Le carni di Villanova: “territorio, tradizione e diversificazione” le parole chiave per un prodotto di successo

L’appuntamento di “Chenamos in carrela” all’interno dell’azienda Villanova Carni nel weekend ha aperto un dibattito dedicato a tutta la filiera

VILLANOVA MONTELEONE. Territorio, tradizione e diversificazione sono le parole d’ordine per creare un prodotto di qualità che non intende conformarsi alla globalizzazione della grande industria agroalimentare. È questa la sintesi dell’incontro di “Chenamos in carrela” dedicato a “Le carni del territorio in cucina”, che nel weekend ha accolto numerosi visitatori a Villanova Monteleone.

Ad aprire le porte di casa stavolta è stata l’azienda Villanova Carni, una delle eccellenze imprenditoriali del territorio, che ha mostrato al pubblico i suoi prodotti di punta e descritto, attraverso la voce del titolare Antioco Marras, le modalità di promozione sul mercato.

L’idea è quella di valorizzare il concetto di diversificazione, ripartendo dal recupero della tradizione attraverso la riscoperta di prodotti che la ristorazione del nord Sardegna sta mostrando di richiedere e apprezzare. Dopo l’introduzione del presidente della proloco, Pietro Fois, e il saluto del sindaco Quirico Meloni, l’evento si è sviluppato in maniera costruttiva, impreziosito dal confronto con lo chef formatore Fabio Zago e il comunicatore Tommaso Sussarello.

Si è parlato inoltre di sostenibilità e dell’utilizzo delle parti apparentemente meno nobili dell’animale in un’ottica di lotta allo spreco, come nel caso di “su meltzadu”, una gustosa tipicità della tradizione villanovese: un prodotto di recupero da definire certamente non povero, anzi ricco sia nella sua complessità organolettica che nella preparazione e nel gusto. È un insaccato prodotto da carni di suino, che viene poi insaporito con sale e pepe, aglio e prezzemolo. Le parti sono tritate e inserite in un budello che viene poi sbollentato e preparato arrosto o in forno. Il risultato di questo tipo di operazioni è talvolta sorprendente.

Altro punto focale trattato durante il dibattito è stata l’indagine sulle esigenze della ristorazione territoriale, alla cui domanda si risponde proponendo un prodotto di qualità anche in termini di servizio.

Occorre, cioè, confezionare un prodotto su misura adeguato alle esigenze dei ristoratori, basate sulle aspettative di una clientela sempre più esigente. Ma la prima forma di qualità nasce anzitutto grazie ai pascoli di alta collina che, con il bestiame allo stato brado, permettono di ottenere carni particolarmente saporite.

Tra le altre eccellenze presentate hanno fatto la loro parte i salumi della tradizione villanovese, tra i quali la salsiccia stagionata, il guanciale, il lardo e la pancetta. Grazie all’impegno di uomini e donne della Proloco, le degustazioni hanno permesso al pubblico di assaporare arrosti di maiale, costine di pecora e salsiccia.

Il prossimo appuntamento in programma con “Chenamos in carrela” sarà il 24 maggio al ristorante PedrAmare con il laboratorio “Tipicità e alta gastronomia”. Sono in calendario il Laboratorio di Ciciones e alle 11 una Tavola rotonda che pone al centro il tema della “Tradizione gastronomica e produzione sostenibile”.

La manifestazione è organizzata dalla Proloco in collaborazione con il Comune di Villanova Monteleone, il Ministero della Cultura, Funded by the European Unione, e rientra nel network “Salude&Trigu” della Camera di Commercio di Sassari.




Villanova, la cultura del formaggio fra tradizione e innovazione: gli abbinamenti di Andreini e Mangatia incantano il pubblico

Nel weekend grande successo al centro ISOLA per la Giornata del cibo dedicata ai prodotti caseari del territorio

VILLANOVA MONTELEONE. Trovare l’abbinamento giusto per valorizzare il formaggio di qualità in maniera innovativa, partendo dagli equilibri tra olfatto e gusto per spingersi oltre, verso accostamenti originali per consistenza e acidità. Così lo chef Cristiano Andreini e l’esperto di prodotti agroalimentari Pinuccio Mangatia hanno creato insieme un mix per elevare sapori inattesi nella Giornata del cibo di “Chenamos in carrela” dedicata al re della gastronomia sarda.

Un folto pubblico ha partecipato nel weekend all’iniziativa realizzata al centro ISOLA di Villanova Monteleone, per una serata che ha analizzato i più complessi aspetti della trasformazione, del commercio e del consumo di questo prodotto primario per le tavole dei sardi, che è altrettanto importante per l’intera economia dell’isola.

