Sanità sarda nella tempesta: riforma impugnata dal Governo, esplode la polemica politica

Il Governo blocca la legge regionale voluta dalla Giunta Todde per riformare la sanità in Sardegna. Scintille tra maggioranza e opposizione, mentre il sistema sanitario resta nel limbo.

La riforma della sanità sarda, approvata poche settimane fa dal Consiglio regionale, è finita sotto la lente del Governo nazionale, che ha deciso di impugnarla formalmente. Una scelta che apre un nuovo fronte nello scontro politico isolano e mette in dubbio la tenuta del sistema sanitario dell’isola, già alle prese con difficoltà croniche e tensioni gestionali.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha reagito con fermezza, definendo l’impugnazione “totalmente ingiusta” e parlando di un attacco all’autonomia della Sardegna. “Andremo avanti con determinazione – ha dichiarato – difenderemo le prerogative della Regione in tutte le sedi possibili”. Todde ha ribadito che il provvedimento è stato pensato per dare una svolta concreta alla sanità dell’isola, avviando un nuovo corso dopo anni di inefficienze.

Ma l’opposizione non ci sta e, anzi, coglie l’occasione per rilanciare le accuse. Per Michele Ennas e Alessandro Sorgia della Lega, il provvedimento è il simbolo del fallimento politico dell’attuale Giunta: una manovra frettolosa, nata più per logiche interne di potere che per rispondere ai reali bisogni dei cittadini. Secondo i due esponenti del Carroccio, la legge sarebbe in contrasto con le norme nazionali e rischia di bloccare ulteriormente il già fragile sistema sanitario regionale.

Critiche altrettanto dure arrivano da Fratelli d’Italia. Luca Babudieri, coordinatore cittadino del partito a Sassari, parla di “caos istituzionale” e di “commissariamenti improvvisati”, nati da una spaccatura interna alla stessa maggioranza. “Il Partito Democratico, primo partito della coalizione, era assente nella seduta decisiva: un segnale gravissimo”, ha denunciato. Secondo Babudieri, i commissari nominati, anche se tecnicamente validi, si trovano oggi a operare in un contesto privo di stabilità politica e visione strategica.

Non è da meno il giudizio di Antonello Peru, capogruppo di Sardegna 20venti e membro della commissione sanità, che parla di “disastro annunciato” e accusa la maggioranza di aver prodotto un “capolavoro di confusione burocratica”. Peru lamenta l’assenza di una linea chiara e condanna l’uso della sanità come terreno di scontro tra correnti politiche, invece che come priorità per i cittadini.

Nel frattempo, la riforma resta sospesa e le nomine dei commissari rischiano di finire in un limbo giuridico. Intanto, le criticità delle ASL, specialmente nel Nord Ovest dell’isola, si aggravano, mentre gli operatori sanitari e i cittadini attendono risposte che tardano ad arrivare.

In un clima di crescente sfiducia e tensione, resta una domanda cruciale: chi saprà rimettere davvero la salute dei sardi al centro dell’agenda politica?




Ospedale Marino di Alghero: crescita, riforma e incertezze sul futuro

Il dibattito sulla sanità algherese si accende attorno al destino dell’Ospedale Marino, al centro di una riforma che ne prevede il trasferimento dall’AOU di Sassari alla ASL. Tra dati di crescita e preoccupazioni politiche, il futuro della struttura resta un tema caldo per il territorio.

di Fausto Farinelli

alghero, 13 Marzo 2025

L’Ospedale Marino di Alghero ha registrato negli ultimi anni un significativo incremento delle attività grazie alla gestione dell’AOU di Sassari. I dati più recenti trasmessi all’Assessorato Regionale alla Sanità lo confermano: nel 2021 si contavano 226 interventi, mentre nel 2024 il numero è salito a 885, con un aumento anche della complessità degli interventi, come dimostra il passaggio da 24 a 136 protesi articolari annue.

A rafforzare il ruolo strategico della struttura è anche la sua integrazione nel Dipartimento di Scienze Motorie, Neurologiche e Riabilitative della AOU di Sassari, che include due corsi di laurea e una Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, con due nuove scuole di specializzazione in fase di istituzione. Un centro non solo di assistenza, ma anche di formazione per il futuro della medicina riabilitativa e ortopedica.

