Cure dentali gratuite a pazienti in attesa di trapianto d’organo, trapiantati e dializzati: parte il progetto dell’Odontostomatologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari
Cagliari 29 gennaio 2024. Controlli e cure dentali gratuite per pazienti in attesa di trapianto d’organo, trapiantati e dializzati. È l’iniziativa dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari che ha messo in campo un importante progetto, finanziato dalla Regione Sardegna. A coordinarlo sono la professoressa Elisabetta Cotti, direttrice della Odontostomatologia, e la professoressa Gloria Denotti, responsabile scientifica.
«La presenza di una dentatura integra o in cui sono state effettuate le cure necessarie – spiegano Cotti e Denotti – è strettamente legata alla longevità e alla salute in generale dell’individuo. Il progetto nasce proprio dalla volontà di venire incontro a coloro che devono sottoporsi a un trapianto di organo e chi è già stato trapiantato». Queste categorie di ammalati, dicono ancora Cotti e Denotti, «sono particolarmente fragili e la salute della bocca riveste per loro una particolare importanza: senza una situazione di sostanziale salute orale i trapianti non possono essere eseguiti e senza una adeguata cura possono essere in seguito messi a rischio».
Per fissare un appuntamento o richiedere informazioni si può telefonare allo 07051092285 il martedì e giovedì dalle 9 alle 12. Ovviamente, in considerazione dell’altissimo numero di utenti sarà importante avvisare per tempo se non ci si potrà presentare agli appuntamenti. Non sarà necessaria richiesta da parte del medico di medicina generale né pagare il ticket. Gli adulti verranno trattati al Policlinico Duilio Casula, mentre i pazienti pediatrici riceveranno le cure al San Giovanni di Dio.
I pazienti in attesa di trapianto dovranno presentarsi obbligatoriamente, con un certificato del Centro Trapianti che attesti l’urgenza della visita odontoiatrica in maniera tale da poter dare la precedenza a coloro che devono essere trapiantati a breve e con un certificato del proprio medico curante che attesti lo stato di salute del paziente al momento della visita, le patologie pregresse e presenti, i trattamenti farmacologici passati e attuali, le eventuali controindicazioni a terapie odontoiatriche .
I pazienti trapiantati e dializzati dovranno presentarsi, obbligatoriamente, con un certificato del proprio medico curante che attesti lo stato di salute del paziente al momento della visita, le patologie pregresse e presenti, i trattamenti farmacologici passati e attuali, le eventuali controindicazioni a terapie odontoiatriche.
I pazienti dovranno inoltre presentarsi al momento della visita portando una radiografia panoramica delle arcate dentarie eseguita al massimo un mese prima della visita stessa. Se si rilevasse la necessità verrà richiesta una radiografia “Tc Cone Beam” per valutare in visione tridimensionali le strutture dentali. Verrà eseguita una diagnosi della situazione orale, anche alla luce delle radiografie, che permetteranno la valutazione di eventuali foci dentali e altre patologie non riscontrabili con la sola visita clinica saranno prescritte le terapie necessarie per poter eliminare ogni possibile causa di infezione che potrebbe causare grossi problemi sia al momento dell’intervento di trapianto, che, soprattutto nei primi 6/12 mesi del post trapianto.
Le terapie che potranno essere eseguite all’interno del progetto saranno diverse. Innanzitutto trattamenti di igiene orale professionale, e se fosse necessario, a seconda dello stato di salute dei tessuti molli del cavo orale, gengive e mucose, una visita parodontale per valutare la presenza di recessioni e/o tasche parodontali, causa di accumulo di placca batterica e batteri, punto di partenza delle infezioni del cavo orale, nonché di possibili infezioni a livello sistemico, soprattutto cardiaco. Saranno effettuate terapie conservative, otturazioni e devitalizzazioni, che in una o più sedute, portino alla bonifica della bocca attraverso l’eliminazione delle possibili zone d’ infezione. E, infine, i pazienti potranno essere sottoposti a terapie chirurgiche con estrazioni dei denti per i quali non è possibile un recupero. Il costo dei servizi sarà a carico del progetto fino all’esaurimento del budget. Tra i trattamenti eseguiti non sono comprese le protesi. Il follow up verrà eseguito per almeno due anni dopo la fine della terapia.