La degustazione sensoriale, realizzata in collaborazione con i produttori locali Riu e Podda, ha permesso di scoprire l’abbinamento tra le cipolle e l’aceto balsamico con la sapidità dei pecorini più stagionati; il profumo elegante e discreto dei funghi cardoncelli sottolio si è adagiato sugli aromi dolci e fragranti di un Fior di Villanova; poi un pesto di erbe selvatiche di stagione ha accarezzato le note delicate della caciotta fresca; e infine i toni agrumati di una confettura di clementine bruciate hanno amplificato il gusto inatteso del Frip, prodotto caseario ideale per essere consumato dai nefropatici, in quanto privo di fosfati grazie all’utilizzo del carbonato di calcio nelle fasi di produzione.

Nel corso del dibattito introdotto dal presidente della Proloco, Pietro Fois, e moderato da Tommaso Sussarello, Andreini e Mangatia hanno descritto le criticità e i pregi dei formaggi artigianali villanovesi, tra i quali è certamente un valore aggiunto la lavorazione a latte crudo e la vocazione dei pascoli di collina. Un invito è stato rivolto ai ristoratori per proporre i formaggi come uno degli elementi più identitari nell’isola da un punto di vista culinario e culturale.

In collegamento streaming da Salerno, Roberto Rubino, presidente dell’Associazione nazionale “Formaggi sotto il cielo”, ha posto l’accento sul fatto che i formaggi più importanti a livello nazionale siano ricavati da animali da stalla. La Sardegna invece rappresenterebbe un unicum, un caso eccezionale, “l’unica regione in Italia in cui la qualità della materia prima c’è ed è importante”, ma è indispensabile valorizzarla.

Tra i presenti anche Giuseppe Melis, docente di Management e marketing dell’Università di Cagliari, che si è detto compiaciuto per le tante iniziative collaterali realizzate a Villanova che, attraverso l’impegno di numerosi attori, sta costruendo con successo un’identità percepibile della sua comunità.

Nello spiazzo esterno dell’ISOLA, gli uomini e le donne della Proloco hanno predisposto una dimostrazione della caseificazione tradizionale, preparando dal vivo la cagliata e quindi producendo il formaggio e la ricotta. È stata una serata all’insegna del connubio fra tradizione e innovazione, due concetti che, come ha sottolineato il sindaco Quirico Meloni: “Sono fin troppo abusati ma quando sono abbinati in modo corretto portano sempre a risultati importanti”.

Il prossimo appuntamento con le “Giornate del cibo” di “Chenamos in Carrela” sarà il 10 maggio al CEAS di Monte Minerva per parlare di “Biodiversità e Alimentazione”, con stand di produzioni locali tra miele, formaggi, dolci, salumi, pane, olio e vino; e l’11 maggio la giornata sarà dedicata al vino.

La manifestazione è organizzata dalla Proloco in collaborazione con il Comune di Villanova Monteleone, il Ministero della Cultura, Funded by the European Unione, e rientra nel network “Salude&Trigu” della Camera di Commercio di Sassari.




Villanova, un viaggio nelle erbe sarde fra tradizione, aroma e salute

Sabato 26 aprile con la prima “Giornata del cibo” ha preso il via “Chenamos in carrela 2025”, mettendo in luce le eccellenze naturali, archeologiche, gastronomiche e paesaggistiche del territorio

VILLANOVA MONTELEONE. Lataredda, fustinaja, àpara, cagarantzu e limbuda sembrano parole lontane, antiche e quasi e dimenticate. Sono alcuni nomi sardi delle erbe selvatiche della Sardegna, che possiamo trovare nelle campagne semplicemente passeggiando a due passi da casa.

Possiedono straordinarie proprietà aromatiche e medicinali che nei giorni scorsi sono state riscoperte a Villanova Monteleone all’interno dell’evento inaugurale di “Chenamos in carrela 2025” dedicato alle “Erbe spontanee a tavola”. Un laboratorio esperienziale a cura del giornalista gastronomico Giovanni Fancello, che in compagnia di Alessandra Addari e Tommaso Sussarello ha illustrato a un folto pubblico le caratteristiche delle piante erbacee.  Al loro fianco lo chef Fabio Zago che, con la sua maestria, ha riproposto a tavola il gusto degli aromi selvatici in una chiave del tutto personale.

Nel contesto ambientale del Nuraghe Appiu i numerosi visitatori hanno potuto raccogliere e osservare fenuju, tzicòria, àppiu, pabantzolu, paparacasu, prammutza, ardu, amurata, aligalza e tante altre erbe aromatiche i cui nomi possono variare di paese in paese.