Il nodo della riforma sanitaria

Nonostante i numeri positivi, il futuro dell’Ospedale Marino è stato scosso dalla recente riforma sanitaria approvata in Consiglio Regionale, che stabilisce il passaggio della gestione dalla AOU alla ASL di Sassari a partire dal 1° gennaio 2026. Questa decisione ha sollevato numerose critiche, soprattutto per la mancanza di un piano dettagliato sugli investimenti futuri, sulle garanzie per il personale e sui livelli di assistenza che verranno mantenuti.

Secondo il sindaco di Alghero, Raimondo Cacciotto, l’incontro con l’Assessore alla Sanità Armando Bartolazzi ha confermato la volontà della Regione di preservare la missione ortopedica dell’ospedale, ma senza fornire dettagli concreti su come verranno garantiti standard elevati di qualità. L’unica certezza, al momento, è l’intenzione di creare una rete formativa allargata, ma senza un protocollo chiaro.

Le critiche politiche e le preoccupazioni locali

L’opposizione, guidata da Fratelli d’Italia Alghero, ha espresso un netto dissenso, definendo la riforma una “spartizione politica” che penalizza la sanità locale. Il consigliere regionale Valdo Di Nolfo è stato duramente criticato per il suo sostegno alla riforma, con l’accusa di aver tradito il territorio accettando un cambio di gestione senza precise garanzie.

Un punto critico riguarda il rischio di disimpegno dell’Università, che attualmente garantisce personale medico specializzato e investimenti in ricerca e formazione. Senza un protocollo chiaro che regoli la collaborazione tra ASL e AOU, la preoccupazione è che l’ospedale possa perdere il suo ruolo di polo d’eccellenza per ortopedia e riabilitazione.

La proposta di Carlo Doria: un’unica governance per il Nord-Ovest

Una prospettiva alternativa arriva dal senatore ed ex assessore regionale Carlo Doria, che propone un modello di riforma sanitaria basato sulla creazione di un’unica azienda ospedaliera per i presidi per acuti di Alghero e Ozieri sotto la guida dell’AOU di Sassari. Secondo Doria, questa soluzione porterebbe numerosi vantaggi:

  1. Migliore gestione del personale sanitario, evitando la carenza di specialisti nei presidi periferici, problema aggravato dalla difficoltà di attrarre professionisti verso le ASL.
  2. Chiarezza nella suddivisione delle competenze tra gli ospedali, garantendo una missione specifica a ciascuna struttura.
  3. Rafforzamento della sanità territoriale, lasciando alla ASL la gestione di medicina generale, prevenzione e lungodegenza, mentre l’AOU si occuperebbe degli interventi ospedalieri complessi.
  4. Ottimizzazione delle risorse per migliorare la qualità e la sicurezza delle cure, evitando dispersioni e riducendo il contenzioso medico-legale.

Doria evidenzia inoltre il rischio di dispersione delle competenze in caso di trasferimento dell’Ospedale Marino alla ASL, sottolineando come la gestione AOU abbia già portato risultati tangibili grazie a investimenti in nuove sale operatorie e nell’ampliamento delle attività di endocrinologia e medicina dello sport. Un ulteriore problema riguarda la distribuzione delle risorse umane, poiché gli specialisti tendono a gravitare verso i due poli ospedalieri di Sassari e Cagliari, lasciando sguarniti i presidi periferici.

Quale sarà il futuro dell’Ospedale Marino?

Mentre il dibattito prosegue, la comunità algherese attende risposte concrete su quale sarà il destino del suo ospedale. Il rischio di un indebolimento del sistema sanitario locale è reale, e senza un piano attuativo dettagliato, le promesse della Regione restano vaghe.

Riuscirà la politica a trovare un equilibrio tra riforma e garanzie per i cittadini? La sanità non può essere una merce di scambio, ma un diritto da tutelare con scelte lungimiranti. Il tempo stringe, e il futuro della sanità algherese è ancora tutto da scrivere.




Impatti della Riforma Fiscale in Italia: Come la Nuova IRPEF Potrebbe Influenzare le Diverse Fasce di Reddito

In uno scenario di riforma fiscale prevista per il futuro, si prospetta una possibile variazione dell’IRPEF, che potrebbe portare a un impatto diverso sulle diverse fasce di reddito. Per i redditi più bassi, intorno ai 20.000 euro, si potrebbe verificare una perdita fino a 150 euro o, al contrario, un risparmio fino a 100 euro. Per le fasce di reddito più elevate, tra 50.000 e 60.000 euro, il beneficio sarebbe garantito e oscillerebbe tra un minimo di 260 euro e un massimo di 1.150 euro.