La Maddalena, avviso per i pazienti che erano in carico al Medico di base Vincenzo Leotta
Circa duecento persone non hanno provveduto ad effettuare la scelta del nuovo medico nel poliambulatorio di Padule
La Maddalena, 16 dicembre 2022 – Entro il 31 dicembre tutti i pazienti che erano seguiti dal compianto Medico di Medicina Generale, Vincenzo Leotta, devono effettuare la scelta del medico di base presso il Poliambulatorio di Padule. Sono, infatti, circa duecento le persone che non si sono ancora recate negli uffici amministrativi per esprimere l’indicazione verso uno dei medici in servizio nel Distretto di La Maddalena.
Gli uffici sono aperti dal lunedì al giovedì, esclusi i festivi, dalle 9.00 alle 12.00. Per informazioni è possibile contattare gli operatori al numero 0789 791235. Per effettuare la scelta del medico, gli utenti dovranno presentarsi muniti di carta d’identità e tessera sanitaria.
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ASL Gallura
Ufficio Stampa e Comunicazione
«Massima attenzione e sensibilità verso i pazienti oncologici da parte della Asl della Gallura»
Le precisazioni in merito alle notizie pubblicate a mezzo stampa
Olbia, 5 dicembre 2022 – Massima attenzione verso i pazienti oncologici, il cui grado di soddisfazione viene misurato periodicamente dall’Unità Operativa dell’Ospedale Giovanni Paolo II. Nell’ultima indagine effettuata, il 97 percento ha dichiarato positivo il servizio in tutte le sue articolazioni, dall’accessibilità all’assistenza di medici, infermieri e Oss, con una media del 60 percento di giudizi ottimi da parte di coloro che hanno risposto ai questionari anonimi. «I dati ci confortano e ci rassicurano sul buon funzionamento del servizio di Oncologia», precisa il Direttore Generale della Asl Gallura, Marcello Acciaro, che interviene pubblicamente dopo le notizie apparse in questi giorni sulla stampa.
«Dispiace che certi esponenti politici, anzichè informarsi presso la Direzione Aziendale o attingere dalle fonti dirette – afferma Marcello Acciaro – distorcano la realtà o ricerchino la “spettacolarizzazione” per poi prendersi meriti che non hanno. Creano un danno enorme all’azienda e ai professionisti che ci lavorano. Chi ricopre ruoli di responsabilità questo non se lo può permettere. Creare allarmismo sui malati, sui loro bisogni e sui loro familiari è una cosa inaccettabile. Il momento è difficile e la sanità è in crisi in tutta Italia dopo il disastro del Covid. Stiamo faticosamente cercando di trovare nuove soluzioni proprio guardando in faccia i malati. Ci vorrà un po’ di tempo, pazienza, comprensione reciproca. Ma questi attacchi strumentali fanno solo danno».
«Nella struttura tutte le operazioni vengono svolte nel rispetto del paziente oncologico, considerando la sua fragilità anche emotiva e le sue difficoltà generali. Gli spazi a disposizione per i trattamenti non sono diminuiti: abbiamo dieci postazioni dedicate – spiega il Direttore dell’Unità Operativa di Oncologia, Salvatore Ortu – di cui nove per il day hospital e una per le terapie ambulatoriali. Il numero dei trattamenti è in crescita: probabilmente entro la fine dell’anno toccheremo quota 4000 rispetto ai 3400 del 2021, con una media di 16 ricoveri giornalieri dal lunedì al venerdì, vicini alla capienza massima dei 18 consentiti dalle normative per la nostra struttura. Nessuna terapia viene svolta se il paziente non si trova all’interno degli spazi dotati delle attrezzature sanitarie, mentre per quanto riguarda le sale d’attesa c’è da specificare che dopo il Covid alcune sedie sono state spostate all’esterno per evitare assembramenti. Il personale chiede agli accompagnatori di dare priorità ai pazienti: in tanti dimostrano sensibilità, ma capita a volte che ciò non avvenga e da questo equivoco possono crearsi situazioni di parziale disagio per gli utenti». Per quanto riguarda i referti degli esami istologici «nell’Oncologia della Asl afferiscono pazienti da altre strutture sanitarie e su quegli esami non possiamo dare una garanzia sulle tempistiche, mentre abbiamo riscontrato che i nostri referti, ad eccezione di qualche singolo e sporadico caso dettato da situazioni contingenti, rientrano perfettamente nei tempi tecnici previsti dalle diagnosi complesse».