«Dalla radice ai fiori è quasi tutto commestibile – ha spiegato Fancello –. La Sardegna è un paradiso che offre tutto, basterebbe semplicemente avere le conoscenze dei nostri nonni. Pensiamo solo al rovo, che ti dà le more, o alle diverse tipologie di cardo, una meraviglia che oggi praticamente non mangiamo perché non la conosciamo più. L’uomo ha cercato di selezionare solo le piante che potevano dare reddito subito – ha proseguito il noto gastronomo originario di Thiesi –. Invece la pianta allo stato spontaneo conserva le proprietà intatte, che si perdono in fase di coltivazione. Una zuppa fatta con queste erbe è un antibiotico perfetto».

Nel corso della mattinata, le esperte guide della Coop ITINERA hanno condotto i presenti al Nuraghe Appiu, alla vicina tomba dei giganti e al boschetto che la circonda. «Queste manifestazioni vanno a presentare Villanova facendone conoscere non solo il centro abitato ma anche il territorio – ha affermato il sindaco Quirico Meloni – un territorio importante di oltre ventimila ettari che vanno sull’alta collina e si affacciano sul mare. Confido che queste iniziative possano consolidarsi ed essere riproposte anche in futuro».

Il momento clou è stato quello delle degustazioni. Utilizzando alcune delle erbe raccolte in mattinata, lo chef Fabio Zago ha creato una salsa verde dal gusto impareggiabile per accompagnare la grigliata di carne villanovese. Rucola, finocchietto e rosmarino, un po’ di àpara (erba cipollina), sale, pepe, un tocco di peperoncino, olio extravergine del territorio e un goccio di succo di limone per dare la giusta acidità. Il tutto frullato per produrre una salsa semplice, delicata e profumata, che assieme al finocchietto e ai fiori di rosmarino e di margherite è stato il condimento ideale per insaporire quello che è stato ribattezzato il “panino nuragico”, preparato con le gustose carni arrostite e servite dagli uomini e dalle donne della Pro Loco villanovese.

Il prossimo appuntamento con le “Giornate del cibo” di “Chenamos in Carrela” sarà il 3 maggio nell’Area ISOLA di Villanova, e sarà dedicato a “I formaggi della tradizione”. La manifestazione è organizzata dalla Proloco in collaborazione con il Comune di Villanova Monteleone, il Ministero della Cultura, Funded by the European Unione, e rientra nel network “Salude&Trigu” della Camera di Commercio di Sassari.




Villanova Monteleone, che spettacolo le maschere della tradizione

L’Anteprima di “Chenamos in carrela” 2024 ha affascinato e incuriosito il pubblico per i riti ancestrali del carnevale sardo fra tipicità gastronomiche e artigianali

VILLANOVA MONTELEONE. Le maschere del carnevale sardo sono state le grandi protagoniste della serata conclusiva di un’Anteprima di “Chenamos in carrela” ricca di fascino e tradizioni. A dare spettacolo lungo le vie di Villanova Monteleone i Mamutzones di Samugheo, S’Urtzu e sos Bardianos di Ula Tirso e i Boes e Merdules di Ottana, accuratamente accompagnate dalla presentazione di Lucia Cossu.

I gruppi hanno prima mostrato le fasi della vestizione nei giardini dedicati a Veronica Fadda. Dopo aver carbonizzato (in sicurezza) col fuoco alcuni pezzi di sughero per ricavare “su tintieddu”, hanno dipinto di nero il volto, le mani e le braccia. Dando un tocco di colore sul volto anche ai ragazzini divertiti. I gruppi hanno quindi sfilato per le strade del paese, producendo curiosità e stupore attraverso le loro cadenze, i suoni dei campanacci e i loro riti ancestrali.

«Non deve sembrare strano vedere questi riti antichi e queste maschere in questo territorio e in un periodo diverso da quello invernale – ha spiegato la presentatrice Cossu – perché è anche un modo per far conoscere le nostre tradizioni. Portare questi gruppi in un paese che non vive in proprio queste maschere è piaciuto tanto e il feedback è stato assolutamente positivo».

Altro grande protagonista è stato il menù gastronomico e in particolare un gustoso vitello allo spiedo, servito assieme a gnocchetti della tradizione e melanzane.

Non sono mancate chicche e prodotti artigianali dell’economia villanovese come i tappeti, presentati in un apposito laboratorio di tessitura negli spazi Isola, dove i curiosi hanno potuto cimentarsi nell’utilizzo del telaio a mano sotto la guida di esperti. Oltre alla “Mostra dei tappeti artigianali” è stata molto apprezzata anche la “Mostra di strumenti musicali antichi”.

«Confido che anche nel futuro iniziative come questa possano essere riproposte – ha affermato il sindaco Quirico Meloni – perché sono finalizzate da una parte alla promozione alla valorizzazione delle nostre eccellenze, e dall’altra a creare gruppo, a creare festa, a creare attrattività anche nei confronti dei turisti che vogliono visitare il paese».

