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di Fausto Farinelli

Alghero, 27 febbraio 2024 – La dichiarazione di Alessandra Todde, che ha equiparato la risposta pacifica dei sardi “con la matita” all’uso dei “manganelli”, solleva una questione significativa quando esaminata alla luce delle azioni dei governi italiani precedenti. Questa affermazione, sebbene ricca di intenti simbolici, si discosta marcatamente dalla realtà storica e attuale della Sardegna, un’isola che non ha vissuto le dirette tensioni politiche e sociali che hanno caratterizzato altre parti dell’Italia negli ultimi anni.

Guardando indietro ai governi di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi, si osserva un filo conduttore di tensioni occasionali tra le forze dell’ordine e i cittadini, specie durante manifestazioni pubbliche di dissenso. Tuttavia, questi episodi, pur segnando momenti di notevole frizione sociale in diverse aree del paese, non hanno trovato un terreno fertile in Sardegna come altrove.

Il governo Renzi, ad esempio, ha affrontato numerose proteste legate alle riforme istituzionali e al lavoro, alcune delle quali hanno visto momenti di tensione con le forze dell’ordine. Analogamente, sotto Gentiloni, mentre l’Italia navigava in acque politiche turbolente, la Sardegna manteneva un profilo relativamente basso in termini di conflittualità sociale di questa natura. Durante i mandati di Conte e, successivamente, di Draghi, l’Italia ha attraversato la pandemia di COVID-19, un periodo che ha visto un’escalation globale delle tensioni sociali, ma ancora una volta, la Sardegna ha evidenziato una capacità di gestire le sfide senza ricorrere a confronti diretti tra cittadini e forze dell’ordine.

La citazione della Todde, quindi, non solo sembra fuori contesto rispetto alla realtà sarda ma anche disallineata dall’esperienza complessiva del paese sotto i governi precedenti. Questa osservazione non intende negare o minimizzare le complessità della gestione dell’ordine pubblico né le legittime preoccupazioni riguardo all’uso della forza. Piuttosto, sottolinea l’importanza di una narrazione politica che sia accurata e riflettente delle realtà specifiche di una comunità.

In questo senso, il compito che attende la Todde non è solo quello di affrontare le sfide politiche, economiche e sociali della Sardegna ma anche di coltivare un dialogo basato sulla verità e sulla comprensione reciproca. Le parole hanno potere, e la responsabilità di chi è alla guida è quella di usarle per unire, non per distorcere o semplificare eccessivamente la complessa tessitura delle esperienze dei suoi cittadini.

Mentre la Sardegna si avvia verso un futuro sotto la guida della sua nuova presidente, resta essenziale che ogni passo avanti sia accompagnato da un’attenta considerazione del potere delle parole e della storia, assicurando che la retorica politica si allinei con la realtà vissuta e aspirata dalla popolazione sarda.

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