L’Unpli Sassari rinnova il Comitato provinciale: Sebastiano Sechi di Ossi riconfermato presidente

La vicepresidenza è andata a Pietro Fois di Villanova Monteleone

All’assemblea hanno partecipato circa trentacinque proloco

SASSARI. Il 26 aprile, nei locali del Pegasus Hotel il Vialetto di Sassari, si è tenuta l’Assemblea elettiva delle Pro Loco del Comitato provinciale Unpli Sassari Aps. In apertura dei lavori è stata ricordata la figura di Eleuterio Longu di Ozieri, per oltre trent’anni presidente del Comitato provinciale di Sassari e dirigente regionale, scomparso prematuramente a ottobre dello scorso anno. Il consesso gli ha tributato un lungo e commosso applauso.

La presidenza dell’assemblea è stata quindi assunta da Sebastiano Sechi di Ossi, già vice presidente Unpli Sardegna e membro della Giunta esecutiva di Unpli Nazionale, chiamato a presiedere il comitato provinciale dopo la scomparsa di Longu.

Per il quadriennio 2024-2028, nella carica di presidente è stato riconfermato Sebastiano Sechi, mentre il vicepresidente è Pietro Fois di Villanova Monteleone.

I consiglieri del nuovo comitato provinciale sono Mariano Demartis di Mores, Luigi Deriu di Bonorva, Sebastiano Lai di Thiesi, Paolo Mannoni di Torralba, Antonella Masia di Usini, Maddalena Mulas di Ploaghe, Luciana Sassu di Banari e Alfredo Unali di Cossoine. Nel Collegio probiviri risultano Francesco Calvisi di Muros, Maria Giuseppa Sechi di Bultei e Francesca Sini di Ozieri.

L’appuntamento elettorale, al quale hanno partecipato i direttivi di circa trentacinque proloco, è stato occasione per discutere anche di tematiche importanti come l’adesione al Terzo Settore, la redazione dei bilanci per la RAS, la diffusione capillare del marchio “Sagra di Qualità”.

Si è parlato inoltre della miriade di manifestazioni organizzate dalle proloco e del loro impatto economico, della volontà di estendere la collaborazione fra le associazioni fino ad arrivare ad una eventuale iniziativa unitaria. L’assemblea si è conclusa con la foto di rito ed il consueto scambio di auguri tra gli eletti e tutti i presenti.




“Martis in poesia” ricorda Deledda e Carta: dalle donne di Sardegna la coscienza di comunità come antidoto allo spopolamento

Lucia Sechi (a sinistra) e Daniela Masia

MARTIS. “Ci sono donne che hanno lasciato segni profondi, che si sono poste come simbolo della propria comunità coltivando la ricerca di se stesse e delle proprie origini, sospinte da una forza originaria che in queste comunità rappresenta un forte elemento di coesione. Una coscienza sociale che è anche il principale antidoto contro lo spopolamento, al di là delle eventuali opportunità di lavoro e di benessere”. Così Michele Pinna, direttore scientifico dell’Istituto Camillo Bellieni, ha analizzato il senso delle profonde riflessioni dedicate a due straordinarie donne di Sardegna come Grazia Deledda e Maria Carta.

Due figure iconiche sulle quali si è concentrata la V edizione di “Martis in poesia”, inserita quest’anno come evento conclusivo del festival letterario Etnos. La manifestazione è stata realizzata a porte chiuse a causa della situazione sanitaria e trasmessa dal centro polivalente in diretta streaming su skype e sulla pagina facebook di Etnos.

Dopo le introduzioni dell’operatrice culturale Francesca Sini e del sindaco di Martis, Tiziano Lasia, l’evento ha preso il via attraverso il monologo teatrale “Viaggio sotto la luna” di Isabella Mastino, nel quale la studiosa, in un crescendo incalzante e appassionato, ha guidato l’ascoltatore tra i sentimenti, i tormenti e le vicende narrate nelle opere della scrittrice premio Nobel, concentrandosi in particolar modo sul romanzo “Nostalgie”, uno dei meno conosciuti e al contempo più belli della Deledda. Il monologo trova il suo riferimento diretto in due libri della Mastino, “Ma io non vedevo quella luna-Breve antologia di Grazia Deledda e “Il viaggio-breve antologia di Grazia Deledda” volume secondo, pubblicati da Alfa Editrice.

Isabella Mastino

La seconda parte della serata è proseguita con le analisi di Lucia Sechi e Daniela Masia, studiose ed esperte della lingua e cultura sarda, che hanno analizzato i testi di Grazia Deledda e Maria Carta utilizzando il sardo come lingua veicolare.

L’intervento di Lucia Sechi, a partire dall’esposizione dei più significativi tratti biografici della Deledda, ha inquadrato la profonda esigenza della scrittrice di affrancarsi dall’ambiente familiare e cittadino. Una condizione che era divenuta al contempo la sua forza ispiratrice, dalla quale attingeva per realizzare le trame delle sue opere. La Sechi ha ricordato alcuni brani del romanzo autobiografico “Cosima”, dai quali emergono i sacrifici di una donna che intendeva realizzarsi in un contesto fino ad allora riservato esclusivamente agli uomini.

Quanto più la Deledda cercava di allontanarsi dalla Sardegna, tanto più finiva per restarne intrappolata da un punto di vista letterario. Come ha ben posto in evidenza Daniela Masia, la maturazione della scrittura cresceva con la coscienza che lei attuava di se stessa: nell’asprezza dei personaggi c’è sempre una rappresentazione dei componenti della sua famiglia; la lirica e l’epica nella descrizione dei protagonisti nascono dall’intimità del suo mondo privato, riproposto in una cornice più alta ispirata in primis dalla letteratura russa che aveva scoperto nella biblioteca di famiglia.

Figura diversa ma altrettanto significativa è stata quella di Maria Carta, la cui voce è stata ricordata come rappresentativa di suggestioni senza tempo: dall’infanzia nel paese di Siligo dove il suo canto rituale, da bambina inconsapevole, era il suo modo di esorcizzare la paura, fino alle esibizioni sui palchi e quindi nelle trasmissioni televisive di visibilità nazionale. Poi il suo lavoro di ricerca sul campo, alla riscoperta di quel patrimonio culturale, dei melismi e delle sensibilità che non è possibile riportare sul pentagramma.

In chiusura di serata il direttore artistico Nanni Campus, rifacendosi alle parole di Michele Pinna, ha ribadito quanto sia importante, per chi si occupa di cultura in Sardegna, ricostruire il tessuto simbolico, e ha perciò rimarcato l’importanza di progetti come Etnos per restituire alle piccole comunità un profondo senso identitario. “Martis in poesia” è organizzato dall’Istituto Camillo Bellieni assieme all’Amministrazione comunale di Martis, in collaborazione con la Pro Loco di Martis e con l’associazione Elighe Aps, e il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna.

Francesca Sini (a sinistra) e Michele Pinna