Il prossimo appuntamento di “Chenamos in carrela” si svolgerà tra il 7 e il 9 agosto con gli eventi conclusivi della manifestazione che troveranno il clou nella grande cena all’aperto lungo le strade di Villanova.

L’iniziativa è inserita nell’ampia attività del progetto “Chenamos in carrela” prevista dalla linea d’azione “Realizzazione di iniziative per la tutela e valorizzazione del patrimonio della cultura immateriale – Progetto Alboergo – Ospitalità diffusa a Villanova Monteleone”, promosso dal Comune di Villanova e finanziato con i fondi del PNRR. Tutti gli eventi collegati alla manifestazione sono inseriti nel programma Salude&Trigu della Camera di Commercio di Sassari.




Innovazione e Tradizione si Incontrano a Seulo per il “Procargius”: Slow Food Sardegna Celebra la Razza Suina Sarda

Un viaggio tra biodiversità, cultura del cibo e turismo sostenibile nel cuore della Barbagia

Fausto Farinelli

SEULO, 9 Di c. 2023 – Nella splendida cornice del comune di Seulo, si è svolta la seconda giornata di “Procargius”, un evento che celebra la cultura gastronomica sarda con un focus speciale sulla razza suina sarda. La manifestazione ha visto la partecipazione di Raimondo Mandis di Slow Food Sardegna, il sindaco Enrico Murgia, e numerosi produttori e tecnici locali.

Raimondo Mandis ha illustrato l’importanza del riconoscimento di Slow Food per l’allevamento del suino di razza sarda. Questo presidio, primo del suo genere in Sardegna, mira a salvaguardare una razza autoctona resiliente e adattabile alle condizioni ambientali locali. La razza suina sarda è notevole per le sue qualità rustiche e una carne di squisita qualità, risultato di un’alimentazione naturale e di un allevamento semi-brado.

Il sindaco Enrico Murgia ha sottolineato l’orgoglio della comunità di Seulo per essere diventata il primo Presidio Slow Food in Sardegna. Ha anche affrontato temi di equità di genere e solidarietà comunitaria, riflettendo sulla necessità di rispetto reciproco e di promozione di un turismo sostenibile e consapevole.

Altri partecipanti, tra cui Antonio Moi e Roberto Boe, hanno evidenziato l’importanza di lavorare insieme per promuovere la biodiversità e la qualità dei prodotti locali. Moi ha espresso la necessità di supporto e servizi adeguati per gli allevatori, in particolare in aree marginali come Seulo. Ha inoltre sottolineato l’importanza del rispetto delle tradizioni, come l’osservazione delle fasi lunari nella macellazione, pur adottando pratiche moderne e sostenibili.

Roberto Boe, tecnico agronomo, ha discusso l’importanza dell’alimentazione degli animali e di strategie collaborative per ridurre i costi e incrementare la sostenibilità. Ha anche evidenziato come i prodotti locali, legati al territorio e alle sue particolarità, possano essere un forte richiamo per un turismo consapevole e rispettoso.

Il tema del turismo è stato ulteriormente esplorato da Mandis di Slow Food, che ha collegato il valore dei prodotti locali alla loro capacità di attrarre un turismo di qualità, interessato all’autenticità e alla cultura del cibo. Ha menzionato l’iniziativa “Slow Food Travel” come un esempio di come il cibo e la cultura possano essere motori di un turismo sostenibile.

“Procargius” si è rivelato non solo una celebrazione della biodiversità e della cultura enogastronomica sarda, ma anche un punto di riflessione sull’importanza della sostenibilità, dell’innovazione nel rispetto delle tradizioni, e del potenziale del turismo lento e consapevole. Un esempio brillante di come il cibo possa essere un ponte tra passato, presente e futuro, unendo le comunità in un obiettivo comune di valorizzazione e tutela del territorio.

Leggi l’articolo nei suoi punti chiave

  • Slow Food e Suino di Razza Sarda: Raimondo Mandis di Slow Food Sardegna illustra l’importanza del suino di razza sarda, recentemente riconosciuto come presidio Slow Food, il primo con base territoriale regionale in Sardegna. Sottolinea l’adattabilità e la resilienza della razza, la sua alimentazione naturale e il contributo alla biodiversità.
  • Qualità della Carne e Processo di Stagionatura: Si discute della qualità eccezionale della carne suina sarda, del suo basso calo di peso dovuto a un’alimentazione naturale e del processo di stagionatura che può variare dai 12 ai 60 mesi.
  • Impatto Economico e Ambientale: L’allevamento di questa razza ha un basso impatto ambientale e contribuisce alla riduzione del colesterolo grazie ai grassi sani presenti nella carne. Si evidenzia la necessità di una giusta remunerazione per gli allevatori e l’importanza di pratiche sostenibili.
  • Turismo e Cultura Locale: L’evento tocca anche l’importanza turistica e culturale di Seulo e dell’area della Barbagia. Si discute dell’attrattiva turistica della zona per la sua offerta di prodotti unici e di un’esperienza di vita “lenta” e autentica.
  • Challenges e Futuro: Si affrontano le sfide del settore, come la necessità di infrastrutture adeguate (es. macelli locali) e di regolamentazioni favorevoli. Si sottolinea l’importanza dell’unione tra produttori per raggiungere obiettivi significativi e dell’attenzione verso il territorio nella produzione.



