La principessa Zahra Aga Khan firma una nuova pagina di storia all’ippodromo di Longchamp: il suo purosangue Daryz conquista la corsa più prestigiosa al mondo, riportando alla gloria la dinastia Aga Khan. Un successo che intreccia memoria, tradizione e un pizzico di destino.

Un’eredità costruita sul galoppo
Per la famiglia Aga Khan, vincere l’Arc de Triomphe non è solo una questione di prestigio: è una tradizione radicata nel sangue. Dall’Aga Khan III, che lasciò l’India per dedicarsi ai cavalli, al leggendario Aly Khan – principe playboy e marito di Rita Hayworth – fino a Karim, il creatore della Costa Smeralda, tutti avevano lasciato il segno a Longchamp. Oggi, l’eredità passa nelle mani della figlia Zahra, che ha trasformato il dolore per la recente scomparsa del padre in un trionfo memorabile.
Il destino del “cavallo del defunto”
C’è un vecchio detto nel mondo delle corse: “il cavallo del defunto vince sempre”. Lo confermano le leggende ippiche e, ora, anche Daryz. Il purosangue non aveva mai corso quando l’Aga Khan IV era ancora in vita, ma sotto la guida esperta di Zahra si è rivelato un campione. La principessa, da sempre appassionata e competente, ha portato avanti la tradizione di famiglia con rigore e intuizione, mostrando di avere un talento naturale per l’ippica.
Una vittoria che nessuno si aspettava
Alla vigilia della gara, pochi avrebbero scommesso su Daryz: le quote lo davano lontano dai favoriti, dietro alla brillante Minnie Hauk e ai tre concorrenti giapponesi sostenuti da un intero Paese. Eppure, come già accaduto 35 volte in passato, i cavalli del Giappone non sono riusciti a imporsi. Anche l’italiano Giavellotto, nonostante una buona prestazione, si è fermato al quarto posto, penalizzato da un terreno diventato pesante dopo la pioggia.
Barzalona e Graffard, la coppia vincente
In sella al baio di casa Aga Khan c’era Mickael Barzalona, fantino francese di Avignone, che ha saputo dosare perfettamente le energie del cavallo fino al momento decisivo. Quando ha spinto Daryz in dirittura d’arrivo, il purosangue ha risposto con un’accelerazione irresistibile, superando Minnie Hauk per una testa.
Merito anche dell’allenatore François-Henry Graffard, simbolo della nuova generazione di trainer francesi, che allena i suoi cavalli a Chantilly, sotto le torri del celebre castello del Grand Condé.
Il trionfo e le altre sorprese di Longchamp
Dietro Daryz, Minnie Hauk ha pagato forse una mossa troppo anticipata di Christophe Soumillon, comunque protagonista della giornata grazie a due successi di prestigio con Diamond Necklace e Puertorico.
Mentre i giapponesi rimandano ancora l’appuntamento con la gloria, a scrivere una piccola pagina di storia ci ha pensato l’australiana Asfoora, sette anni, che ha conquistato l’“Abbaye de Longchamp”: mai prima d’ora un cavallo australiano aveva vinto a Parigi.
Un nome che continua a brillare
Con la vittoria di Daryz, Zahra Aga Khan non solo rinnova il mito di una famiglia leggendaria, ma dimostra di saper guardare avanti, fondendo tradizione e competenza. L’Arc de Triomphe, per gli Aga Khan, non è solo una corsa: è il simbolo di una passione che attraversa generazioni, e che oggi ha trovato in Zahra la sua nuova, luminosa interprete.
foto credt:t grande ippica italiana