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ASL Gallura
Ufficio Stampa e Comunicazione
via Bazzoni Sircana, 2
A La Maddalena c’è l’infermiere di famiglia, una sentinella per i pazienti cronici
Più di 200 persone curate periodicamente grazie al progetto che prevede la collaborazione tra i professionisti sanitari dell’isola
La Maddalena, 29 settembre 2022 – Un progetto di attenzione ai bisogni primari dei pazienti più fragili, fortemente voluto dalla Direzione Generale della Asl Gallura e nato grazie alla collaborazione che si è sviluppata sull’isola-parco nel periodo Covid tra l’equipe dell’Usca, i medici di medicina generale, le associazioni e le istituzioni. È una buona prassi di medicina territoriale quella strutturata attraverso il programma “Infermiere di famiglia”, che da quattro mesi consente di fornire assistenza immediata a più di duecento persone, rendendo agevoli le cure e l’accesso alle visite specialistiche.
«Dall’esperienza dell’Usca in periodo di pandemia, che ci ha consentito di far lavorare insieme più figure professionali, nasce l’infermiere di famiglia che è una figura riconosciuta anche dalle disposizioni di legge che istituiscono le future Case della Comunità – spiega la Direttrice del Distretto, Anna Maria Sanna – le quali hanno proprio l’obiettivo di concentrare all’interno di una stessa struttura diverse professionalità in grado di operare in squadra, dando risposte assistenziali programmate e più complete. A La Maddalena – prosegue la dottoressa Sanna – il progetto viene portato avanti attraverso il lavoro dell’infermiera Arianna Carola e dell’infermiere Pier Paolo Cicconi, che sono in costante contatto con i medici dei pazienti, con gli specialisti e con l’Adi. Questo ci consente di calendarizzare gli interventi domiciliari, entrare nelle case delle persone, prevenire eventuali complicazioni dello stato di salute e far diventare gli infermieri delle figure di riferimento per le famiglie e per gli stessi medici. Da parte dell’infermiere di famiglia è necessario che si crei un’empatia con i nuclei familiari, così come è avvenuto fino ad oggi, che ci sia uno spirito d’iniziativa e si crei una capacità d’interagire immediatamente con tutte le istituzioni che operano nel territorio».
I pazienti assistiti hanno generalmente più di 65 anni e sono affetti da patologie croniche gravi che necessitano di un monitoraggio continuo delle terapie. Oltre al costante contatto con i medici di medicina generale e gli specialisti, gli infermieri di famiglia dialogano anche con i Servizi Sociali comunali: da questa collaborazione scaturiscono i piani personalizzati che consentono di costruire percorsi di assistenza per evitare il peggioramento e il trasporto dei malati cronici nelle strutture sanitarie al di fuori dell’isola.
«L’esperienza di La Maddalena – sottolinea il Direttore Generale della Asl Gallura, Marcello Acciaro – ha diversi aspetti positivi. In prima battuta è un ottimo esempio di come la medicina territoriale sia fondamentale per risolvere tempestivamente i problemi dell’utenza. Il secondo aspetto è quello relativo all’alleggerimento delle strutture ospedaliere, perché il monitoraggio costante dei pazienti consente di limitare l’accesso in pronto soccorso e la degenza. Un altro tema è quello del contenimento dei costi di occupazione dei posti letto: i risparmi che derivano grazie al progetto dell’infermiere di famiglia possono essere investiti nei settori in cui c’è più carenza di risorse. È un progetto che richiede la massima interazione fra i professionisti – conclude il Direttore Generale – ma che se riesce a prendere piede nelle diverse comunità può dare importanti benefici ai pazienti e ottimizzare il lavoro quotidiano di medici e infermieri».–
ASL Gallura
Ufficio Stampa e Comunicazione
via Bazzoni Sircana, 2
Endoscopia chiusa ad Alghero. Centinaia di pazienti senza risposta.
Endoscopia chirurgica chiusa da circa un mese all’Ospedale Civile di Alghero. Centinaia di pazienti, tra questi anche i malati oncologici, senza risposta.