Thiesi, il maltempo non ferma Rochitas: è ancora un successo nel cuore del Meilogu

Sabato e domenica sono arrivati visitatori da tutta l’isola

Offerte squisite pietanze tipiche nelle trenta postazioni gastronomiche, ma forte gradimento è stato riservato anche ai convegni, alle mostre, gli spettacoli, i laboratori e le visite guidate

 

THIESI. La curiosità e il piacere di scoprire i sapori e le tradizioni del Meilogu sono state più forti delle sferzate di vento che nel weekend si sono abbattute sui territori del nord-Sardegna. Così anche l’edizione 2019 di “Rochitas in festa” a Thiesi si è rivelata un successo. La paura del maltempo non ha fermato i visitatori e già nella serata di sabato le vie del paese sono state letteralmente prese d’assalto, tanto che in numerose postazioni si è verificato un sold-out fin dalla domenica mattina.

“Rochitas” è il quartiere più antico di Thiesi, che prende il nome dallo strato di roccia calcarea sul quale, in tempi remoti, furono scavate le suggestive cantine. Luoghi dal grande fascino che per l’occasione si sono aperti al pubblico offrendo un variegato itinerario enogastronomico, affiancato da un calendario di iniziative tra laboratori, convegni e spettacoli.

Forte curiosità ha suscitato la rievocazione archeo-artistica “Fusioni sotto le stelle”, che ha visto l’artigiano Andrea Loddo cimentarsi nella realizzazione dal vivo di un bronzetto nuragico. Divertimento anche per i più piccoli con i laboratori “Colore ed emozione” per i giovani pittori, a cura della cooperativa Siendas, e quindi i laboratori di “Robotica” e di “Fiabe” organizzati da Synergo.

Non poteva mancare lo spazio riservato all’arte: nel corso delle due giornate si è potuto visitare il museo dedicato al celebre artista tiesino, Aligi Sassu, dove è stata allestita l’esposizione fotografica “Sinnos” di Toto Porcu, mentre in via Roma è stata aperta al pubblico la mostra artistica di Pina Monne. Particolare gradimento hanno riscontrato domenica le visite guidate nel territorio a cura di Siendas.

Oltre al tepore dei falò accesi, a dare un tocco di calore all’atmosfera sono state le voci antiche dei tenores di Thiesi “Nostra Segnora de Seunis”, “Cunsonu Thiesinu” e “Santu Giuanne”. Molto apprezzata anche l’esibizione della “Banda musicale ittirese” e degli “Over Duo” Marco Pizzardo e Andrea Scanu.

Un meraviglioso mercatino di Natale ha illuminato i locali dell’ex Monte Granatico, in cui ha trovato spazio anche il laboratorio di “Cucina tradizionale di impanadas”. E sempre a tema gastronomia, la presentazione del volume “Durches” del giornalista Giovanni Fancello in Sala Sassu è stato occasione per aprire un interessante dibattito sui dolci tipici della tradizione natalizia.

Ma in un territorio così ricco di testimonianze storiche, in particolare di epoca nuragica, di forte interesse si è rivelata anche la conferenza su un tema di forte attualità come quello dell’archeoastronomia. L’occasione è arrivata con la presentazione del libro “Il contadino che indicava la luna” di Paolo Littarru, che assieme a Peppino Zedda ha parlato di un cambio di paradigma nel contesto dell’archeologia sarda per quanto riguarda l’origine e l’utilizzo dei nuraghes. Grazie alla presenza dell’ex soprintendente archeologico per le province di Sassari e Nuoro, Francesco De Gennaro, si è acceso un vivace e rispettoso confronto dialettico che ha tenuto alta l’attenzione del pubblico fino alla fine della presentazione.

L’iniziativa è organizzata dal Comune di Thiesi in collaborazione con la Proloco, la Fondazione Aligi Sassu, le cooperative Siendas e Synergo, le associazioni e comitati locali, con il finanziamento dall’assessorato al Turismo della Regione Sardegna.