Il governo, che si è dato due anni di tempo per l’intera trasformazione del fisco, mira a mettere in moto questo meccanismo a partire dal 2024. La nuova IRPEF ipotizzata dall’esecutivo prevede il passaggio da 4 a 3 aliquote, con un ampliamento significativo del primo scaglione (23% fino a 15.000 euro di reddito) per ricomprendere un maggior numero di lavoratori dipendenti, come espresso dalla premier Giorgia Meloni. Sebbene i numeri precisi non siano ancora noti, circolano diverse ipotesi.

La Fondazione nazionale commercialisti ha elaborato alcune simulazioni relative all’IRPEF netta per tre diverse tipologie di reddito (dipendente, pensionato e autonomo) e quattro diverse soglie reddituali (20.000, 35.000, 50.000 e 60.000 euro), ipotizzando tre scenari e confrontandoli con la situazione attuale, caratterizzata da 4 aliquote. In un primo scenario, più costoso, si prevede l’abbassamento di sette punti della terza aliquota, mentre in un secondo scenario meno costoso si avrebbe un guadagno per tutti. Infine, una terza ipotesi ancora meno costosa garantirebbe un risparmio per la fascia più bassa e 260 euro per tutti gli altri redditi oltre 28.000 euro.

La Fondazione nazionale commercialisti sottolinea che, in generale, le modifiche ipotizzate comportano guadagni maggiori per i redditi più alti in termini assoluti, ma i guadagni in termini relativi sono maggiori per le fasce più basse. Tuttavia, l’effetto finale dipenderà dalle modifiche apportate alla no tax area e al sistema delle detrazioni e delle altre spese deducibili che potrebbero incidere in maniera significativa anche sui redditi più elevati a seconda delle scelte operate.

Le principali tassazioni in Europa includono:

  1. Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)
  2. Imposta sul valore aggiunto (IVA)
  3. Imposta sul reddito delle società (IRES)
  4. Imposte sui salari e contributi previdenziali
  5. Imposte immobiliari e patrimoniali
  6. Imposte ambientali (es. carbon tax)
  7. Imposte sui capitali e sulle transazioni finanziarie.

Elenchiamo ora le principali tassazioni in alcuni paesi europei:

  1. Germania:

    • Aliquota minima: 14%
    • Aliquota massima: 45%

  2. Francia:

    • Aliquota minima: 0%
    • Aliquota massima: 45%

  3. Regno Unito:

    • Aliquota minima: 0%
    • Aliquota massima: 45% (50% in Scozia)

  4. Spagna:

    • Aliquota minima: 19%
    • Aliquota massima: 45%

  5. Italia:

    • Aliquota minima: 23%
    • Aliquota massima: 43%

  6. Paesi Bassi:

    • Aliquota minima: 9,65%
    • Aliquota massima: 49,50%

  7. Svezia:

    • Aliquota minima: 0%
    • Aliquota massima: 57%

Le differenze nelle tassazioni tra i paesi europei mostrano la diversità degli approcci fiscali e la necessità di trovare un equilibrio tra equità e crescita economica.

  1. Thomas Piketty, economista francese e autore del libro “Il capitale nel XXI secolo”, sostiene che un sistema fiscale più progressivo, con aliquote più elevate per i redditi più alti, può ridurre la disuguaglianza economica e promuovere una distribuzione più equa delle risorse.
  2. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, propone di eliminare le esenzioni fiscali e le agevolazioni che favoriscono i ricchi e le grandi imprese, e di introdurre una tassazione più equa e progressiva. Inoltre, suggerisce di aumentare la tassazione delle rendite finanziarie e di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie per scoraggiare la speculazione e promuovere gli investimenti produttivi.
  3. Paul Krugman, anch’esso premio Nobel per l’economia, sottolinea l’importanza di una tassazione ambientale per affrontare i problemi climatici e incentivare la transizione verso un’economia più sostenibile. Questo tipo di tassazione potrebbe includere una tassa sulle emissioni di carbonio e l’introduzione di incentivi fiscali per le energie rinnovabili e le tecnologie pulite.
  4. Emmanuel Saez e Gabriel Zucman, economisti all’Università della California, Berkeley, sostengono l’introduzione di una tassa patrimoniale progressiva che colpisca le grandi fortune e le eredità. Questo potrebbe contribuire a ridurre la concentrazione della ricchezza e a finanziare servizi pubblici essenziali come l’istruzione e la sanità.
  5. Richard Murphy, economista britannico e sostenitore della trasparenza fiscale, propone una maggiore cooperazione internazionale per combattere l’evasione fiscale e l’elusione fiscale da parte delle multinazionali. Questo potrebbe includere l’introduzione di un’imposta minima globale sulle imprese e una maggiore condivisione delle informazioni tra le autorità fiscali.

