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L’ex commercialista dell’hotel e prominente figura politica di Forza Italia ad Alghero, Andrea Delogu, patteggia nel processo per bancarotta. Quale futuro lo attende? Il parere di Elias Vacca, Marco Tedde, Toti Columbano, Roberto Ferrara

l’editoriale di Fausto Farinelli – 14 Nov. 2023

Alghero – Il dibattito si infiamma nella comunità di Alghero in seguito alle recenti sentenze d’appello che coinvolgono Andrea Delogu, noto esponente politico di Forza Italia e presidente della Fondazione Alghero, in relazione al crac finanziario dell’hotel Capo Caccia. La sua posizione politica e sociale, un tempo inattaccabile, ora è oggetto di scrutini dopo il patteggiamento che ha ammesso una parte di responsabilità nel tracollo finanziario dell’hotel.

La vicenda giudiziaria dell’hotel Capo Caccia si tinge di sfumature politiche. Andrea Delogu, al centro delle indagini per il suo ruolo di commercialista durante i periodi critici che hanno portato al fallimento dell’hotel, e al tempo stesso figura di spicco nella politica locale, si trova ad affrontare non solo le ramificazioni legali, ma anche quelle etiche e politiche.

Con una condanna di due anni con pena sospesa ottenuta tramite patteggiamento, la sua immagine pubblica potrebbe essere messa a dura prova. La Procura ha evidenziato manovre finanziarie dubbie che hanno eroso il patrimonio dell’hotel, valutato in circa 15 milioni di euro, sottolineando il ruolo di Delogu in queste operazioni.

Cosa è il Patteggiamento?

Il patteggiamento è una procedura presente nel sistema giudiziario italiano che permette ad un imputato di concordare con il giudice una pena ridotta per il reato di cui è accusato, evitando così un processo pieno.

In parole semplici, funziona più o meno così: se una persona è accusata di un reato, invece di andare a processo, può scegliere di patteggiare. Questo significa che l’imputato accetta una pena concordata (che di solito è inferiore a quella massima prevista per quel reato) e in cambio, il processo viene semplificato o addirittura evitato.

Riguardo all’ammissione di colpa, il patteggiamento non è un’ammissione di colpa nel senso classico. In molti sistemi giuridici, ammettere la colpa significa dichiararsi colpevole del reato. Nel patteggiamento, invece, l’imputato non dichiara esplicitamente di essere colpevole, ma accetta di essere punito per il reato. È più una questione pratica: l’imputato accetta una pena per chiudere il caso e per evitare i rischi e i costi di un processo lungo e incerto.

La decisione di un imputato di accettare il patteggiamento non implica necessariamente che egli ammetta interiormente di aver commesso il reato. Ci sono diverse ragioni per cui un imputato potrebbe scegliere di patteggiare, e non tutte sono legate all’ammissione di colpa.

  1. Evitare il rischio di una pena maggiore: Un imputato potrebbe scegliere di patteggiare perché teme che, se il caso andasse a processo, potrebbe ricevere una pena più severa. Questo può accadere anche se l’imputato si sente innocente o non è completamente convinto della propria colpa.
  2. Ridurre l’incertezza: Un processo può essere lungo e il suo esito è incerto. Patteggiando, un imputato può risolvere il caso più rapidamente e con una pena conosciuta, evitando l’ansia e l’incertezza di un processo.
  3. Risparmiare sui costi: I processi possono essere costosi, non solo in termini di denaro ma anche di tempo e stress emotivo. Patteggiare può essere visto come un modo per ridurre questi costi.
  4. Considerazioni strategiche: In alcuni casi, l’imputato e i suoi avvocati possono ritenere che patteggiare sia la migliore strategia legale, data la situazione specifica, le prove disponibili, e altri fattori.

Nel panorama politico italiano, diversi politici hanno recentemente affrontato processi giudiziari, optando per la strada del patteggiamento. Questa pratica, seppur legittima nell’ambito legale, solleva questioni riguardo la compatibilità tra l’esercizio di un ruolo pubblico e l’essere soggetti a procedimenti penali.

Uno dei casi più recenti è quello dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, e del deputato dello stesso partito, Giangiacomo Calovini. Indagati per corruzione, hanno concordato con la Procura di Milano un patteggiamento a un anno e 4 mesi, con pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici. Secondo l’accusa, l’accordo illecito avrebbe favorito l’assunzione del figlio di un ex consigliere comunale come assistente di Fidanza in cambio di vantaggi politici per Calovini.

Un altro caso riguarda Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che ha patteggiato a quattro mesi di reclusione per traffico d’influenze illecite, coinvolgendo due imprenditori. Questo patteggiamento segue quello a un anno, pena sospesa, per il suo coinvolgimento con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. In quest’ultimo caso, Palamara è accusato di aver messo a disposizione le sue funzioni in cambio di utilità personali.

Anche personaggi come Umberto Bossi e Giulio Centemero della Lega sono stati coinvolti in processi giudiziari. Bossi, condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e Centemero, condannato in primo grado per finanziamento illecito, rappresentano ulteriori esempi di questa problematica intersezione tra politica e giustizia.

