CONFARTIGIANATO SARDEGNA–C.STAMPA–01-04-21–PASQUA E SPECIALITA’ SARDE-Pasqua meno amara per imprese dolciarie Sardegna
PASQUA E SPECIALITA’ SARDE – Una Pasqua meno amara per le imprese
dolciarie della Sardegna. Tornano i prodotti tradizionali regionali ma
la regina sarà la Colomba. Matzutzi e Serra (Confartigianato
Sardegna): “Sulle tavole torna a farsi largo la qualità artigiana
isolana. Lavoriamo per far crescere il settore ed esportare”. Ecco
come si riconosce una vera Colomba da una “falsa”.
Seconda Pasqua in lockdown per le imprese artigiane della Sardegna e,
ovviamente, anche per i tutti sardi. Ma le aspettative dei maestri
artigiani dolciari e alimentari isolani quest’anno, sono migliori
rispetto al 2020, quando una regola assurda li teneva chiusi rispetto
ai negozi e alla grande distribuzione ai quali è invece era permessa
la commercializzazione dei prodotti.
“Dall’interesse e dagli ordini che le nostre aziende dolciarie
associate hanno registrato in questi giorni di avvicinamento alla
Pasqua – commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna – torna a farsi largo sulle tavole di queste
festività la qualità artigiana sarda, a partire dai dolciumi, passando
per tutta l’ampia gamma di prodotti regionali come i salumi, i
formaggi, la birra solo per citare i più ricercati”.
Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, il
sistema regionale delle imprese dolciarie registra 774 imprese di
pasticceria e gelateria nelle quali lavorano 1.819 addetti, un settore
caratterizzato da un elevata vocazione artigianale, con oltre 542
imprese artigiane che rappresentano il 70,1% del comparto,
“Ricordiamo con terrore l’anno scorso in questo periodo i quintali di
cioccolato a deperire nei depositi, le tonnellate di farina e zucchero
inutilizzabili, le migliaia di uova rispedite al mittente, gli
ettolitri di latte da smaltire ma anche le impastatrici ferme, gli
ordini annullati e il personale in cassa integrazione – continua il
Presidente Matzutzi – una triste festività senza uova con sorpresa,
colombe o specialità di pasticceria artigiana che, in pratica,
scomparvero dalle tavole pasquali dei sardi”.
Quest’anno, invece, sui banchi delle rivendite sono tornati i tipici
dolci della tradizione pasquale isolane, come le Casadinas, le
Ricottine, le Tiricche o tiliccas e le Pardulas, ma la protagonista
indiscussa sarà la colomba, un classico che conta poco più di
cent’anni (nacque nel milanese nel 1919) e che, è bene ricordare, dal
2005, in base al decreto ministeriale del 25 luglio ha una sua
specifica denominazione. “Colomba” non si può applicare ai prodotti di
altri Paesi europei.
Inoltre, nel dicembre 2009, il Ministero dello Sviluppo Economico ha
stabilito le indicazioni specifiche sugli ingredienti da riportare
sull’etichettatura dei prodotti alimentari e prodotti dolciari da
forno. Norme alla mano i prodotti che utilizzano forme e modalità di
presentazione identiche e confondibili con i prodotti disciplinati, ma
sono identici solo all’aspetto, sono imitazioni.
Per chiamarsi “colomba”, un dolce deve avere almeno il 16% di burro,
uova di categoria “A”, cioè fresche e in quantità tale da garantire
almeno il 4% in tuorlo, latte, miele, burro di cacao, eccetera.
In una colomba “falsa”, invece, si possono trovare ingredienti molto
diversi: prevalentemente, si tratta di dolci che contengono
ingredienti scadenti, ad esempio grassi idrogenati, pochissimo burro e
uova e molto zucchero, per “coprire” la qualità inferiore”.
