Is.Be e Coppieters insieme ad Alghero per approfondire “Il lessico della politica nell’Europa contemporanea”

Un precedente convegno organizzato da Is.Be e Coppieters

ALGHERO. Per comprendere la complessità dell’Europa contemporanea è più che mai necessario orientarsi nella foresta di termini che, usati e abusati nel dibattito pubblico, sono spesso presentati in modo fuorviante rispetto al loro reale significato storico. A tale scopo, l’Istituto Camillo Bellieni di Sassari e la Coppieters Foundation di Bruxelles promuovono l’incontro “Il lessico della politica nell’Europa contemporanea” che sabato 4 settembre, alle 9.30, metterà a confronto esperti e specialisti nei suggestivi spazi all’aperto dell’agriturismo Sa Mandra di Alghero (km 1 della Strada Provinciale 44).

Termini come indipendentismo, nazionalismo, federalismo, populismo, “sovranismo” e Stato sono sempre più spesso oggetto di distorsioni concettuali e di critiche ingannevoli, sostengono gli organizzatori: “Tutto questo non crea consapevolezza nelle dinamiche delle Nazioni senza Stato, le cui affermazioni non vengono comprese dalla gente comune. Anche perché i media, nel tentativo di leggere i fenomeni politici del presente tendono a esprimere i concetti in maniera agile e sintetica, talvolta ricalcano i condizionamenti culturali della propria epoca”.

L’obiettivo della conferenza è quello di proporre un quadro più chiaro e completo delle diverse tematiche, operando una risignificazione dei termini in funzione di un “dizionario” capace di aiutare a comprendere meglio la complessità dell’Europa contemporanea. L’iniziativa è sostenuta dalla Regione Autonoma della Sardegna e finanziata dal Parlamento Europeo, nella prospettiva di consentire ai relatori di esprimere le proprie opinioni in maniera autonoma.

Il programma. La mattinata di studi, coordinata dall’avvocato Attilio Pinna, prenderà il via con i saluti istituzionali della presidente Is.Be, Maria Doloretta Lai, del sindaco di Alghero, Mario Conoci, e quindi di Gonçal Grau, membro del Bureau della Coppieters Foundation e della Fundacio Nexe.

A parlare di territorio, comunità, federalismo, sovranismo e Stato, sviscerandone i significati più profondi dal punto di vista etimologico, storico e politico, saranno rispettivamente i relatori Michele Pinna, Antonello Nasone, Giangiacomo Vale, Paolo Bellini e Omar Chessa.

L’evento suggella per la quarta volta in Sardegna la collaborazione tra l’Istituto Bellieni e la Coppieters. Nel 2018 il sodalizio tra i due enti di ricerca aveva permesso di approfondire le idee e i protagonisti dell’indipendentismo europeo, nel 2019 i diritti e le sovranità nell’UE e nel 2020 le tematiche sulle particolarità del nostro continente. La partecipazione è gratuita e aperta al pubblico ma rigorosamente soggetta al rispetto delle norme anti-covid.




“Addio allo Stato, la vera sfida per un’Europa dei popoli”

Esortazione da Sassari: intellettuali da tutta Italia a confronto nel webinar organizzato dall’Istituto Bellieni con la Coppieters Foundation di Bruxelles

SASSARI. Guardare oltre la natura economica e materiale dell’Unione Europea si può. Occorre andare alla ricerca di una vera identità politica e culturale, verso un senso d’appartenenza comune a tutte le diversità locali, superando il concetto dominante di sovranismo Statuale. È questo il monito lanciato nei giorni scorsi dal convegno “L’Europa delle particolarità”, organizzato dall’Istituto Camillo Bellieni di Sassari in sinergia con la Coppieters Foundation di Bruxelles. Incontro che in questa edizione è stato presentato sulla piattaforma online per indagare aspetti apparentemente scontati ma che nascondono problematiche annose che l’UE si trascina fin dalla sua fondazione.

L’iniziativa è stata introdotta da Maria Doloretta Lai, presidente Is.Be, assieme al ricercatore Antonello Nasone, rappresentante dell’Is.Be in seno alla struttura organizzativa della Coppieters, e da Michele Pinna, direttore scientifico del Bellieni, che ha illustrato la storia trentennale dell’istituto.