Queste sono solo alcune delle idee proposte dagli esperti per rendere il sistema fiscale più giusto ed adeguato al tempo in cui viviamo. La chiave sta nel trovare un equilibrio tra equità, efficienza e sostenibilità, considerando le sfide economiche, sociali e ambientali che affrontiamo oggi.

L’equità fiscale è un concetto cruciale per assicurare che il sistema fiscale sia giusto e non aggravare ulteriormente le disuguaglianze economiche. Tuttavia, è importante considerare anche l’impatto delle tasse sulle dinamiche economiche, poiché tasse eccessive potrebbero frenare la crescita e l’innovazione.

Le politiche fiscali di Ronald Reagan e Margaret Thatcher negli anni ’80 offrono un interessante punto di riferimento storico in merito all’equilibrio tra equità ed efficienza economica. Entrambi i leader hanno promosso un approccio liberista, riducendo le aliquote fiscali e favorendo la deregolamentazione per stimolare la crescita economica e l’imprenditorialità.

Reagan, attraverso la sua politica economica nota come “Reaganomics”, ha attuato tagli significativi alle aliquote fiscali, riducendo la tassazione per le fasce di reddito più elevate, nella convinzione che queste misure avrebbero incoraggiato gli investimenti e creato nuovi posti di lavoro. Allo stesso modo, Thatcher ha portato avanti un’agenda liberista nel Regno Unito, privatizzando le imprese statali e riducendo la tassazione sul reddito e sulle imprese.

Tuttavia, queste politiche hanno avuto effetti controversi sulle società di entrambi i paesi. Se da un lato la riduzione delle tasse ha favorito la crescita economica e l’espansione del settore privato, dall’altro ha contribuito ad accentuare le disuguaglianze tra ricchi e poveri, poiché i benefici sono stati in gran parte appannaggio delle classi più abbienti.

Durante i governi di Ronald Reagan negli Stati Uniti (1981-1989) e Margaret Thatcher nel Regno Unito (1979-1990), si sono verificati cambiamenti significativi nelle economie di entrambi i paesi. Di seguito sono riportati alcuni dati statistici chiave che caratterizzano questi periodi:

Stati Uniti:

  1. Crescita del PIL: La crescita media annuale del PIL durante l’amministrazione Reagan è stata dell’3,5%. Il PIL degli Stati Uniti è passato da circa 3.127 miliardi di dollari nel 1980 a circa 5.657 miliardi di dollari nel 1989 (fonte: Bureau of Economic Analysis).
  2. Disoccupazione: La disoccupazione è passata dal 7,5% nel 1980 al 5,3% nel 1989, con un picco del 10,8% nel 1982 (fonte: Bureau of Labor Statistics).
  3. Inflazione: L’inflazione è diminuita notevolmente durante l’amministrazione Reagan, passando dal 13,5% nel 1980 al 4,8% nel 1989 (fonte: Bureau of Labor Statistics).

Regno Unito:

  1. Crescita del PIL: La crescita media annuale del PIL durante il governo di Thatcher è stata dell’2,3%. Il PIL del Regno Unito è passato da circa 347 miliardi di sterline nel 1979 a circa 569 miliardi di sterline nel 1990 (fonte: Office for National Statistics).
  2. Disoccupazione: La disoccupazione nel Regno Unito è aumentata durante il governo di Thatcher, passando dal 5,3% nel 1979 all’8,7% nel 1990, con un picco del 12,0% nel 1984 (fonte: Office for National Statistics).
  3. Inflazione: L’inflazione nel Regno Unito è diminuita nel corso degli anni ’80, passando dal 13,4% nel 1979 al 7,0% nel 1990 (fonte: Office for National Statistics).