Se i pazienti vogliono essere visitati, se devono fare la colonscopia o la gastroscopia devono recarsi da un privato a pagamento. Disdetti gli appuntamenti presi da tempo, anche quelli di prevenzione tumorale.
Una triste realtà che denunciamo con forza. Lo smantellamento dello stato sociale: inaccettabile. E chi non può permettersi di pagare, non può curarsi: assurdo.
Denunciamo il depotenziamento dei reparti e la chiusura degli stessi, l’interruzione dei servizi, in nome di una scelta immorale, tra l’apertura di servizi per i malati covid e la chiusura di altri per altri malati, altrettanto gravi. Nel caso dell’endoscopia di Alghero, per fare fisicamente spazio alla scelta di dedicare la terapia intensiva ai pazienti covid si è interrotto il servizio dell’endoscopia, trasferiti medici e infermieri, in attesa di una nuova ubicazione al terzo piano del Civile. Una interruzione di pubblico servizio bella e buona figlia della scelta di non realizzare nessuna modifica strutturale nell’ospedale Civile.
Una sanità algherese allo sbando che interrompe le prestazioni, senza direttore del distretto e senza direttore del presidio, annaspa in una situazione paradossale dove ogni giorno vengono messe in discussione le decisioni del giorno prima. Si corra ai ripari al più presto, nominando persone qualificate, competenti e con esperienza, subito al lavoro per coordinare il presidio e il distretto. Si ripristinino immediatamente servizi pubblici e prestazioni sospese. La politica – anche da parte di chi è nello scranno più alto del Consiglio Regionale – si metta da parte perché combina solo guai e scelga tecnici preparati che ci tolgano fuori da questa situazione incresciosa.
Mario Bruno
Pietro Sartore
Gabriella Esposito
Mimmo Pirisi
Raimondo Cacciotto
Ornella Piras
Valdo Di Nolfo
Comunicato stampa – Riprendono le visite ai pazienti ricoverati negli ospedali della ASSL Sassari
COMUNICATO STAMPA
SASSARI, 16 LUGLIO 2020 – Riprendono le visite ai pazienti ricoverati negli ospedali della ASSL Sassari
L’accesso è consentito a un solo visitatore per paziente e durante la permanenza in ospedale è obbligatorio l’uso della mascherina chirurgica e la sanificazione delle mani
Dalla giornata odierna è di nuovo consentito l’accesso dei visitatori ai pazienti ricoverati negli stabilimenti ospedalieri e territoriali della ASSL Sassari: ospedale Civile di Alghero, ospedale Marino di Alghero, ospedale Segni di Ozieri, ospedale Alivesi di Ittiri e ospedale Civile di Thiesi.
L’ingresso dei familiari o degli accompagnatori è permesso esclusivamente nel rispetto delle regole dettate dall’emergenza sanitaria Covid-19: l’accesso è consentito a un solo visitatore per paziente e, durante la permanenza in ospedale che non può superare i 30 minuti, è obbligatorio l’uso della mascherina chirurgica, il rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro e la sanificazione delle mani.
Per accedere ai reparti ospedalieri i visitatori devono passare attraverso delle postazioni di controllo degli accessi, i cosiddetti Check Point, e seguire le seguenti indicazioni:
- ingresso obbligatorio tramite Check Point (CP);
- accesso consentito a un solo visitatore per paziente individuato dal personale sanitario del reparto al momento del ricovero con riferimento in cartella clinica;
- accesso non permesso in presenza di temperatura superiore ai 37,5 gradi;
- accesso autorizzato in orario pomeridiano diurno e preferibilmente nell’orario del pasto serale;
- obbligo di utilizzo della mascherina chirurgica per tutto il tempo della permanenza nell’area sanitaria che non potrà superare i trenta minuti;
- obbligo di sanificazione della mani durante la permanenza in camera e all’uscita;
- obbligo del mantenimento della distanza di sicurezza di almeno un metro tra le persone;
- obbligo di limitare gli spostamenti al percorso necessario per raggiungere la stanza del degente;
- obbligo di rispettare le indicazioni fornite dal personale e gli orari dei reparti.