“Rispetto alla Pasqua del 2019, l’ultima pre-Covid – sottolinea il
Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna, Daniele Serra – tra i
dolci da forno che finiranno sulle mense imbandite tricolori si
registra un aumento del fai-da-te, testimoniato dal boom nelle vendite
di farina, lievito e preparati dolciari. E anche se molti compereranno
i prodotti industriali, rispetto al drammatico 2020, quest’anno sono
destinate a impennarsi, come sostengono gli esperti, le vendite di
dolci artigianali, sostanzialmente azzerate lo scorso anno dalle
restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie, gelaterie. Ripartono
anche le produzioni artigianali di uova di cioccolato, l’anno scorso
ridotte al lumicino”.
“Siamo consapevoli che questa pandemia influenzerà gli acquisti dei
nostri prodotti per sempre – concludono Matzutzi e Serra – per questo
ci dobbiamo impegnare sin d’ora ad accompagnate i nostri imprenditori
nell’uso delle tecnologie digitali e nella multicanalità di
distribuzione dei prodotti di qualità. Ma dobbiamo poter contare su
interventi ad hoc di irrobustimento delle capacità finanziarie e di
sostegno all’export anche nei Paesi emergenti, su misure di
valorizzazione delle produzioni tipiche, dei distretti agroalimentari
di qualità e delle produzioni a denominazione d’origine”.
Le 7 regole d’oro per la “vera” Colomba
In base alla CIRCOLARE 3 dicembre 2009, n. 137021 del Ministero dello
Sviluppo Economico
Per essere sicuri di portare in tavola il classico dolce di Pasqua:
1) La vera colomba deve innanzitutto avere la classica forma di…
colomba. Può sembrare banale ma proprio la forma può essere il primo
indicatore di un falso prodotto dolciario da forno.
2) Il primo ingrediente, quello presente in maggiore quantità, deve
essere la farina di frumento e non lo zucchero.
3) È necessario controllare bene tutti gli ingredienti. Abbiamo
davanti una vera colomba quando sono presenti tutti i seguenti
ingredienti: farina di frumento, zucchero, uova e/o tuorlo, burro,
agrumi canditi, lievito naturale, sale, mandorle. Se nell’etichetta ne
manca qualcuno stiamo per acquistare un semplice dolce pasquale ma non
una vera colomba.
4) Oltre all’elenco relativo agli ingredienti con cui deve essere
fatta una colomba, ne esiste un altro relativo ai pochi altri che
possono essere aggiunti alla giusta ricetta. Sono solamente questi:
latte e derivati, miele, burro di cacao, malto, zuccheri, aromi,
emulsionanti (per es: lecitina di soia), conservanti.
5) Quanto ai grassi, ricordare che nella colomba non ci possono essere
grassi diversi dal burro, come margarina, strutto o altro, altrimenti
anche in questo caso abbiamo di fronte un altro tipo di dolce.
6) La vera colomba, di norma, è priva di conservanti. Gli unici
permessi nella colomba sono due: E 200 – acido sorbico e E 202 –
sorbato di potassio.
7) La glassa può essere fatta oltre che con le mandorle, anche con
armelline, nocciole, anacardi.
Il ciclo di produzione dall’impasto al confezionamento della vera
colomba artigianale dura almeno 48 ore
In generale teniamo sempre presente che sul mercato sono presenti
diversi “dolci pasquali” che possono anche avere la stessa forma della
colomba. La legge obbliga i produttori di questi dolci a rendere
evidente che non si tratta di colomba, e addirittura chi li
commercializza a non metterli gli uni accanto agli altri nel caso in
cui questo possa creare confusione. Quindi un dolce che sembra una
colomba per la forma e per la confezione, ma che non riporta tutte le
caratteristiche anzidette non è una vera colomba.
Da escludere del tutto che si tratti della tradizionale colomba
pasquale quando è la stessa etichetta a riportare la dicitura “dolce
pasquale” o altro nome simile.
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Responsabile Ufficio Stampa Confartigianato Imprese Sardegna