hanno visionato le telecamere del circuito di sorveglianza della stazione di servizio, riscontrando che effettivamente l’uomo si allontanava dalla scena dell’incidente, con passo rapido e disinvolto, in direzione nord, dove poco distante si trova la sua residenza, una villa.

I Carabinieri si sono concentrati, in un primo momento, a ricercare il fuggitivo nella propria abitazione, ritenendo che si fosse recato lì, senza alcun esito. Anche i familiari non hanno saputo fornire indicazioni su dove potesse essersi diretto, poiché aveva anche il cellulare spento. Successivamente le ricerche si sono estese sia all’agro circostante, interessando anche i terreni vicini all’area di servizio, in cui vi era un container vuoto in stato di abbandono ed un ovile, con esito negativo.

Partendo anche dal fatto che i coniugi Bardanzellu sono titolari di un’agenzia immobiliare che hanno numerosi appartamenti in gestione, si è proceduto al controllo per verificare se mancassero o meno le chiavi di qualche unità immobiliare. L’esito è stato positivo poiché il Bardanzellu si trovava nascosto proprio in un appartamento di recente costruzione, dietro l’agenzia, pertanto è stato attivato un servizio mirato affinché lo stesso, appena uscito dal complesso, sarebbe stato bloccato. Ciò è avvenuto nel pomeriggio di domenica 14 marzo.

L’uomo ha espresso la volontà di essere visitato presso l’ospedale, dove è stato sottoposto ad accertamenti medici da parte dei sanitari, per poi essere dimesso nella tarda serata.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato ristretto presso la casa circondariale di Sassari-Bancali.




Giustizia, Pittalis (Fi): Stop con uso politico, serve grande riforma

 “Dopo il superamento dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, al centro della cronaca sono tornati – se si consente la metafora – i gravissimi sintomi di un’altra malattia, in questo caso istituzionale, del nostro sistema: l’uso politico della giustizia, dallo scandalo Palamara, alle rivelazioni di ieri di Amedeo Franco, giudice relatore del processo Mediaset, che ha ammesso come il collegio che condannò Berlusconi nel 2013 per frode fiscale fosse in realtà un plotone di esecuzione”. Lo afferma in una nota Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia e membro della Commissione Giustizia di Montecitorio.”Il fenomeno, seppure circoscritto a cerchie più o meno ampie di magistrati, rispetto ad una larga maggioranza silenziosa che ogni giorno incarna il terzo potere dello Stato in posizione terza e imparziale, con encomiabile impegno e dedizione, ha assunto nel tempo una dimensione sistemica, organizzata e pervasiva, ramificandosi secondo una preoccupante catena sia in senso verticale, dalle procure al CSM, sia in senso orizzontale, coinvolgendo movimenti politici e sistema dei media”. “Il vischioso sistema di conferimento degli incarichi, l’uso a orologeria della giustizia, il distorto pilotaggio delle indagini verso vicende ‘selezionate’ o esponenti politici poco graditi: tutto questo rivela un sistema di collusioni assai ampio e profondo, in grado d’imporsi o quantomeno condizionare, direttamente o indirettamente, l’azione di settori essenziali della magistratura, secondo quello che senza timore di smentite può definirsi un surrettizio, e inammissibile, indirizzo politico, e ancor peggio personalistico, della funzione giurisdizionale. Di fronte a tutto questo, mi pongo nel solco già autorevolmente tracciato dal Presidente Mattarella, affinché tutti gli attori politici – mettendo da parte le logiche di schieramento – promuovano una riflessione profonda, accurata e senza paure rispetto a questo sistema distorto, e si rendano protagonisti di una riforma che questo Paese aspetta da tempo. La giustizia è un bene di tutti”.