A Thiesi il weekend prende gusto con “Rochitas in festa, attesi visitatori da tutta l’isola

Trenta postazioni gastronomiche offriranno squisite pietanze tipiche

Il ricco calendario comprende anche visite guidate, mostre, convegni, musica, laboratori, spettacoli e tanto divertimento

THIESI. Suggestioni antiche, ospitalità, gusto e tradizione per un evento gastronomico che ormai richiama visitatori da tutta la Sardegna: nel cuore di Thiesi ritorna “Rochitas in festa”. Dal pomeriggio di sabato (21 dicembre) fino a domenica notte si apriranno le porte delle tipiche cantine per offrire un itinerario gastronomico di tutto rispetto, arricchito da un calendario di iniziative che comprende visite guidate, mostre, convegni, musica, laboratori, spettacoli e tanto divertimento, tra il tepore dei falò accesi nei vicoli del centro storico.

Saranno presenti ben trenta postazioni per offrire succulente specialità come frègula, culurgiones cun patatu e menta, anzone arrustu, sucu, fae e lardu, pulenta, porcetto in umido, impanadas e tanto altro. Tutto annaffiato da buon vino e birre artigianali di laboratori locali.

L’iniziativa è organizzata dal Comune di Thiesi in collaborazione con la Proloco, la Fondazione Aligi Sassu, le cooperative Siendas e Synergo, varie associazioni e comitati locali, con il finanziamento dall’assessorato al Turismo della Regione Sardegna.

Programma. Sabato a partire dalle 16 si potrà visitare il Museo Aligi Sassu, nel quale sarà operativo il laboratorio “Colore ed Emozione” a cura della cooperativa Siendas. Alle 17 la Sala Sassu accoglierà il convegno “Druches de Pasca ‘e Nadale” (Dolci di Natale), occasione per presentare “Durches” (Arkadia), l’ultimo libro del giornalista e scrittore gastronomico Giovanni Fancello, che interverrà assieme a Vivi Pinna e Vittorio Puggioni.

Il momento tanto atteso dell’apertura delle cantine, delle esposizioni artigianali e del mercatino di Natale è in programma per le 18, mentre alle 18.30 nei locali dell’Antico Monte Granatico si potrà accedere al “Laboratorio aperto di cucina tradizionale di impanadas”.

Alle 19 nel sagrato della chiesa di Santa Vittoria, l’artista Andrea Loddo si cimenterà nello spettacolo-performance “Fusioni sotto le stelle”. Le sonorità della tradizione impreziosiranno l’atmosfera con l’esibizione itinerante dei tenores di Thiesi “Nostra Segnora de Seunis” e “Cunsonu Thiesinu”, intervallate dalle note della “Banda musicale ittirese”.

Domenica mattina, alle 10 le guide di Siendas condurranno alla scoperta de “La storia nelle pietre”, una passeggiata tra i monumenti di Thiesi che si concluderà con la visita al Museo Sassu, mentre si potranno iniziare a visitare le esposizioni artigianali e il mercatino di Natale.

Alle 11 nel Palazzo comunale prende il via il “Laboratorio di robotica” a cura della cooperativa Synergo, che alle 15.30 organizzerà “A Natale te la raccontiamo noi”, un nuovo laboratorio di fiabe per bambini dai sei ai dieci anni. Ma la festa del gusto inizia alle 12 inizia con l’apertura delle postazioni gastronomiche, che si protrarrà per tutta la giornata.

Alle 16.30 Paolo Littarru presenta il suo libro “Il contadino che indicava la luna”, preludio al convegno dedicato al cambio di paradigma nell’archeologia sarda, che coinvolgerà Mauro Peppino Zedda e Augusto Mulas. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale “Rizolos e Rios” e il gruppo Sorre Selene. Alle 18 a dare spettacolo per le strade del centro saranno gli “Over Duo” Marco Pizzardo e Andrea Scanu e, alle 19, ancora musica con i tenores “Cunsonu ‘e Santu Juanne”. Nel corso delle due giornate si potrà visitare la mostra artistica di Pina Monne in via Roma 29 e l’esposizione fotografica “Sinnos” di Toto Porcu allestita nella Sala Aligi Sassu.




La storia del paese attraverso i suoi alimenti: un successo la III edizione di “Martis in poesia”

L’evento organizzato dall’Istituto Camillo Bellieni è stato caratterizzato da un simpatico concorso nel quale i partecipanti hanno ricostruito la cucina di un territorio che non aveva molte tracce scritte

MARTIS. Tre primi classificati ex aequo al concorso gastronomico di “Martis in poesia”, organizzato e dall’Istituto Camillo Bellieni in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Sono “Coccoi cun bagna” proposto dal personale della Comunità alloggio del paese, “Pirichitos de entu” di Gianluca Spezzigu e Giovanna Maria Pala, e quindi la “Picciriella”, uno squisito sformato di zucchine preparato con cura dagli ospiti della stessa casa di riposo, in primis dalla simpaticissima zia Domenica, novantadue anni di esuberanza e allegria.