La lezione che possiamo trarre da queste esperienze storiche è che l’equilibrio tra equità fiscale e crescita economica è un aspetto fondamentale da considerare nella progettazione di un sistema fiscale. È importante trovare un punto di equilibrio tra la necessità di garantire un’adeguata redistribuzione della ricchezza e quella di incentivare l’imprenditorialità e gli investimenti senza soffocare l’economia.

L’equità fiscale è un obiettivo cruciale, ma è fondamentale affrontarlo con attenzione per evitare di pregiudicare la crescita economica e l’innovazione. La sfida sta nell’implementare un sistema fiscale che sia giusto, sostenibile ed efficiente, tenendo conto delle lezioni apprese dalle esperienze storiche come quelle di Reagan e Thatcher.




Riforma fiscale, ecco la delega al governo




RIFORMA ENTI LOCALI: LA CITTÀ METROPOLITANA DI SASSARI SARA’ REALTA’

RIFORMA ENTI LOCALI: LA CITTÀ METROPOLITANA DI SASSARI SARA’ REALTA’

La Commissione Autonomia approva la riforma degli Enti Locali della Sardegna. Ora il Consiglio Regionale costruirà il testo di legge che ridisegna gli enti territoriali sardi. Nasceranno la Città Metropolitana di Sassari e le province della Gallura, Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano. La città metropolitana di Cagliari passerà da 17 a 72 comuni.

Sassari, 13/10/2020

Questa mattina la “Commissione Autonomia” ha approvato il testo della riforma degli Enti Locali della Sardegna. Ora la parola passa al Consiglio regionale per il via libera definitivo alla normativa che disegna il nuovo assetto degli enti locali nel territorio regionale. Piena soddisfazione è stata espressa dal coordinamento cittadino di Sassari della Lega Sardegna guidato da Marina Puddinu: “risultato strategico per la Città di Sassari, che così potrà interfacciarsi finalmente in maniera diretta con l’Unione Europea” afferma in una nota la coordinatrice leghista. È un momento storico eccezionale, sostiene Pier Luigi Saiu Presidente della Commissione Autonomia che ha potuto contare sulla grande collaborazione di Ignazio Manca eletto nella città di Sassari e del Presidente del Consiglio Regionale Michele Pais. La nuova legge permetterà di riorganizzare gli Enti Locali in modo più confacente alle esigenze dei sardi. Oltre l’istituzione della Città Metropolitana di Sassari si creano le province della Gallura, Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano, e l’ampliamento della città metropolitana di Cagliari che passa da 17 a 72 comuni”.




Presentata in commissione la riforma sanitaria. L’assessore Nieddu: pronto a collaborare. Dall’Udc un’altra proposta di riforma

Via la Asl unica, servizi più vicini ai cittadini e meno burocrazia: partendo da questi punti fermi l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ha presentato questa mattina alla commissione Sanità (presidente Domenico Gallus) il disegno di legge 112 con il quale la Giunta intende superare la legislazione vigente. Offrendo disponibilità al dialogo a tutte le parti politiche (“siamo davvero aperti al contributo di tutti”), l’assessore Nieddu ha detto: “Intendiamo abbandonare il modello della Asl unica, perché si è rivelato sbagliato e sostituirlo con otto aziende sanitarie territoriali più l’azienda Ares che si occuperà della committenza per le grandi gare e dei concorsi. In aggiunta, prevediamo Areus, l’azienda di rilievo nazionale Broztu con Microcitemico e Oncologico e le due aziende universitarie ospedaliere. Leo otto aziende saranno dotate di autonomia gestionale e organizzativa e il management non sarà più costretto a occuparsi di materie amministrative che alla fine allontanano la sanità pubblica dal cittadino”. La Giunta ipotizza anche una sforbiciata ai compensi dei manager. “Li rivedremo al ribasso”, ha detto l’esponente della Giunta Solinas, “anche in considerazione della complessità della gestione di ogni singola azienda”. A proposito dei manager l’assessore ha annunciato che saranno istituiti gli albi: “Sappiamo che su questo aspetto c’è il rischio di impugnativa da parte del governo nazionale ma pensiamo che la Sardegna è regione autonoma e autofinanzia il suo sistema sanitario. Dunque, ha diritto di avere l’albo dei suoi manager. Peraltro, è appena iniziato il corso per i manager della sanità e noi speriamo di attingere proprio da quel corso per avere nuove competenze sarde”.