Complesso e pungente, il primo intervento è stato di Giangiacomo Vale, docente di Filosofia politica all’Università Niccolò Cusano di Roma, che ha posto in luce le criticità dell’identità culturale e territoriale europea concentrata sul successo economico, per rimandare a un futuro indeterminato il rafforzamento politico. “Manca il senso d’appartenenza – ha spiegato – si dovrebbe guardare al di là della natura materiale e chiedersi cosa significhi essere Europa, che non è una realtà storica ma piuttosto un’idea, una cultura, un modo di pensare e di agire che i popoli europei hanno in comune, ma che non è il risultato dell’interazione o somma tra differenti culture nazionali”.

Anche il docente di Filosofia del diritto Giulio Maria Chiodi, nella sua relazione sui “Popoli, territori, federazione” ha parlato di un’Europa comune priva di un vero “mito fondativo”. “Manca un richiamo a valori aggreganti che non siano quelli dello sfruttamento immediato, contingente e finanziario, sul quale le identità non si costruiscono ma si distruggono”, ha spiegato Chiodi. Non esiste e non è esistito quindi un sentimento d’identità europea, che non può essere costruito per contrattazioni, dati statistici e burocrazia, perché deve venire dal basso, dal vissuto effettivo delle popolazioni. La difesa linguistica in tal senso è stata definita come uno degli elementi identitari fondamentali.

Nel suo intervento sul “L’Identità plurale”, il ricercatore Antonello Nasone ha invece approfondito i due concetti dominanti nel linguaggio politico attuale: Sovranismo e Globalismo. Nell’interpretazione dello studioso sassarese, entrambi sono frutto della stessa visione statualistica, nel primo caso concentrata a livello nazionale, nel secondo a livello mondiale nella visione di un iper-Stato. “Per disarticolare questa matrice comune – ha specificato Nasone – è forse necessario ripensare a un’Europa in cui sia decostruita non solo la nozione di Stato ma anche di soggetto moderno, e recuperare il rapporto con i territori”.

Ma in che misura l’UE si occupa di valorizzare i diritti umani e fondamentali dell’individuo? La risposta è arrivata dall’avvocato e ricercatore Attilio Pinna, che ha illustrato ampiamente la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. I limiti della Carta starebbero nella sua capacità di applicazione, affidata dai tribunali nazionali degli Stati membri. L’obbligo è quello di garantire uno standard minimo di tutela dei diritti fondamentali, ma ammettendo misure ancora più stringenti da parte dei giudici nazionali.

Sebastiano Mannia, docente di Storia e Antropologia dell’Alimentazione ha proposto un confronto tra le due realtà isolane più significative del Mediterraneo, la Sardegna e la Sicilia. Considerare le diversità di questi singoli paesi spesso significa parlare di luoghi comuni, di pregiudizi – ha spiegato -. Una matrice identitaria comune potrebbe essere individuata nello spopolamento e l’abbandono. Non a caso è stato citato il paese di Armungia, patria di Lussu, che da qualche anno ha attirato l’attenzione degli studiosi per il virtuoso recupero dell’identità.

L’ex assessore regionale del Veneto Ettore Beggiato ha portato l’esperienza della sua terra, riferendosi all’identità dei popoli come un mosaico formato da tante tessere, e sfatando il mito stereotipato di un Veneto ricco. “Fin dal 1800 – ha affermato – è stata la prima regione italiana per il numero di emigrati. Però sia in Brasile come ad Arborea – ha proseguito – è interessante verificare la capacità dei veneti di mantenere la propria identità e allo stesso tempo di fondersi felicemente con gli abitanti del posto”.

Anche Carlo Lottieri, docente di Filosofia del diritto a Verona, ha stigmatizzato il concetto di potere sovrano di cui in Europa siamo eredi da almeno cinque secoli. “Da più di tre anni – ha spiegato – ci sono cittadini catalani in galera per le loro idee, ma se la battaglia dei catalani riuscisse ad avere successo non verrebbe minata solo la sovranità spagnola, ma l’idea stessa di Sovranità”.

Nelle conclusioni, Michele Pinna ha evidenziato come i limiti formali dell’Unione Europea siano gli stessi degli Stati membri: “No a un’Europa degli Stati così come oggi si configurano, no a un’Europa dei sovranismi statalistici – ha detto Pinna – sì ad un’Europa dei popoli, delle culture, delle peculiarità produttive, delle marche identificative comunitarie. Un’Europa tutta da costruire sulla base delle domande che vengono dal basso, alla ricerca di nuovi orizzonti di partecipazione e di libertà. Un’Europa dei patti tra liberi e uguali dove tutti possano essere riconosciuti e riconoscibili”.