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L’Assessore regionale alla Sanità della Sardegna, Carlo Doria, ha presentato al Ministero della Salute due proposte per contrastare la carenza di medici nelle aree svantaggiate al di fuori dei grandi centri urbani. La prima proposta mira ad autorizzare un aumento di circa un terzo dei posti disponibili per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia delle università di Cagliari e Sassari, per almeno tre anni. La seconda proposta suggerisce una negoziazione a livello nazionale per modificare gli attuali parametri utilizzati per individuare gli studi di medicina generale con carenza di medici, da un medico ogni 1.000 abitanti a uno ogni 1.200 nelle aree urbane con popolazione superiore a 20.000, mantenendo l’attuale rapporto per le aree con meno residenti. Doria sostiene che la situazione attuale, caratterizzata da un forte squilibrio tra pensionamenti e nuove assunzioni, ha determinato una carenza di medici di base, soprattutto nelle aree periferiche, lasciando intere popolazioni senza accesso alle cure sanitarie. Se in passato era adeguato l’attuale parametro di un medico ogni 1.000 abitanti, oggi privilegia i grandi centri urbani rispetto alle zone periferiche, che richiedono maggiore attenzione.

La bozza del protocollo d’intesa tra il Presidente della Regione ed il Rettore dall’Università di Sassari, pubblicata dall’assessore regionale della Sanità Carlo Doria a mezzo stampa, è un atto vuoto. È la legge regionale 24/2020 all’articolo 18 comma 3 a dirci che tale protocollo e le relative convenzioni devono essere redatte “anche ai fini del mantenimento dei requisiti e degli standard necessari al mantenimento del DEA di primo livello in capo al Presidio Ospedaliero Civile di Alghero”. Ma quella bozza, sul punto, elude e rimanda ad un accordo fra le aziende, dopo l’approvazione degli atti aziendali. Atti che sono purtroppo già approvati e che prevedono, per esempio, una sola unità di ortopedia in capo all’AOU. Ciò significa che occorre garantire – per mantenere i requisiti del DEA di primo livello – che la struttura universitaria operi formalmente in ortopedia anche per la Asl, altrimenti la mancanza di questa unità specialistica renderebbe il civile solo un ospedale di base. E la norma non verrebbe attuata. Inoltre, il protocollo, per essere efficace, deve dirci dove prende la copertura finanziaria. Cioè con quali risorse ne assicuri l’attuazione, il mantenimento delle unità organizzative e il fabbisogno del personale, pensiamo per esempio all’anestesia che dovrà essere presente come unità organizzativa sia al Marino e al Civile,  o agli altri reparti. Finora, infatti, ad Alghero, è stata la asl a venire incontro con personale e strutture all’AOU. Le soluzioni ora sono due: o si corregge questa bozza riempiendola di contenuti o si cambia la legge, affidando non al Presidente della Regione ed al Rettore, ma ai direttori generali delle aziende l’onere di rispettare la norma, impegnando la relativa spesa. Ma va fatto in fretta, perché il tempo passa. E noi continueremo a vigilare, perché questo è il compito che ci hanno affidato gli elettori.

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