Tra i 47 articoli di legge che compongono la proposta ci sono novità anche per l’accreditamento delle strutture sanitarie regionali private (“le norme saranno semplificate e si procederà con l’autocertificazione”) e per l’edilizia sanitaria: la Giunta intende costruire quattro ospedali “ma per ora abbiamo a disposizione soltanto 350 milioni di euro”.

Al termine della presentazione ha preso la parola per il gruppo Udc l’on. Antonello Peru, che ha annunciato la presentazione di un autonomo testo di riforma. “Presto sarà disponibile”,  ha detto. Dall’opposizione sono partiti invece i primi rilievi critici al testo del disegno di legge 112. L’on. Gianfranco Ganau, capogruppo del Pd, ha mostrato perplessità sull’opportunità di mettere mano alla sanità in un momento di assoluta emergenza come quello che stiamo vivendo. In ogni caso, il dato che si intuisce subito è che la vostra riforma porterà 48 poltrone aggiuntive rispetto a quelle attuali.

Il capogruppo dei Progressisti, on. Francesco Agus, ha avanzato “perplessità  sull’utilità di Ares visto che sarà un’azienda sanitaria ma avrà soltanto personale amministrativo. In ogni caso sembra di capire che le aziende sanitarie continueranno a gestire gli appalti sottosoglia”.

Positiva la valutazione del presidente del parlamentino: per l’on. Gallus “intanto inizia oggi un cammino complesso che ci porterà nei tempi adatti a riformare l’organizzazione della sanità sarda. Ci sono due proposte legislative e i commissari, che nei mesi scorsi hanno visitato i più importanti presidi sanitari dell’Isola, intendono ora sentire il parere delle parti sociali”. (c.c.)




Cisl Fp Sassari: riforma sanità sardegna

con la delibera n.52/28 del 23.12.2019, la giunta regionale ha dato il via al dibattito politico che precederà, auspichiamo in tempi rapidi, l’approvazione del disegno di legge di “Riforma del sistema sanitario regionale e riorganizzazione sistematica delle norme in materia. Abrogazione della legge regionale 27 luglio 2016, n. 17 (Istituzione dell’Azienda per la tutela della salute (ATS) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5) e alla legge regionale 17 novembre 2014, n. 23 (Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale) e di ulteriori norme di settore”.

 

La Cisl Fp di Sassari fa sapere che in previsione dell’iter di discussione ed approvazione del dispositivo, ha già messo in cantiere un’iniziativa rivolta agli iscritti, alle SAS (Rappresentanze sindacali aziendali) e alle RSU (Rappresentanze sindacali unitarie) nel merito della quale aprire un dibattito tra gli “addetti ai lavori”, lavoratrici e lavoratori, con lo scopo di produrre un documento di forte rivendicazione del territorio, attraverso il quale dare un contributo “dal basso” al testo di riforma.

 

La parola d’ordine sarà “valorizzare la territorialità”, attraverso il superamento dell’attuale gestione accentrata del sistema ATS, per cui ben vengano le Asl nei territori, così da restituire alle strutture e le rispettive articolazioni territoriali il giusto ruolo, attraverso modelli di “prossimità”dell’assistenza capace di rispondere bene e subito ai bisogni della collettività. Naturalmente, come sindacato non possiamo non manifestare una certa preoccupazione in ordine ai tempi di realizzazione ed attuazione del riordino del sistema, rispetto ai quali la Giunta, solo in seguito all’entrata in vigore della legge, procederà alla nomina di otto commissari, ai quali sarà affidata la delega di predisporre entro il 30 settembre 2020, un piano di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi, redigendo uno specifico progetto di scorporo ed incorporazione delle attività da trasferire alle costituende Aziende sanitarie locali, che dovrebbero insediarsi a tutti gli effetti al 01 gennaio 2021. Condividiamo quindi il superamento dell’azienda unica regionale (ATS), tuttavia però ed in attesa che il processo di riforma si porti a compimento, le forti carenze e criticitàorganizzative che in tutti questi anni hanno determinato nei fatti l’impoverimento di tutto il sistema, in particolare nel Sassarese dove abbiamo e stiamo assistendo ad un progressivo depotenziamento delle strutture ospedaliere e dei servizi distrettuali, vedi il caso del presidio unico di area omogenea di  Alghero ed Ozieri, ma anche dell’Azienda ospedaliero universitaria, è necessario che l’Assessorato, in raccordo con le Direzioni delle aziende, fronteggi alcune situazioni emergenziali, in modo tale da scongiurare l’ipotesi di chiusura di servizi ed unità operative, rinforzando gli organici ridotti all’osso attraverso un piano assunzionale di personale sanitario ed amministrativo che permetta di assicurare e governare al meglio l’assistenza ospedaliera e distrettuale.

