“Scalare il Kilimangiaro per superare le sfide della vita: la metafora di Michele e Gianluca nel nuovo Focus Podcast”

Dalla vetta africana alla solidarietà: un viaggio tra resilienza, motivazione e impegno sociale

Nel nuovo episodio del Focus Podcast – prodotto da Media Web Channel e condotto da Fausto Farinelli, affiancato per l’occasione da Sandro Usai – Michele Uda e Gianluca Azeri raccontano la loro scalata del Kilimangiaro, trasformando l’impresa sportiva in una lezione di vita per i giovani. Tra racconti di fatica, lavoro di squadra e riflessioni sul superamento dei limiti, i due ospiti svelano come la montagna sia diventata un simbolo di solidarietà grazie alla raccolta fondi per l’associazione Astafos, che supporta famiglie con bambini oncologici.

Il Focus Podcast, format di approfondimento prodotto da Media Web Channel e condotto da Fausto Farinelli, torna con una puntata speciale dedicata alla resilienza. A affiancare Fausto, in questa occasione, c’è Sandro Usai, voce nota del panorama mediatico sardo. Protagonisti della conversazione sono Michele Uda e Gianluca Azeri, due amici cagliaritani che hanno scalato il Kilimangiaro (5.895 m), la vetta più alta d’Africa. L’impresa, però, non è solo un’avventura sportiva: diventa una metafora delle sfide quotidiane, soprattutto per le nuove generazioni.

LA SFIDA DEL KILIMANGIARO: TRA FISICO E MENTE
Michele e Gianluca, entrambi sportivi ma non alpinisti professionisti, hanno affrontato il vulcano tanzaniano spinti dalla voglia di uscire dalla propria comfort zone. «La motivazione? Fare gruppo e vivere il presente», spiega Gianluca, imprenditore e camminatore seriale. «Ogni passo è una scelta: se ti focalizzi sull’obiettivo, anche la fatica diventa parte del percorso».

I due raccontano le difficoltà incontrate: dall’ipossia («Sopra i 3.500 metri, il corpo ti manda segnali strani: nausea, rallentamento dei riflessi») al freddo estremo (-20°C), fino alla logistica complessa. Ma è stata la forza del gruppo a fare la differenza: «Senza il sostegno reciproco e l’aiuto delle guide locali, non ce l’avremmo fatta», ammette Michele, dirigente nel settore sanitario.

LA METAfora PER I GIOVANI: “NON FERMATEVI DAVANTI AI LIMITI MENTALI”
Il cuore della puntata è il messaggio rivolto ai giovani. «Spesso sono i pregiudizi a bloccare, non le reali capacità», sottolinea Gianluca. «Scalare una montagna insegna che i limiti sono prima di tutto nella testa: se vuoi qualcosa, devi osare». Michele aggiunge: «Chiedere aiuto non è una vergogna, ma una risorsa. E celebrare ogni piccolo traguardo dà la carica per andare avanti».

Un consiglio concreto? «Coltivate la curiosità», dice Michele. «Anche in un mondo veloce, fermarsi ad ascoltare sé stessi e gli altri è la chiave per trovare la propria strada».

SOLIDARIETÀ IN VETTA: IL LEGAME CON ASTAFOS
L’impresa non è stata fine a sé stessa. I due hanno lanciato una raccolta fondi su GoFundMe a sostegno di Astafos, associazione cagliaritana che assiste famiglie di bambini oncologici. «Abbiamo voluto dare un senso sociale alla nostra avventura», spiega Michele. «Queste famiglie affrontano salite più dure delle nostre: servono strutture e supporto concreto». La campagna ha superato le aspettative, con donazioni arrivate da tutta Italia.

PROSSIMA TAPPA: L’ARGENTINA E IL MONTE ACONCAGUA
Michele e Gianluca non si fermano: già pensano all’Aconcagua (6.962 m), in Argentina. «Vogliamo spingerci oltre, uscendo di nuovo dalla zona di comfort», ride Gianluca. «La vita è una serie di passi: l’importante è non smettere di camminare».

La puntata, arricchita da aneddoti e musica (tra cui il brano Heaven Is a Place on Earth), si chiude con un invito all’ascolto delle prossime uscite del podcast, tra cui un approfondimento sul futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale.






“Frase Fuori Luogo: Un’Analisi nel Contesto dei Governi Precedenti”

di Fausto Farinelli

Alghero, 27 febbraio 2024 – La dichiarazione di Alessandra Todde, che ha equiparato la risposta pacifica dei sardi “con la matita” all’uso dei “manganelli”, solleva una questione significativa quando esaminata alla luce delle azioni dei governi italiani precedenti. Questa affermazione, sebbene ricca di intenti simbolici, si discosta marcatamente dalla realtà storica e attuale della Sardegna, un’isola che non ha vissuto le dirette tensioni politiche e sociali che hanno caratterizzato altre parti dell’Italia negli ultimi anni.

Guardando indietro ai governi di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi, si osserva un filo conduttore di tensioni occasionali tra le forze dell’ordine e i cittadini, specie durante manifestazioni pubbliche di dissenso. Tuttavia, questi episodi, pur segnando momenti di notevole frizione sociale in diverse aree del paese, non hanno trovato un terreno fertile in Sardegna come altrove.

