Musei, Mostre, Teatro, Concerti: cambiano le regole d’accesso
“Alghero, grande ottimismo per la stagione turistica”

“Alghero con i suoi musei, le aree archeologiche, la bellezza delle fortificazioni storiche e l’inestimabile splendore della Grotta di Nettuno col ricco patrimonio ambientale collegato, a cui si affianca una ricca programmazione artistica e culturale, si prepara ad accogliere visitatori da ogni parte d’Europa e garantire le migliori condizioni per ospitare un consistente flusso di turismo interno. Anche il graduale ritorno alla libera fruizione dei luoghi della cultura ed alle manifestazioni musicali è un primo passo verso una normalità che induce grande ottimismo per la stagione estiva alle porte”. Lo dichiara il presidente della Fondazione Alghero, Andrea Delogu. Dal prossimo 1° aprile 2022, con l’entrata in vigore del decreto-legge 24 marzo 2022, n.24, che stabilisce la fine dello Stato di Emergenza Nazionale, cambiano infatti le modalità di accesso e fruibilità ai luoghi della cultura e dello spettacolo. La Riviera del Corallo, in virtù delle mutate condizioni, riabbraccia il primo grande evento identitario dall’8 al 17 aprile 2022, la Setmana Santa a l’Alguer.

MUSEI, MOSTRE, PARCHI ARCHEOLOGICI.
Dal 1° aprile 2022, per l’accesso al MŪSA – Museo Archeologico Alghero (lunedì chiuso / martedì h.16-19 / mercoledì 10-13 / giovedì 16-19 / venerdì 10-13 / sabato 16-19 / domenica 10-13), al MACOR – Museo del Corallo (lunedì h.16-19 / martedì chiuso / mercoledì 16-19 / giovedì 10-13 / venerdì 16-19 / sabato 10-13 / domenica 16-19), al Sistema di fortificazioni urbane, così come ai siti archeologici di Palmavera e Anghelu Ruju, alla Grotta di Nettuno (tutti i giorni dalle 10:30-15:30 ultimo turno di visita) e ad altri luoghi della cultura non è più richiesto il possesso del green pass rafforzato, né di quello base. Resta l’obbligo di utilizzo di mascherine chirurgiche.

TEATRO E CONCERTI.
AL CHIUSO: dal 1° al 30 aprile 2022 per la partecipazione agli spettacoli che si svolgeranno al chiuso è richiesto il possesso del cosiddetto green pass rafforzato e l’obbligo di indossare le mascherine FFP2.

ALL’APERTO: dal 1° al 30 aprile 2022 per la partecipazione agli spettacoli che si svolgono all’aperto è richiesto il possesso del cosiddetto green pass base e l’obbligo di indossare le mascherine FFP2.




tramedarte – c.stampa del 09.09.2021 | Inaugurazione mostre “Post fata resurgo” di Paolo Carta e della collettiva “Liberi di Volare” al Cedap di Tempio Pausania

Prosegue al CEDAP, nel Parco del Limbara, la programmazione del

Museo di arte ambientale Organica, dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia.

L’appuntamento è per sabato 11 settembre con due nuove mostre:

“Post fata resurgo” di Paolo Carta e la collettiva di fotografia “Liberi di volare”.

Proseguono le attività espositive di Organica, il nuovo Museo di arte ambientale nel Parco del Limbara inaugurato lo scorso mese di giugno, dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia, diretto dal critico d’arte Giannella Demuro.

Le inaugurazioni

Si inaugurano sabato 11 settembre, alle ore 11 nelle sale del CEDAP, due nuove mostre.

Per la sezione di arte contemporanea, l’appuntamento è con Post fata resurgo la nuova e inedita personale di Paolo Carta a cura di Giannella Demuro; per la sezione di fotografia, sarà la volta della mostra collettiva Liberi di volare – fotografie di Riccardo Abozzi, Bobore Frau, Paolo Griva, Michele Santona, Edoardo Simula, Franco Porcheddu – realizzata in collaborazione con il Museo MUT di Stintino.