Antonio Monni

(Segretario Territoriale)

DDL dic 23 All.-1-Riforma-SSR-2

DDL dic 23 All.2-Riforma-SSR-1DDL dic 23 Riforma-SSR-1




RIFORMA ELETTORALE, ANCHE LA SARDEGNA PRESENTA RICHIESTA REFERENDUM. PAIS: “ORA DECIDANO I CITTADINI”

RIFORMA ELETTORALE, ANCHE LA SARDEGNA PRESENTA RICHIESTA REFERENDUM. PAIS: “ORA DECIDANO I CITTADINI”

La Sardegna  ha depositato questa mattina a Roma in Corte di Cassazione il quesito referendario che chiede di abrogare la quota proporzionale del sistema elettorale della Camera dei Deputati e del Senato. Il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais e il capogruppo della Lega Dario Giagoni, delegati dall’Assemblea, hanno effettuato il deposito con altre sette Regioni: il Veneto, la Lombardia, il Friuli, il Piemonte l’Abruzzo, la Liguria e la Basilicata.

“Sarà l’elettorato a decidere con quale sistema elettorale andare a votare – ha detto il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais all’uscita dal Palazzo della Corte di Cassazione – lo strumento referendario rappresenta il livello più alto di democrazia diretta e partecipata. I cittadini potranno scegliere se confermare  l’attuale legge elettorale, che non garantisce la stabilità e governabilità, o se preferire una semplificazione del sistema maggioritario con i rappresentati del popolo eletti direttamente nei collegi uninominali”. Per il Presidente Pais oggi anche per la Sardegna è stata una giornata storica: “Con un sistema puro di maggioritario e di collegi uninominali  gli eletti saranno diretti rappresentanti dei territori di appartenenza, e ci sarà un legame maggiore tra cittadini e parlamentari. Deputati e Senatori, secondo la nostra Costituzione, rappresentano la Nazione, ma è  importante un meccanismo elettorale che garantisca una forte rappresentanza territoriale. Ora attendiamo fiduciosi il responso da parte della Corte Costituzionale, che si pronuncerà in merito all’ammissibilità del quesito referendario. La sovranità appartiene al popolo italiano, e siamo lieti che anche grazie alla Sardegna venga garantito questo principio sacrosanto ed inalienabile”.

 




Riforma sanitaria, orizzonte positivo. Le dichiarazioni del Sindaco di Alghero Mario Conoci

“Un modello di sanità vicina ai cittadini e ai territori,  il disegno tracciato da Presidente Christian Solinas è certamente quello che i sardi si aspettano. La nuova riforma ospedaliera, che interviene sulla fallimentare  politica sanitaria attuata dal centrosinistra di Pigliaru, è un atto di giustizia che avvicina i servizi ai cittadini.

Sorprende, e non poco, che un politico navigato come Mario Bruno, che ha svolto il ruolo di consigliere regionale e che ha fatto il sindaco ed oggi è consigliere comunale, piuttosto che informarsi e accertarsi sugli argomenti che riguardano la sanità, usi toni allarmistici molto poco responsabili.

Bene si farebbe ad evitare di affrontare questi temi con superficialità e accenti propagandistici, meglio sarebbe  informarsi sui progetti politici, sui programmi e sulle reali entità dei disegni di legge in corso. Sulla realizzazione del nuovo ospedale ad Alghero, in particolare, la promessa sempre  sostenuta dalle amministrazioni vicine a Mario Bruno, ad iniziare da Soru per finire a quella di Pigliaru e mai realizzata, oggi c’è un orizzonte positivo.

La giunta di Christian Solinas, per una esplicita scelta effettuata dal Presidente e dall’assessore alla sanità Mario Nieddu, col supporto del Presidente del Consiglio Regionale Pais e dalla nuova  maggioranza sardista e di centrodestra  in Regione, in accordo  con l’amministrazione comunale di Alghero ha fatto in modo che oggi  esista la per la prima volta la possibilità di realizzare  concretamente il nuovo ospedale.