Le targhe e i riconoscimenti in denaro sono stati consegnati sabato sera sul palco del Centro polivalente dalle mani del giornalista e scrittore Giovanni Fancello, presidente della giuria, accompagnato dalla presidente del Bellieni, Maria Doloretta Lai e dagli altri membri della commissione tecnica formata da Michele Pinna, Tiziano Lasia, Daniela Masia Urgu e Lucia Sechi.

«Attraverso la preparazione dei loro piatti, i concorrenti hanno ricostruito la cucina di un territorio che non ha molte tracce scritte – ha spiegato Giovanni Fancello –. E il risultato è stato sorprendente, considerato che non si tratta di professionisti, ma sono stati raffinatissimi nell’esecuzione. Una manifestazione di questo tipo è importantissima perché iniziamo a scriverne le ricette in italiano e in sardo superando la situazione di una cucina orale che non si trasmette più».

Anche questa terza edizione ha goduto di una importante risposta e partecipazione da parte della comunità, delle zone limitrofe e dei paesi vicini. Vincente la caratterizzazione  di un format innovativo ispirato al connubio tra gastronomia, poesia e filosofia, perché se il cibo è l’alimento del corpo, poesia e filosofia sono gli alimenti dell’anima.

«Nel cibo c’è la storia di un popolo esattamente come nella lingua, è parte integrante della storia dei poveri – ha affermato Michele Pinna –. Riscoprire le tradizioni alimentari vuol dire riscoprire i territori e le attività produttive, le abitudini delle famiglie e i modi di vivere. La filosofia deve fare i conti con la realtà delle persone».

Nel corso della serata Nino Pericu, Roberto Demontis e Michele Pinna hanno eseguito letture e performance coinvolgenti di versi poetici a tema, e sono stati presentati i libri “Durches” di Giovanni Fancello (Arkadia) e “In coghina” di Lucia Sechi (Edes). È stato inoltre proiettato un video-reportage di Salvatore Taras sulle preparazioni realizzate il giorno precedente, passo dopo passo, sotto lo sguardo vigile dei giurati. Il coinvolgimento della casa di riposo è stato oltretutto di fondamentale importanza per dare la possibilità agli anziani, che rappresentano la memoria storica, di affermare ancora una volta il loro ruolo utile all’interno della società.




La Faradda dei Candelieri 2019: «Ritorniamo alla spiritualità e alla tradizione della Festa»

La Faradda dei Candelieri 2019

«Ritorniamo alla spiritualità e

alla tradizione della Festa»

Il 14 agosto gli undici ceri votivi – condotti dagli antichi gremi – scenderanno da piazza Castello alla chiesa di Santa Maria di Betlem, dove sarà sciolto il voto alla Madonna, come da tradizione lunga 5 secoli. Durante il percorso, la folla assiste e partecipa, seguendo il ritmo dei tamburi, l’incrociarsi dei li betti, i nastri colorati che adornano i Candelieri, ma soprattutto la fatica e la danza dei portatori, con il loro incedere severo, i gremianti, vestiti con i loro abiti dalle fogge antiche.

L’origine della festa dei Candelieri è di matrice pisana e mutua sin dal XIII secolo il rito della dell’offerta dei candeli alla Madonna di Mezz’agosto da parte delle Corporazioni di Mestieri della città di Sassari. La tradizione assume un significato ancor più profondo e religioso con il Voto della città in onore della Vergine Assunta che nel Cinquecento, con la sua intercessione, pose termine a una terribile pestilenza.

Dal 2013 la Discesa, con la Rete delle Grandi Macchine a spalla, ha avuto il riconoscimento dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità.

Gli eventi collegati. Anche per l’edizione 2019 il 5 agosto i Piccoli Candelieri dalle 18 sfileranno lungo il consueto percorso da porta sant’Antonio fino alla piazza della chiesa di santa Maria di Betlem. L’iniziativa è promossa dall’Intergremio in collaborazione con il Comune di Sassari ed è dedicata ai giovanissimi aspiranti portatori e tamburini. Il 10 si prosegue con la sfilata dei Candelieri Medi, da largo Cavallotti fino a piazza Santa Maria. Lunedì 12 agosto la banda musicale Luigi Canepa si esibirà alle ore 21 nella piazza del Comune con il “Concerto per i Candelieri”, mentre la sera successiva, il 13, alle ore 20, nella stessa stessa piazza ci sarà la cerimonia di premiazione del Candeliere d’Oro, d’Argento e d’Oro speciale. A differenza delle scorse edizioni, per il 2019 non sono previsti né l’arrostita né i fuochi d’artificio. Una scelta dettata dalla necessità di reperire i fondi per assicurare la mensa nelle scuole di pertinenza comunale e interventi non rinviabili per le manutenzioni e il settore dei Servizi sociali.