Visitabili, lungo i sentieri del bosco di Curadureddu, le opere permanenti del Museo.

Le mostre

La mostra personale di Paolo Carta è un nuovo e inedito capitolo della serie Post fata resurgo: progetto aperto di cui l’artista ha già “scritto” diverse importanti pagine e che già nel titolo, allusivo alla leggenda della fenice, rivela la fede di Carta nelle capacità della Natura di non cedere alle avversità, ma di sapere risollevarsi e resistere caparbiamente anche alle prove più dure. 

“Post fata resurgo / risorgerò dopo la morte” è, dunque, il proclama potente e autorevole della Natura che Carta enuncia attraverso un’operazione artistica che racconta di ferite e lacerazioni, di spaccature, vuoti drammatici e inattese rinascite. L’artista riproduce porzioni di vegetazione autoctona della Sardegna in immagini di grande formato, privandole degli elementi arborei. Ma alberi e vegetazione, seppure chirurgicamente e razionalmente cancellati dall’artista, restano riconoscibili, iconografie offese che resistono aggrappate ai contorni slabbrati della carta stampata, incuneate in profondità nel vissuto di chi guarda, tracce vive di un patrimonio identitario inalienabile.

Nel suo riflettere per immagini, azioni performatiche, assenze iconografiche e vuoti percettivi Paolo Carta esprime, infatti un forte sentimento di identità, per la costruzione e rafforzamento del quale, l’artista fa appello alla componente vegetale endemica dell’Isola. Piante come l’ulivo, il fico, il mirto, il lentisco o il fico d’india sono presenze arboree riconoscibili, appartengono alla cultura della Sardegna e della sua gente, rappresentano e custodiscono una secolare tradizione identitaria. Il loro abbattimento, la loro distruzione, lascia una ferita profonda che si rimargina con difficoltà e fatica. Ma l’arte, sostiene Carta con il suo lavoro, può contribuire a risanare quella ferita, con un processo inverso a quello che l’essere umano sempre più spesso mette in atto nei confronti della natura, restituendo immagini di una visione ricomposta senza più perdite, vuoti o assenze.

Paolo Carta vive e lavora a Cagliari e nel suo lavoro dedica particolare attenzione alla Sardegna, territorio in cui opera. La ricerca sua ricerca è volta all’osservazione del paesaggio e del soggetto arboreo in ambienti naturali e urbani; parte integrante della ricerca è la catalogazione di oggetti-resti recuperati nei luoghi osservati che favoriscono lo studio del passaggio dell’uomo. Tali oggetti vengono spesso ricostruiti o ipotizzati graficamente. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. Specializzato in arti visive, discipline grafiche e comunicazione, è docente in progettazione grafica, video e fotografia. È operatore culturale molto attivo: dal 2011 fa parte di Progetto Contemporaneo, associazione di promozione sociale per la ricerca nelle arti visive. Dal 2021 fa parte di Terzomolare, studio d’arte, ricerca e archivio a Cagliari, di cui è co-founder insieme agli artisti Cristina Meloni e Gianluca Melis. È stato co-founder anche di PAS_Progetto Atelier Sardegna, programma di residenze diffuse realizzato tra il 2015 e il 2018. Dal 2011 al 2013 ha seguito lo spazio indipendente MEME arte contemporanea di Cagliari. 

La mostra collettiva Liberi di volare, fotografie di Riccardo Abozzi, Bobore Frau, Paolo Griva, Michele Santona, Edoardo Simula, Franco Porcheddu, è il risultato della grande passione per la natura che accomuna i sei fotografi: una piccola finestra su un mondo sconosciuto e vietato ai più. Un omaggio alla bellezza di animali così forti da sfidare le correnti ascensionali e allo stesso tempo così fragili da essere ancora oggi minacciati. Bracconaggio, avvelenamento, elettrocuzione, impatti stradali e distruzione degli habitat sono solo alcune delle principali cause di mortalità tra gli uccelli rapaci e sono tutte riconducibili all’uomo. Con le loro immagini gli autori di questi magnifici scatti, desiderano incentivare la conoscenza e il rispetto, non solo per gli uccelli rapaci, ma per tutti gli ecosistemi naturali popolati dai selvatici della Sardegna e del mondo.