Su questo tema il Presidente Christian Solinas ha voluto interloquire più volte,  durante tutto quest’ultimo periodo, con il sindaco di Alghero. Il nuovo ospedale ha già una collocazione urbanistica definita, attuata con una decisione del consiglio comunale nel 2007 con la quale l’amministrazione di centrodestra individuò la zona della Taulera.

Ma stiamo dialogando e seguendo con attenzione il tema degli ospedali di Alghero e il miglioramento delle prestazioni e dei servizi dopo l’impoverimento degli ultimi anni. Tutto è stato fatto senza annunci e senza clamori ma con la concretezza e la discrezione che il tema richiede. Oggi auspichiamo che su questi argomenti così importanti per la città e il territorio anche l’opposizione collabori lasciando da parte posizioni superficiali e dannose”.




COMUNICATO STAMPA – ATP | RIFORMA DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: “NECESSARIA PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA SARDEGNA”

RIFORMA DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE:

“NECESSARIA PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA SARDEGNA”

Per il Presidente di ATP Sassari Roberto Mura garantisce maggiore autonomia ai territori nella creazione di collegamenti

più efficaci ed efficienti.

Il Presidente dell’Azienda Trasporti pubblici di Sassari Roberto Mura, all’indomani delle polemiche sollevate dai sindacati sulla nuova riforma del trasporto pubblico locale, presentata nei giorni scorsi in Regione, non ha dubbi: “la Sardegna non può più permettersi di perdere altro tempo dietro ad allarmismi preventivi. I posti di lavoro non sono in pericolo, l’unica a rischiare è l’isola intera che, se non ridisegna l’intero sistema di trasporto nel breve periodo – così come intende fare la riforma – rischia di restare inesorabilmente al palo, fuori da ogni prospettiva di sviluppo e di crescita economica”.

La riforma presentata dalla RAS fornisce finalmente risposte concrete alle esigenze di mobilità a tutti i comuni, in modo particolare quelli più isolati delle zone interne, che fino ad ora non hanno potuto disegnare un sistema di trasporto locale adatto al proprio territorio e alle reali necessità della popolazione che vi insistono perché gestito a livello regionale. Non solo.

“Con la riforma – che introduce il bacino unico, coordinato a livello centrale dove Città e rete metropolitana oltre alle città medie potranno fare proposte di intervento e richiedere che un lotto di affidamento del servizio di trasporto corrisponda esattamente con i propri confini geografici – si potrà disegnare un sistema di trasporto funzionale, efficace ed efficiente per tutta l’isola dove troveranno spazio aziende sia pubbliche che private (come avviene anche attualmente) ma con una gestione realmente orientata ad offrire risposte ai territori, perché saranno loro stessi ad intervenire direttamente e risolvere i propri gap di collegamento”.

Sono tanti gli anacronistici aspetti dell’attuale sistema di trasporto locale che devono necessariamente condurre ad una riforma: “a Sassari e Porto Torres, ad esempio, opera l’Azienda Trasporti Pubblici di Sassari, ma i collegamenti tra le due città sono di esclusiva competenza dell’Arst – spiega Roberto Mura, che prosegue – questo significa che gli autobus di ATP che da Sassari devono raggiungere il comune turritano devono viaggiare vuoti, anche se potrebbero compiere lungo il tragitto delle fermate e offrire un servizio di collegamento per tutti i rioni periferici tra i due comuni, in entrambi i sensi di marcia. La possibilità di poter avere – così come prevede la riforma – un’unica azienda che vada a servire un territorio più vasto, come una rete metropolitana, può finalmente portare ad una gestione del sistema del trasporto locale più efficace  – sottolinea il Presidente di ATP – e cucita realmente addosso alle effettive necessità, anche di crescita, di quel luogo.

“Infine – aspetto non sottovalutabile – la riforma della RAS offre una risposta immediata alle improrogabili direttive europee – che obbligano tassativamente entro il  3 dicembre 2019 ad affidare esclusivamente attraverso gare pubbliche o a società in house i servizi di trasporto locale – conclude il Presidente Mura – garantendo inoltre nell’articolo 13, con una norma transitoria, una proroga di ventiquattro mesi di tutti gli affidamenti in essere, nell’attesa della piena operatività del nuovo ente di governo e del bacino. Questo permetterà di avviare il nuovo processo di trasformazione del trasporto locale con tutto il tempo necessario per fare le cose al meglio per l’isola intera”.

RACHELE FALCHI
Freelance Journalist – Press Agent