Al fine di minimizzare gli assembramenti, ogni stanza può ospitare un numero di visitatori congruo con le dimensioni degli ambienti.
Per una corretta gestione della ripartenza delle visite all’interno degli ospedali e per la piena tutela della salute degli utenti e degli operatori sanitari, la Direzione della ASSL Sassari chiede ai parenti o agli accompagnatori dei pazienti il massimo rispetto delle regole.
Al Policlinico riprendono le visite ai pazienti ricoverati: uno per degente e preferibilmente sempre lo stesso con turnazioni stabilite dai reparti
Cagliari 6 luglio 2020. Al Policlinico riprendono le visite ai pazienti ricoverati. Da oggi è consentito l’accesso ai congiunti, uno per paziente e preferibilmente sempre lo stesso, secondo una turnazione stabilita dal reparto: in considerazione della presenza di due letti per stanza, un parente di un paziente potrà entrare la mattina, mentre l’altro la sera. Ovviamente gli ingressi saranno permessi facendo la massima attenzione e considerandone caso per caso l’opportunità. È doveroso ricordare che ogni accesso dovrà rispettare le disposizioni in materia di sicurezza.
Il contingentamento delle visite è necessario per tutelare la salute dei pazienti e del personale.
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Ufficio stampa Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari
L’HOSPICE DI PLOAGHE PER I PAZIENTI COVID? IL SINDACO SOTGIU ESPRIME LE SUE PERPLESSITA’
L’inizio della fase 2 ha coinciso, nel comune di Ploaghe, con il riavvio di diversi progetti e la riapertura di numerosi cantieri. Uno dei progetti che sta più a cuore all’amministrazione comunale non è, tuttavia, un cantiere di propria competenza ma un progetto attivato dall’Ats e riguarda la struttura sanitaria San Giovanni Battista. Negli anni passati infatti, a partire dal passaggio della ex Ipab all’allora Asl di Sassari è stato attivato un programma condiviso di interventi per valorizzare la struttura e che avrebbe avuto fra i progetti più importanti la realizzazione di un Hospice nell’edificio denominato “Gli Ulivi”. La struttura, un luogo di accoglienza e ricovero per malati che li assiste sino al termine naturale della vita, è la prima di questo tipo nel sassarese e potrebbe diventare un riferimento importante per tutto il nord ovest della Sardegna. Nei mesi scorsi l’Ats ha finanziato il progetto di “Realizzazione di un centro residenziale per cure palliative (Hospice)” con un importo complessivo di 323.500 euro di cui 221.290,00 euro di lavori e 2.500,00 euro di oneri per la sicurezza. L’appalto è stato aggiudicato, nel mese di dicembre, alla ditta a D.S. Medica Tecnologie Srl con sede in Noale (VE). Un ottima notizia accolta con grande soddisfazione nel territorio. A preoccupare però il sindaco di Ploaghe Carlo Sotgiu, è un’altra vicenda che, se confermata, potrebbe frenare l’iter di realizzazione del programma. “Abbiamo saputo informalmente dai quotidiani – spiega il sindaco- che la Regione avrebbe deciso di realizzare nel SGB un reparto per gli ex pazienti positivi al covid e dimessi dalle case di cura e strutture sanitarie e che devono ancora stare in isolamento. Una decisione che, se confermata, è stata presa senza consultare l’amministrazione comunale ma, soprattutto, le indiscrezioni che circolano parlano della realizzazione di questo progetto proprio nei locali de “Gli Ulivi”, cioè i locali in cui sarebbero dovuti partire, nelle prossime settimane, i lavori per la realizzazione dell’Hospice. Purtroppo non esistono ulteriori dettagli dell’operazione in quanto la delibera della giunta regionale, la 24/20 del 8 maggio, non è ancora stata pubblicata. Inoltre risulta che diversi altri comuni del territorio avrebbero gradito ospitare nelle loro strutture i pazienti ex covid ma sembrerebbe che la scelta sia ricaduta proprio su Ploaghe come comparso sulla stampa. La nostra grande preoccupazione– conclude Carlo Sotgiu- è che questa circostanza possa rallentare il progetto di realizzazione del centro di cure palliative o addirittura bloccarlo. Sarebbe davvero una grave perdita per tutto il territorio anche perché si dovrebbe bloccare un appalto già in essere”.