“L’uomo è sempre stato affascinato dal volo. Quanto più forti sono i limiti che la natura ci impone, tanto più forte è il desiderio di avvicinarci ad essi. E più forte ancora l’ammirazione per tutte le creature esenti dai nostri umani vincoli. Negli uccelli rapaci, l’evoluzione ha dato prova del suo talento, modellando muscoli, ossa e piume in grado di solcare spazi inviolati di cielo, costringendo invece l’uomo al ruolo di semplice spettatore. Ma gli uccelli da preda sono molto più che splendidi soggetti fotografici. Sono tasselli imprescindibili dei complessi ecosistemi naturali che la nostra regione è ancora in grado di ospitare. Falchi e sparvieri, specializzati nella cattura di altri uccelli, limitano l’espansione di piccioni e corvidi. Civette e barbagianni, troppo spesso vittime di infondate superstizioni, sono oggi ospiti graditi in fienili e case di campagna, esercitando il loro controllo numerico su topi e ratti. Maestose aquile, predatori ai vertici della catena alimentare, sono in grado di catturare volpi e piccoli cinghiali. E infine i grifoni, la cui azione di smantellamento delle carcasse limita i fenomeni putrefattivi e blocca la propagazione di patogeni potenzialmente pericolosi”.

La mostra, realizzata al CEDAP con la collaborazione del MuT – Museo della Tonnara di Stintino, verrà introdotta da un intervento del direttore del Centro di allevamento e recupero della Fauna Selvatica (C.A.R.F.S.) di Bonassai, Marco Muzzeddu, uno dei massimi esperti in Sardegna di rapaci e strigiformi.

Con queste due nuove mostre, prosegue la riflessione di Organica sul rapporto uomo-natura: un nuovo momento di “incontro” con i luoghi dell’Isola, un’occasione originale per scoprire la straordinaria bellezza di questa terra, dei suoi territori e dei suoi Parchi e, allo stesso tempo, offrire spunti di riflessione sul complesso rapporto tra essere umano e ambiente naturale, sull’ecologia e sulla sostenibilità, anche nell’ottica della promozione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico del Parco del Limbara. Un obiettivo che viene perseguito attraverso i linguaggi visivi del nostro tempo, esplorando il lavoro di artisti che dedicano un’attenzione particolare al mondo della natura e alle tematiche ambientali e che rappresentano alcuni degli esiti più interessanti della ricerca visiva contemporanea in Sardegna e non solo. 

Tutti gli eventi di Organica si tengono alle pendici del Monte Limbara, nei dintorni di Tempio Pausania: nel bosco di Curadureddu e presso il CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione sull’Ambiente e sul Paesaggio.

Lo spazio del CEDAP dispone di due sale espositive, una dedicata all’arte contemporanea e l’altra alla fotografia ed è anche un punto informativo per le attività escursionistiche, ambientali e culturali del territorio.

La località è raggiungibile da Tempio, Olbia e Sassari lungo la strada statale SS 392, e poi a piedi percorrendo uno dei suggestivi sentieri che si inoltrano nei boschi del Limbara.

Organica – museo di arte ambientale nel Parco del Limbara è un progetto dell’associazione culturale tramedarte curato dal critico d’arte Giannella Demuro e realizzato in collaborazione con il Comune di Tempio Pausania, il sostegno della Fondazione di Sardegna, la collaborazione di Fo.Re.S.T.A.S., l’Agenzia Forestale Regionale per lo Sviluppo del Territorio e dell’Ambiente della Sardegna e il patrocinio del Touring Club Italiano.