Il 14 agosto la festa dei Candelieri inizierà, come da tradizione, con la vestizione dei ceri votivi che avviene secondo un preciso rituale, nella sede del gremio o in casa dell’obriere di Candeliere, il gremiante che ha l’onore e l’onere della responsabilità del cero votivo. Dalle ore 9 sarà possibile visitare le sedi, facilmente riconoscibili dagli stendardi che raffigurano il candeliere di riferimento e che si trovano all’ingresso.

Alle ore 10 il sindaco accoglierà a Palazzo Ducale il gremio dei Massai per ricevere la bandiera dell’antico gremio in cambio del Gonfalone della città. Accompagnato dalla banda, il corteo si dirigerà a Palazzo di Città dove al piano superiore, nella sala di rappresentanza, quella che anticamente ospitava il primo cittadino, si terrà la vestizione della bandiera da parte del gremio. Subito dopo i Massai la esporranno dal balcone del Palazzo. Qui avverrà anche il saluto agli ex sindaci. La scelta di spostare il tradizionale incontro è stata fatta per dare un maggior valore e dignità all’evento.

Alle ore 18, da piazza Castello, partirà la lunga processione della Discesa dei Candelieri, che, a notte fonda, terminerà nella chiesa di santa Maria di Betlem, dove sarà sciolto il voto alla Madonna.

Gli sponsor. Grazie alla Coldiretti sarà assicurato il tradizionale brindisi a zent’anni, così come un ridotto buffet per le autorità a Palazzo di Città. La San Martino metterà a disposizione l’acqua per i portatori.

Gli altri eventi. Ad agosto altre iniziative, organizzate da realtà del territorio con il patrocinio del Comune, accompagneranno cittadini e turisti fino alla Faradda. L’1, 8, 14, 22 e 29 agosto alle ore 18 nella piazzetta di via Arcivescovado si terrà “Utnea- Respiro alla cultura. Rassegna e incontri con gli artisti: Sara Porci, SantaFè, Angela Colombino, Ilaria Porceddu, Giuseppe Bulla” dell’associazione Embargo. Venerdì 2 agosto alle ore 19, in piazza Santa Maria ci sarà la Festa della Madonna degli Angeli Santa protettrice del Gremio dei Muratori, dell’associazione Eventi 6, e alle 21.30 nel cortile di Palazzo Ducale Cortile “L’Armeria dei Briganti Ensemble” dell’associazione MAB Teatro. Il 3 agosto nel parco di via Montello e l’11 agosto in piazza Sant’Antonio, organizzati dalle associazioni Eba Giara e Folk Sardegna, due appuntamenti con “Candelieri 2019, Sunendi e Cantendi pa’ Sassari Tutti umpari pa la ziddai”. Mercoledì 7 agosto alle 20.30, nella terrazza sotto le stelle di corso Trinità “Luna piena al parco”, apericena dedicato alla poesia e alla musica del Boccaccio serata letteraria, dell’associazione Ma… Donne. Giovedì 8 agosto alle 20.30 l’associazione MAB teatro al cinema Quattro Colonne porterà in scena Peggio di un Bastardo di Charles Mingus, con la voce di Daniele Monachella e la tromba di Giovanni Passino. Sabato 10 agosto alle 11.30, alla pinacoteca nazionale di Sassari in piazza Santa Caterina 4 “Il Filo Rosso” Billie Holiday. La signora canta il blues, con Denise Fatma Gueye, per la rassegna musicale della Polifonica Santa Cecilia. Il 13 agosto, alle 20.30, nella piazzetta Sant’Apollinare si terrà “Adotta una piazza”, XIII edizione, organizzata dal Gremio dei Contadini.

Le dichiarazioni. «Sarebbe immorale prevedere l’arrostita quando i nostri bambini non hanno la mensa a ottobre. Abbiamo scelto di reperire i fondi per le mense e per fare fronte alle urgenze delle manutenzioni e dei servizi sociali» ha spiegato il sindaco Gian Vittorio Campus in conferenza stampa, durante la quale ha anche aggiunto: «La festa grande di Sassari deve tornare a essere una festa. È patrimonio immateriale dell’Umanità perché è una delle più antiche processioni. Non è più accettabile che sia più simile a una corrida o a una faida politica. Ritorniamo alla spiritualità e alla sua valenza storica, reali valori della tradizione».