Il governo Renzi, ad esempio, ha affrontato numerose proteste legate alle riforme istituzionali e al lavoro, alcune delle quali hanno visto momenti di tensione con le forze dell’ordine. Analogamente, sotto Gentiloni, mentre l’Italia navigava in acque politiche turbolente, la Sardegna manteneva un profilo relativamente basso in termini di conflittualità sociale di questa natura. Durante i mandati di Conte e, successivamente, di Draghi, l’Italia ha attraversato la pandemia di COVID-19, un periodo che ha visto un’escalation globale delle tensioni sociali, ma ancora una volta, la Sardegna ha evidenziato una capacità di gestire le sfide senza ricorrere a confronti diretti tra cittadini e forze dell’ordine.

La citazione della Todde, quindi, non solo sembra fuori contesto rispetto alla realtà sarda ma anche disallineata dall’esperienza complessiva del paese sotto i governi precedenti. Questa osservazione non intende negare o minimizzare le complessità della gestione dell’ordine pubblico né le legittime preoccupazioni riguardo all’uso della forza. Piuttosto, sottolinea l’importanza di una narrazione politica che sia accurata e riflettente delle realtà specifiche di una comunità.

In questo senso, il compito che attende la Todde non è solo quello di affrontare le sfide politiche, economiche e sociali della Sardegna ma anche di coltivare un dialogo basato sulla verità e sulla comprensione reciproca. Le parole hanno potere, e la responsabilità di chi è alla guida è quella di usarle per unire, non per distorcere o semplificare eccessivamente la complessa tessitura delle esperienze dei suoi cittadini.

Mentre la Sardegna si avvia verso un futuro sotto la guida della sua nuova presidente, resta essenziale che ogni passo avanti sia accompagnato da un’attenta considerazione del potere delle parole e della storia, assicurando che la retorica politica si allinei con la realtà vissuta e aspirata dalla popolazione sarda.




Sold out a Sassari per Déjà Donné ed Estemporada: “Così la danza diventa metafora del combattere”

James Uchenna Lavery di Déjà Donné

SASSARI. Le compagnie Déjà Donné di Milano e Danza Estemporada di Sassari sabato sera hanno dato il meglio di sé al secondo appuntamento di Primavera a Teatro, portando la Sala Estemporada di via Venezia a un soldout per due intensi lavori presentati in prima nazionale.

A dare il via alla serata è stato il performer James Uchenna Lavery nell’interpretazione di “Mandibola”, una composizione ispirata al pugilato in cui la danza diviene metafora del combattimento. Lavery ha messo in evidenza le sue doti di danzatore plastico, mostrando una grande versatilità in questa assoluta novità nel panorama delle sperimentazioni della compagnia diretta da Virginia Spallarossa. Nell’opera si legge tutto il patos dovuto a una grande sofferenza fisica, al portarsi sempre al limite.

«Sono contenta di aver portato questo lavoro a Sassari, dove mi sento ormai di casa – ha affermato la coreografa Spallarossa –. Alla rassegna sarda ho voluto concedere la prima di un progetto creato appositamente per James, artista dalle doti atletiche molto pronunciate. Mi piaceva uscire dalla mia zona di comfort e trovare quella forza istintiva del corpo che esprime resistenza, sofferenza, plasticità dinamica, aspetti fondamentali del pugilato ma anche del danzatore».

La dimensione percepita sta in bilico costante tra potenza e debolezza, mettendo in luce nella tensione il massimo desiderio di sopravvivenza. Un desiderio in qualche modo assimilabile a quello della “generazione Z”, la generazione dei giovani che non interagiscono più con il mondo reale, magistralmente interpretata da Livia Lepri in “Genzee”.

Compagnia Danza Estemporada

Nello spettacolo di Estemporada, da questo disagio giovanile emerge a sorpresa tanta positività, che la coreografa sassarese ha saputo cogliere nel dietro le quinte di un fenomeno che colpisce tanti giovani, i quali avrebbero voglia di gridare al mondo le loro potenzialità dal chiuso di una stanza.

«Questi ragazzi della “generazione z” partono da un’idea di solitudine che è in parte ereditata dal triennio pandemico e post pandemico, all’interno di un limite che è sostanzialmente psicologico – ha affermato Lepri –, sono bombardati mediaticamente da sofferenze, da input che li isolano, e cercano di uscirne attraverso una reazione che è sempre legata ai feedback ricevuti».

Quindi ecco comparire lo stereotipo del videoclip, del glitterato, di quell’idea di superficialità alla quale i giovani si aggrappano. Però in realtà attraverso quel tipo di feedback creano valore, niente resta sterile. Una fertilità che difficilmente riesce a essere compresa e portata a galla.

Lo stesso giorno Virginia Spallarossa ha proposto una masterclass negli spazi della scuola ElleDance di Luciana Temussi, mentre nel dopo spettacolo “L’aperitivo con l’artista” è stato ancora una volta occasione per avvicinare il pubblico ai protagonisti dell’evento tersicoreo.

Primavera a Teatro è organizzata da Estemporada sotto la direzione artistica di Livia Lepri, con il patrocinio e il sostegno del Mic, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.