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città: Tempio Pausania (SS)

sede: Monte Limbara | località Curadureddu / CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione Ambientale e Paesaggistica del Limbara (SS 392 Tempio-Oschiri)

mostre al CEDAP > 14.08 | 08.09

Mirroring di Antonello Fresu, a cura di Ivo Serafino Fenu

Opere nel bosco_un racconto per immagini delle opere installate nel bosco

11.09 | 06.10

Post fata resurgo di Paolo Carta, a cura di Giannella Demuro

Liberi di volare, fotografie di Riccardo Abozzi, Bobore Frau, Paolo Griva, Michele Santona, Edoardo Simula, Franco Porcheddu in collaborazione con il Museo MUT di Stintino

09.10 | 03.11

Elementi di Paola Dessy, a cura di Mariolina Cosseddu

Michele Tamponi_percorsi di passi e di sguardi, a cura dell’Associazione La Sardegna vista da vicino

Opere nel bosco in permanenza

Pietruccia Bassu, Paolo Carta, Paola Dessy, Daniela Frongia, Giuseppe Loi, Gianni Nieddu, Sabrina Oppo, Bruno Petretto, Josephine Sassu, Monica Solinas

orari apertura CEDAP: dal martedì al giovedì 13-18; dal venerdì alla domenica 12–18, chiuso il lunedì. 

Per visitare le mostre è necessario esibire il Green Pass.

INFO

cell. 339 5906900 | [email protected]

tramedarte

www.facebook.com/tramedarteassociazione | https://www.instagram.com/tra.med.arte/ https://www.youtube.com/channel/UCiEx7M8G5Gqr14tf0-t73Jg

Paolo Carta




Al corso per “Monumenti aperti” mostre teatro estoria

Arte in Sardegna: mostre di Alejandro Robles e Lea Gramsdorff al MEA di Asuni

Dal 15 marzo al Museo dell’emigrazione arrivano due importanti esposizioni dell’architetto cileno Alejandro Robles e dell’attrice e artista italiana di origine tedesca Lea Gramsdorff

L’attrice e artista italo-tedesca Lea Gramsdorff

ASUNI. Dopo il passaggio della stupenda collettiva “Dimore”, dal 15 marzo Asuni si tinge di nuovi colori dando spazio alle due importanti esposizioni artistiche dell’architetto cileno Alejandro Robles e dell’attrice e artista italo-tedesca Lea Gramsdorff, che arrivano in paese grazie a uno degli appuntamenti più attesi dell’anno: il “terre di confine filmfestival”.

La prima è “Sentieri da minotauri” di Robles, a cura di Bianca Laura Petretto. Sarà inaugurata alle 11.30 nella Casa Porcu Cau (Centro di documentazione), dove resterà aperta sino al 27 marzo. È un viaggio attraverso l’identità e la comunicazione, nel quale l’artista sudamericano propone uno sguardo contemporaneo dell’uomo quotidiano e uno spaccato di brandelli di una comunità in movimento, quella del Cile, ma anche dell’umanità in transito. In questo contesto le opere pittoriche, grafiche, scultoree e le installazioni tracciano sentieri per l’esplorazione dell’individuo e della comunità.

La seconda, Exodus.4, di Lea Gramsdorff sarà inaugurata sempre il 15 marzo alle 20.30 al MEA dove sarà visitabile sino al 31. L’esposizione, presentata da Efisio Carbone, costituisce la quarta tappa della ricerca sul tema dell’Esodo, iniziata nel 2012 con la mostra “Exodus” nello Spazio (In)visibile di Cagliari a cura di Ines Richter.

Le opere sono realizzate su carte nautiche sulle quali la geografia è riscritta e attraversata da centinaia di figure umane miniaturizzate. In questa edizione il lavoro viene arricchito di un’installazione dal titolo “Somewhere a way”, realizzata in collaborazione con l’artista Simone Dulcis, il quale presta al progetto un dittico su tela realizzato nel 2012 ed esposto precedentemente presso il Museo MAN di Nuoro nella personale “Co-Naissance” ospitata dalla rassegna Caratteri Ereditari e Mutazioni Genetiche.

L’artista cileno Alejandro Robles