In qualità di presidente della Fondazione Alghero, un ente che si pone come punto di riferimento culturale e sociale per la città, Delogu si trova ora ad affrontare la questione dell’opportunità politica. Il suo impegno in Forza Italia e la posizione di prestigio all’interno della Fondazione sollevano interrogativi ineludibili: è opportuno che mantenga la sua carica in un’istituzione di tale importanza per la comunità, mentre la sua figura è stata macchiata da un’accusa così grave?

Marco Tedde esponente di FI ad Alghero, già Sindaco della città interpellato dalla nostra redazione risponde così:

Patteggiare ritengo sia stata una scelta prudente. Il patteggiamento non corrisponde a una condanna. È la conclusione di una trattativa col PM al fine di eliminare i rischi sempre presenti in un processo. Anche, e soprattutto, per gli innocenti. I benefici più rilevanti sono lo sconto della pena fino ad un terzo e l’inidoneità della sentenza a produrre effetti vincolanti nei giudizi civili ed amministrativi. È stata revocata anche l’interdizione dai pubblici uffici che era stata disposta nei suoi confronti. Con il patteggiamento inoltre viene esclusa dal processo la parte civile.

in riferimento all’opportunità politica di presentare le dimissioni da Presidente della Fondazione Alghero, Tedde risponde così:

Non mi pare proprio. Se tutti i soggetti inquisiti o che hanno definito processi con patteggiamento dovessero dimettersi, si svuoterebbero i ranghi politici-amministrativi e le aule consiliari regionali e comunali e il Parlamento. Il patteggiamento, ripeto, non è ammissione di colpevolezza o una condanna. Peraltro, le sue dimissioni creerebbero danni alla Fondazione e alla Città difficilmente quantificabili. Abbiamo la massima stima e gratitudine per il presidente Delogu, che nella sua attività professionale e politica ha sempre agito in modo irreprensibile.

Toti Columbano di Sardegna al centro 20-20 ed ex esponente di spicco di Forza Italia commenta così:

Non mi permetto di fare valutazioni sulle decisioni del dr Delogu e della sua difesa circa l’accordo ( il patteggiamento è un’altra cosa) raggiunto con il procuratore generale in base al quale è stata sensibilmente ridimensionata la condanna in primo grado tanto da dichiarare la pena sospesa. circa la opportunità politica fi fare un passo indietro non ne vedo ragioni. Non vi è incomatibilita alcuna e l’opportunità politica solitamente invocata in questi casi si traduce solitamente in un mero pretesto privo di fondamento e come tale, appunto, strumentale ad una opportunità che nasconde l’ipocrisia.

Roberto Ferrare del Movimento 5 stelle dichiara:

Per quanto riguarda l’opportunità politica, non mi aspetto tanto un passo indietro del diretto interessato, quanto una valutazione politica da parte di chi governa e decide le sorti della nostra città, ovvero di chi è responsabile dell’affidamento dell’incarico, perché in questo caso la sensibilità e la responsabilità verso i nostri concittadini è del Sindaco.

L’Avv. Elias Vacca difensore del Commercialista Andrea Delogu è di questo avviso:

Sul piano tecnico-giuridico non esistono preclusioni ad assumere cariche in enti pubblici o privati. Il giudizio sull’opportunità non spetta a me, ne’ al dottor Delogu. Semmai chi allega la inopportunità, stante la riferibilita’ della vicenda processuale ad attività professionale (e non collegabile ad alcun incarico pubblico) di oltre dieci anni fa, dovrebbe estrinsecarne le ragioni. Nei reati fallimentari molto frequentemente ci si trova imputati, come in questo caso, per situazioni pregresse o azioni successive determinate da altri, la responsabilità è quasi oggettiva. È il rischio che talvolta, come questa volta, corre l’amministratore che cerca di salvare la baracca.
Concordare la sanzione non costituisce ammissione di responsabilità, è piuttosto una resa processuale.

Un dettaglio non meno inquietante emerge: l’assenza totale di copertura –al momento della stesura dell’articolo – da parte dei media locali online. Una tale omissione non solo pone dubbi sull’integrità del giornalismo locale, ma solleva anche interrogativi sull’equilibrio di potere tra le istituzioni mediatiche e politiche.

Di fronte a questo vuoto informativo, anche il silenzio delle opposizioni non fa che amplificare l’eco di domande che meritano di essere poste:

  • Qual è il ruolo del giornalismo locale nel garantire trasparenza e rendicontazione pubblica delle vicende che coinvolgono figure di spicco nella comunità?
  • È possibile che l’informazione sia filtrata o addirittura omessa in base a interessi politici o relazioni personali all’interno della città?
  • Come possono i cittadini di Alghero esigere e ottenere un’informazione completa e non parziale su questioni di pubblico interesse?
  • In che modo l’assenza di un dibattito aperto e di comunicati ufficiali dalle opposizioni influisce sulla percezione della democrazia e della responsabilità politica nella città?

Domande aperte ai lettori:

  • Dovrebbe Andrea Delogu ritirarsi dalla guida della Fondazione Alghero per preservare la fiducia della comunità e l’integrità dell’ente che rappresenta?
  • Può un politico coinvolto in vicende giudiziarie così delicate continuare a svolgere un ruolo pubblico senza influenzare negativamente la percezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni che guida?
  • Delogu rappresenta un punto fermo della Fondazione Alghero, le sue eventuali dimissioni causerebbero dei danni alla stessa?
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