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Omaggio alla marginalità, il pittore Gabriele Sanna presenta il suo progetto artistico: una serie di installazioni e live performance nei luoghi che ogni giorno affrontano l’emarginazione e la paura.

Il lockdown della scorsa primavera è stato per lui un’occasione di crescita artistica e personale, un’opportunità per guardarsi dentro e trasformare la sua arte – per anni inespressa – in una vera e propria terapia per affrontare il lungo periodo di confinamento imposto dall’emergenza sanitaria.

Nasce un anno fa il percorso artistico di Gabriele Sanna, storico operatore culturale della città, impegnato da anni nel mondo dell’associazionismo come organizzatore di eventi – sua la direzione artistica dell’ultimo concerto a Sassari del celebre gruppo napoletano 99 Posse, in occasione della Festa della Liberazione del 2014, ma anche come gestore di storici locali cittadini, come il circolo Arci “Aggabachela” di via Diaz e l’associazione culturale “L’ Ultimo Spettacolo” di corso Trinità.

Dopo un anno esatto di intensa produzione pittorica, di un segno che ha iniziato a occupare tutta la superficie della tela, come uno schizzo anestetizzante e ossessivo che si ripete e che nei mesi di chiusura forzata ha preso man mano forma dando vita a figure ancestrali e archetipiche, ora il disegno e la pittura sono diventati l’ossigeno quotidiano di Gabriele.

E coerente con il suo percorso di vita ha scelto di mettere al servizio degli altri la sua arte, dando vita qualche settimana fa al progetto artistico “Omaggio alla marginalità”, la prima tappa di una serie di installazioni e live performance nei luoghi che ogni giorno trattano, curano e affrontano l’emarginazione e la paura. 

Grazie al supporto offerto dal direttore del Centro di Salute Mentale di Sassari, Pietro Pintore e la supervisione dei medici psichiatri Antonangelo Corraduzza e Gianfranca Nieddu, Sanna ha avuto libero accesso alla sede del CSM di via Amendola: per dieci ore – ogni giorno per sette giorni – ha dipinto la parete di ingresso della struttura, interagendo con i pazienti, alcuni dei loro familiari, i medici e gli infermieri.

«La collaborazione è nata per caso – racconta l’artista – i primi giorni le pazienti e i pazienti mi vedevano tracciare questi segni sulla parete, il segno grafico che ormai caratterizza tutte le mie opere. Mi osservavano incuriositi e forse anche un po’ intimoriti, ma non ci ho pensato su molto a lungo, li ho messo in mano dei pennelli e da quel momento è partita la magia. Insieme abbiamo dato vita all’opera che per me e per loro rappresenta il Centro di Salute Mentale. L’Arteterapia può essere utile nei disturbi psichiatrici – prosegue Sanna – aiuta a promuovere l’autostima, ad incrementare la socializzazione e soprattutto ad entrare in contatto con il proprio mondo emotivo che è un po’ quello che è accaduto a me durante il periodo di confinamento. Da allora, il disegno e la pittura non mi hanno più lasciato, neppure per un minuto, nella mente e nelle abitudini. Una vera e propria meditazione. Il cervello si svuota e compare su tele fogli e tavole, un groviglio instancabile di pace».

Un’esperienza artistica e umana che ha dato il via al progetto al quale Gabriele tiene molto: sarà la Casa della Fraterna Solidarietà ad ospitare la prossima installazione dell’artista, grazie ad una nuova collaborazione nata con Aldo Meloni, presidente della storica struttura cittadina che ogni giorno distribuisce oltre 200 pasti a chi si trova in difficoltà. Un nuovo omaggio alla marginalità che aiuterà a proteggere la privacy di uomini, donne, bambini e oggi anche intere famiglie, tutti i giorni in fila in attesa di ricevere una “carezza” alimentare, sotto una pensilina alla quale Gabriele regalerà in arte una nuova vita.

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